Le popolazioni mongole da sempre sono intolleranti al lattosio. Come è dunque possibile che da sempre consumino latte?

Già circa 3300 anni fa, l’allevamento di bovini, yak, ovini e caprini si stabiliva come attività per la produzione di latte nella Mongolia settentrionale, nonostante le origini di questa attività non siano ben chiare. Questa attività ha reso le popolazioni di pastori nella steppa mongola forti a sufficienza per la conquista della maggior parte dell’Asia e dell’Europa.

La maggior parte delle persone nel mondo perde la capacità di digerire il lattosio dopo l’infanzia. Ma nelle popolazioni pastorali, la cultura e il patrimonio genetico sono cambiati di pari passo. Le mutazioni che permettevano alle persone di digerire il latte da adulti – una capacità nota come persistenza della lattasi – avrebbero dato un vantaggio ai loro portatori, consentendo loro di accedere a una fonte ricca di grassi e proteine ​​per tutto l’anno. La pastorizia si è diffusa con l’adattamento, spiegando perché è così comune nelle popolazioni di pastori in Europa, nell’Africa orientale e settentrionale e nel Medio Oriente.

Uno studio paleogenomico, condotto da un team del Max Planck Institute di Jena, dimostra che le migrazioni dei pastori della steppa occidentale a partire dall’Eneolitico (circa 3300-2700 a.C.) hanno profondamente trasformato i geni e le culture dell’Europa e dell’Asia centrale. Rispetto all’Europa, tuttavia, l’estensione orientale di questa espansione non è ben definita. Lo studio riporta i dati di analisi proteomica di 22 reperti di sepolture del tardo bronzo datate direttamente ed associate alla cultura pastorale nella Mongolia settentrionale (1380-975 a.C. circa). L’analisi sull’intero genoma rivela che le popolazioni discendono in gran parte da una popolazione rappresentata dai cacciatori-raccoglitori della prima età del bronzo nella regione del Baikal, con un contributo limitato (circa il 7%) degli antenati pastori provenienti dalla steppa occidentale. Un aspetto rilevante per il mondo lattiero-caseario, ma anche legato alle intolleranze al lattosio, è l’analisi condotta sul tartaro dentale che dà prove dirette sul consumo di proteine di latte di bovino, ovino e caprino in ben sette dei nove campioni analizzati. A questo si aggiunge la determinazione dell’assenza in tutti gli individui di prove molecolari che dimostrino la persistenza della lattasi. A differenza della diffusione dell’agricoltura neolitica in Europa e dell’espansione della pastorizia dell’età del bronzo nelle steppe occidentali, questi risultati indicano che la pastorizia per la produzione di latte da ruminanti è stata adottata nella steppa orientale dai cacciatori-raccoglitori locali attraverso un processo di trasmissione culturale e uno scambio genetico minimo con le popolazioni esterne.

Oggi, la Mongolia vive grazie ad un’economia di sussistenza basata sulla produzione di latte, carne ed alimenti derivati. Il ruolo dei prodotti lattiero-caseari ha un peso considerevole nell’ambito della dieta dei pastori transumanti della provincia nordica di Khövsgöl. L’indagine nutrizionale dettagliata delle diete estive e invernali condotta dal team rivela che i derivati del latte apportano una circa il 35% dell’energia totale, il 36-40% di carboidrati totali, il 24-31% di proteine ​​totali e il 39-40% di grassi totali nelle diete estive rurali, con un consumo di latte e di derivati rispettivamente di 216-283 e 172-198 g/die. Inoltre, i risultati sulla genomica della popolazione indicano che vi è stato sì uno scambio culturale per quanto riguarda la pastorizia, ma non vi è stato alcun apporto genetico per scambio di popolazione e il mantenimento della cultura agro-pastorale, con la produzione di latte e derivati, è stato quindi mantenuto senza che sia avvenuta introduzione o selezione di tratti per la persistenza della lattasi.  Infatti, la persistenza alla lattasi nella popolazione contemporanea di Khövsgöl rimane piuttosto rara (<5%), nonostante il largo consumo di prodotti lattiero-caseari freschi o fermentati. La chiave della possibilità di digerire prodotti del latte sta proprio nella parola “fermentazione”: le popolazioni della Mongolia di oggi sfruttano le abilità metaboliche di fermentazione del lattosio insite nei microrganismi. È come se ci fosse, da parte di queste popolazioni, un controllo intenso sui microrganismi, sia a livello produttivo che a livello fisiologico. E questo permette loro di avere e mantenere una cultura lattiero-casearia consolidata.

Lo studio è stato pubblicato il 5 novembre scorso sulla rivista PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America) ed è disponibile integralmente al seguente link:

Bronze Age population dynamics and the rise of dairy pastoralism on the eastern Eurasian steppe

Consigliamo anche la lettura dell’articolo pubblicato su Science, con qualche osservazione da parte dei ricercatori del team.