Nel mondo c’è una grande e condivisibile preoccupazione per il numero crescente di specie batteriche resistenti agli antibiotici. Se non si prendono seri e rapidi provvedimenti si stima che nel 2050 ci saranno 10.000.000 di persone nel mondo che moriranno per infezioni causate da batteri resistenti ad ogni antimicrobico disponibile. Per fare un confronto, le morti per cancro stimate per quel periodo sono invece 8.200.000.

Le cause che hanno portato a questa situazione sono molteplici, ed all’allevamento degli animali per la produzione di carne, uova e latte per l’alimentazione umana viene attribuita una grande responsabilità. E’ già da molto tempo che in Europa è vietato l’uso degli antimicrobici come auxinici, ossia come fattori di crescita.

L’EMA (European Medicines Agency), nel 2010, lanciò il progetto ESVAC (European Surveillance of Veterinary Antimicrobial Consumption) a cui aderirono all’inizio 19 e poi 30 paesi Europei (2015), con l’obiettivo di quantificare il consumo degli antibiotici negli animali.

Dalle tabelle del report ESVAC 2015 si può constatare che l’Italia è il terzo paese in Europa per consumo di antibiotici, preceduta solo da Spagna e Cipro. I dati sono espressi nella prima tabella come mg/PCU (Population Correction Unit) di principio attivo e nella successiva anche come quantità assoluta venduta.

Dalle seconda tabella del rapporto ESVC 2015 si evidenzia che in Italia si consumano 1300 tonnellate di antimicrobici all’anno nelle specie produttrici di alimento (DPA).

Ruminantia® si interessa solo di ruminanti da latte e da carne, e da tempo si sta occupando di veicolare le giuste informazioni su come razionalizzare l’uso degli antimicrobici al momento solo nella vacca da latte ma a breve anche negli altri ruminanti.

Ruminantia® ha proposto il modello della Stalla Etica®, dove produrre il Latte Etico®, che ha tra i suoi obiettivi anche quello di razionalizzare l’uso dei farmaci, ed in particolare degli antibiotici, ricorrendo maggiormente alla profilassi ambientale e vaccinale, e ad una migliore gestione delle malattie metaboliche anche attraverso la valorizzazione della nutraceutica e dei farmaci “metabolici”.

Per avere risultati rapidi, concreti, misurabili e poi certificabili è necessario partire da informazioni certe o comunque plausibili.

Quando il rapporto ESVAC parla di “food animal” intende principalmente polli, galline, tacchini, conigli, suini, bovini, ovini, caprini e bufalini.

Nell’allevamento della vacca da latte, i momenti e le patologie dove si ricorre all’uso degli antibiotici sono principalmente la vitellaia, la gestione della mastite clinica e sub-clinica, le infezioni dell’utero, le malattie respiratorie e quelle podali. Si stanno facendo molti sforzi per ridurre all’indispensabile l’uso degli antibiotici alla messa in asciutta, per evitare la metafilassi antibiotica nella vitellaia e per una sempre maggiore riduzione dei fattori di rischio delle infezioni uterine e podali.

Per capire nel dettaglio l’uso degli antimicrobici nella bovina da latte ci siamo rivolti ad AISA, che rappresenta le aziende farmaceutiche che si occupano di salute animale, nella persona del suo direttore Dott. Roberto Cavazzoni che ci ha illustrato i report ESVAC, e alla Fatro, nota industria farmaceutica italiana e storica sostenitrice di Ruminantia.

Grazie a questa collaborazione è stato possibile elaborare le seguenti stime:

  • Gli antibiotici intrauterini rappresentano una quota trascurabile degli antimicrobici rispetto alle altre classi (0,29 kg/anno di principio attivo per anno).
  • I dati relativi agli antimastitici comprendono sia i prodotti registrati per la lattazione che quelli per l’asciutta; il quantitativo riportato (1,55 ton/anno) risulta essere marginale rispetto al consumo generale di antibiotici orali e iniettabili.
  • Il dato di consumo dei prodotti iniettabili (8,34 ton/anno) è stato stimato considerando che rappresenta il 20% del totale dei prodotti con indicazione “vacca da latte” oltre che per altre specie (41,71 ton/anno). Tale valore è stata appositamente sovra stimato a scopo cautelativo, al fine di evitare sottostime.
  • Negli orali (8,11 ton/anno) è stato stimato (in modo cautelativo) che il 5% del totale di essi (premiscele, polveri e soluzioni orali) è destinato ai vitelli.
  • Tenendo conto dei dati ESVAC, dove è riportato un consumo di antibiotico nelle specie produttrici di alimento (DPA) di circa 1300 ton/anno in Italia, il consumo di antibiotico nella vacca da latte (18 ton/anno) è pari all’1.38% del totale (sommando le categorie di cui sopra) e risulta quindi essere marginale rispetto a quello di altre specie dove sono previsti abitualmente interventi metafilattici e di massa.
  • Il venduto totale di antibiotico nella vacca da latte (18 ton/anno circa) risulta superiore di appena il 12,5% rispetto a quello delle specie non DPA che è pari a circa 16 ton/anno, risultanti dalla somma delle 9,7 ton/anno riportate da ESVAC e delle 6,4 ton/anno stimate di antibiotico di derivazione umana.
  • I dati ottenuti sul consumo delle diverse formulazioni di antibiotico rispetto al totale, pur non potendo essere paragonabili in termini assoluti alle fonti ESVAC (espresse in diversa unità di misura, cioè mg/PCU), possono fornire spunti interessanti in termini percentuali, confermando come il consumo antibiotico sia essenzialmente legato alla via orale, che è quella meno utilizzata nella vacca da latte, e come non sia lontanamente paragonabile ai quantitativi utilizzati in polli e suini.
  • Se si considera che in Italia vengono allevate mediamente, o meglio sono presenti, circa 1.800.000 bovine da latte, il consumo di antibiotici riferito ad una vacca adulta è di  gr 10 all’anno.

Una maggiore attenzione nella gestione della vitellaia può portare alla quasi totale eliminazione della metafilassi antibiotica. L’adozione della terapia selettiva in asciutta (SDCT) può ragionevolmente porsi l’obiettivo di medio periodo di trattare solo il 50% delle bovine.

Questi dati ridimensionano fortemente le responsabilità che ha l’allevamento della vacca da latte nel grave problema dell’antibiotico resistenza e forniscono informazioni utilizzabili da tutti gli operatori della filiera del latte bovino per contrastare con argomenti robusti gli “attacchi mediatici” spesso ingiustificati che è armai abitudine fare alla produzione del latte bovino.

 

Clicca qui per leggere il report completo dell’EMA:

www.ema.europa.eu/docs/en_GB/document_library/Report/2017/10/WC500236750.pdf