Introduzione

Oggi le moderne trince-caricatrici hanno potenze oltre gli 800 CV con testate a 10 file, e possono riempire un rimorchio a 3 assi da 15 ton in 3 minuti. Questa tecnologia e potenza, se non utilizzata in modo corretto, non garantisce da sola una sufficiente qualità del raccolto. Ad esempio, in molte aziende che ho visitato, il grado di rottura della granella risulta spesso molto inferiore a quanto un nutrizionista vorrebbe avere, sapendo di dover utilizzare l’insilato per i successivi 12 mesi. Nella maggior parte delle situazioni, osservando il prodotto in uscita dalle trince e grazie alla comunicazione e cooperazione tra nutrizionisti e meccanici, è stato sufficiente modificare le regolazioni delle macchine per ottenere un grado di rottura della granella accettabile.

Evoluzione del rompigranella

Negli Stati Uniti non è stato dato molto peso alla rottura della granella, almeno fino agli anni ‘90 con l’ “invasione“ delle trince europee che disponevano di questo accessorio di serie. Prima di allora né gli alimentaristi né i costruttori di macchine si erano posti il problema in quanto:

  •  Il silomais era tagliato corto per facilitare la compattazione nei silo a torre, molto popolari all’epoca. Questo processo produceva già una sufficiente rottura delle cariossidi.
  •  Il silomais era meno presente nelle razioni rispetto ad oggi.
  • Gli studi a riguardo non avevano evidenziato vantaggi significativi nella resa in latte o nel titolo qualitativo, ma solo perché si confrontavano silomais con differenze minime nel grado di rottura o perché le razioni con granella schiacciata non tenevano conto dell’aumentata disponibilità di amido ruminale (Shinners et al., 2000; Dhiman et al., 2000).

Oggi, con vacche più produttive che richiedono una dieta più energetica, è aumentata l’inclusione di silomais. Con l’incremento del costo della granella di mais c’è anche una maggiore propensione a raccolte più tardive (a circa il 35-38% di sostanza secca), in modo da disporre di una maggior percentuale di amido ma senza compromettere il grado di digeribilità della fibra, grazie alle caratteristiche dei nuovi ibridi che offrono migliore tenuta del verde e sanità.

Per rendere l’amido più disponibile per la vacca, la rottura della granella è un aspetto irrinunciabile. Oggi i nutrizionisti comprendono i benefici sul rumine di una maggiore lunghezza di taglio, coscienti del fatto che questo va a scapito di una significativa riduzione della rottura granella. Inizialmente si è molto dibattuto su quale fosse il grado di rottura accettabile, complicato dal fatto che non esistesse un metodo univoco di laboratorio per quantificarla né linee guida che definissero il trattamento standard.

Il cambiamento si è avuto con la pubblicazione degli studi del dott. Dave Mertens eseguiti presso l’U.S. Dairy Forage Research Center (Ferreira e Mertens, 2005; Taysom, 2008), con il successivo sviluppo del metodo standardizzato con setacciatore RoTap (Fig.1 e Tab.1) e con l’elaborazione di linee guida da parte di Pioneer Hi-Bred, Dairyland Labs e Mertens (Tab.2). Diversi laboratori commerciali sono in grado di offrire un’analisi della rottura del granella a basso costo. Sono disponibili nuove equazioni per definire la digeribilità dell’amido in base alla percentuale di sostanza secca del silomais e sul frazionamento dell’amido misurato con setaccio RoTap (Mahanna, 2007).

Ma mentre un test di laboratorio post-raccolta può aiutare a spiegare i problemi di performance degli animali e offrire dati attendibili per confrontarsi con i terzisti sulla regolazione degli organi della trincia, la sua utilità è abbastanza scarsa quando si tratta di correggere il problema una volta che l’insilato è in trincea.

 

Conosco una grande stalla che aveva fatto un lavoro talmente insufficiente nella rottura della granella (con meno del 40% delle cariossidi spezzate) che è risultato economicamente vantaggioso l’acquisto di un laminatoio per ripassare tutto il mais insilato prima di metterlo nel carro miscelatore. Per prevenire questo tipo di rischio è possibile valutare il grado di rottura della granella al momento in cui l’insilato viene scaricato in trincea. Per questo suggerisco agli allevatori di raccogliere diversi campioni all’ora del silomais scaricato, avvalendosi di una tazza da circa 1 litro. Dopo aver versato  il  contenuto  su  un  piano  è possibile contare il numero delle granelle intere o spaccate a metà. Se sono più di 2 o 3 è necessario chiedere all’operatore sulla trincia di regolare meglio il rompigranella. Le linee guida per questo test di campo si basano sulla mia esperienza personale su centinaia di osservazioni di insilati, confrontando il numero di granelle osservato con valori di laboratorio generati da RoTap.

 

Di recente ho raccolto campioni di silomais scaricati in un’azienda su un periodo di otto ore, eseguendo il test sul campo e inviando gli stessi campioni al laboratorio per un’analisi al RoTap.

Quando il numero di granelle intatte o spezzate a metà si mantiene sotto il 3, l’analisi RoTap fornisce dati accettabili con un range fra il 50 e 60%.

Ritengo che sia impossibile raggiungere valori del 70% o oltre con le trince attualmente sul mercato. Per questo è fondamentale che i nutrizionisti dialoghino con costruttori e operatori, spiegando quali sono le loro necessità.

Raccomandazioni condivise:

Il dibattito su come trinciare il silomais ha alimentato la collaborazione fra alimentaristi e ingegneri meccanici. Un risultato di questi sforzi congiunti è lo studio presentato alla conferenza NRAES-181 Silage for Dairy Farms. Il documento presentava queste raccomandazioni conclusive:

• Una lunghezza teorica di trinciatura superiore a 19 mm solleva questioni sull’usura del rompigranella, sulle capacità di raccolta, e sulla comprimibilità dell’insilato.
• I produttori di latte che hanno in obiettivo i 19 mm dovrebbero regolare la luce del rompigranella sui 3 mm.
• Se la rottura della granella fosse considerata insufficiente, si dovrebbe chiudere ulteriormente la luce fra i rulli.
• In caso di occlusioni del rompigranella, è opportuno ridurre la lunghezza di taglio.

Oggi questa collaborazione dovrebbe essere rinnovata e rafforzata. Mancano dati attendibili e recenti sulla velocità di raccolta o sui consumi di carburante riferiti all’utilizzo del rompigranella sulle trince. I contoterzisti lamentano che una raccolta con rulli molto chiusi rallenta i tempi di raccolta del 15%, aumentando contemporaneamente i consumi di carburante. Queste stime sono plausibili, tenendo conto che riducendo la distanza fra i rulli del rompigranella da 3mm a 1mm, il sistema richiede un aumento di potenza del 25% e che la maggior potenza complessiva necessaria alla trincia è dell’8% (Shinners et al., 2000; Shinners, 2008).

Questa situazione sta causando un contrasto fra i contoterzisti, che considerano necessaria una maggior potenza per migliorare la produttività delle attuali trince, e gli allevatori, che unitamente agli alimentaristi richiedono una schiacciatura della granella del silomais simile a quella oggi raggiunta per il pastone.

Le regole cambiano

Recentemente ho subito uno spiacevole episodio, indicativo di come i costruttori di macchine considerano gli alimentaristi. Ero in visita in un allevamento che aveva sostituito gli ingranaggi del mulino per aumentarne il differenziale di rotazione, così da incrementare il grado di rottura della granella, come chiesto dall’alimentarista aziendale. Il capo meccanico mi ha presentato agli altri meccanici con “Ecco un altro di quegli alimentaristi…”. Sta diventando chiaro che ciò che i nutrizionisti cercano non va d’accordo con ciò che i meccanici propongono.

Anche il Dr. Kevin Shinners, professore di ingegneria agraria all’Università del Wisconsin, durante un viaggio in Germania per incontrare ingegneri meccanici si è reso conto che le opinioni sulla rottura della granella sono alquanto differenti (Shinners, 2008). Per sottolineare ulteriormente questa lontananza, cito un episodio avvenuto durante il World Dairy Expo. Un allevatore (proprietario anche di una trincia) ha aperto il sito web di un importante costruttore di trince per rispondere a una mia domanda sul differenziale di rotazione dei rulli.

Sul sito era presente la risposta, ma veniva anche dichiarato che “il pericarpo della cariosside deve essere solo incrinato e non c’è necessità di polverizzare la granella”. La maggior parte dei nutrizionisti con cui parlo vorrebbe invece vedere la granella polverizzata alla dimensione di pochi micron, simile a quanto ottenuto nei pastoni o nella farina di granelle secche.

Penso che sia dovere di noi nutrizionisti spiegare ai contoterzisti e ai costruttori di macchine perché è oggi necessario disporre di una granella più frantumata rispetto al passato: (1) il maggior costo altrimenti necessario per integrare la razione con altro mais, (2) la maggior ingestione e velocità di transito ruminale delle bovine da latte ad alta produttività presenti oggi negli allevamenti (3) il possibile collegamento tra amido non digerito e problemi come la sindrome dell’intestino emorragico. Dobbiamo indicare loro che il nostro desiderio è avere dimensioni particellari dell’amido simili a quelle del pastone e della farina (più fini e più uniformi), anche portando loro degli esempi tangibili di quali siano i livelli accettabili e non accettabili di granelle rotte negli insilati.

Facciamo domande!

Molti sono i fattori che contribuiscono a rompere la granella (Zumbach, 2008; Horning, 2008; Sherer,2008). La lunghezza del taglio, l’usura della strumentazione e il gioco fra i rulli non sono che l’inizio. Quando si deve trinciare è importante confrontarsi con gli operatori e avere risposte a queste domande:

  • Qual è il differenziale del mulino a rulli?
    In genere, dovrebbe essere del 10-30% per l’insilato di mais e del 40% per lo snaplage, considerando che un differenziale più alto risulta in una lavorazione più energica ma aumenta anche il rischio di incendio delle cinghie.
  • Qual è il design del mulino a rulli?
    Il design a dente di sega, come quello utilizzato per lavorare i semi oleosi, sta diventando popolare.
  • Quanti denti per pollice?
    Le trince hanno mulini a rulli di diversi diametri, quindi i denti per pollice sono la metrica preferita; da tre a cinque denti per pollice è di serie per il mais insilato.
  • Esiste un differenziale dei denti del laminatoio?
    Avere il rullo veloce con un taglio grossolano (3-4 denti per pollice) e il rullo lento con un taglio più fine (5-6 denti per pollice) consente di avere una trazione più aggressiva dell’insilato, che spesso consente di ottenere una buona rottura della granella anche con maggiori aperture, con una minore tendenza alla rottura del mulino a rulli.

In conclusione

La necessità di raccogliere rapidamente maggiori superfici di mais da trinciato e di soddisfare i bisogni energetici di vacche ad alta produzione, ha in qualche modo contrapposto l’industria delle trince e la comunità dei nutrizionisti.

È chiaro che molti fattori influenzano la rottura della granella, ma sembra esserci una mancanza di comunicazione sul modo migliore di soddisfare i bisogni dei vari attori della filiera. Dobbiamo risolvere questo dualismo e arrivare a una soluzione condivisa: i contoterzisti devono mantenere la redditività, fornendo però alla stalla un prodotto rispondente alle richieste dell’alimentarista, finalizzate a mantenere i costi di razione più bassi e ad assicurare marginalità anche all’allevatore.

 

 

Pubblicato su Feedstuff  10-08

 

A cura di Bill Mahanna,
Iowa State University Global Nutritional Sciences Manager,
DuPont Pioneer