Esattamente un anno fa, il 16 maggio del 2023, la Romagna dopo giorni incessanti di pioggia veniva travolta da esondazioni e frane, da un’onda distruttiva che ha portato con sé tutto quello che si è trovata davanti, causando 17 vittime.
In collina, le frane hanno interrotto strade, si sono abbattute su case, terreni, recinti, lasciando isolati e senza rifornimenti decine di comuni. Sono stati 80 i comuni interessati in tutta la Romagna, un territorio vastissimo che da gestire nell’emergenza ha rivelato una notevole complessità.
23 i torrenti esondati e 936 le frane principali, per dare l’idea della dimensione della catastrofe.
In pianura gli allagamenti hanno distrutto tutto, case, auto, campi, allevamenti, lasciando, al ritiro dell’acqua, solo fango putrido e maleodorante.
Passata l’onda, è iniziata la conta dei danni, con un comparto completamente in ginocchio, quello dell’agricoltura e dell’allevamento: decine di migliaia i capi di bovini e ovini morti, oltre 2 milioni gli avicoli.
Si stimano in 250 milioni di euro i danni all’agricoltura e oltre 1 milione e 200 mila quelli del settore zootecnico.
Abbiamo sentito Sandro Perini, Coordinatore tecnico Romagna di ARA ER che ci ha raccontato le ore immediatamente successive all’alluvione e la situazione oggi ad un anno dall’accaduto.
Dopo appena due giorni, il 18 maggio, ARA ha organizzato la prima riunione operativa a Bologna presso la Regione Emilia-Romagna. Il lunedì successivo, a Savio (RA), una stalla è diventata il punto di raccolta foraggi e mangimi ed è stato aperto un conto corrente per le donazioni che ha raccolto in poco tempo 160.000 euro.
Questo aiuto tempestivo è stato molto apprezzato, ma nelle parole di Perini ciò che traspare è l’importanza di aver fatto sentire la propria vicinanza agli allevatori, anche solo attraverso una telefonata dove non era possibile arrivare di persona (alcune stalle sono state isolate per 15/20 giorni), per rassicurarli in un momento così difficile e fargli sentire di poter contare su qualcuno.
Molte stalle per un lungo periodo sono state approvvigionate con gli elicotteri, affrontando costi enormi, pur di tenere gli animali in vita.
Complessivamente sono stati 2300 i balloni di fieno arrivati da ogni parte della regione e d’Italia, grazie alla chiamata alle altre ARA che hanno risposto con solidarietà e prontezza.
L’aiuto che l’ARA ha scelto di dare si è indirizzato verso i piccoli allevamenti di ovini e bovini, presenti ancora in un buon numero in questa parte di Romagna e che erano rimasti, visto anche il periodo, senza scorte.
Il fieno non si poteva raccogliere perché pieno di terra, i veterinari preposti hanno riscontrato la presenza di clostridi e quindi si è proceduto alla vaccinazione volontaria dei capi, arrivando ad acquistare in tutto circa 20.000 dosi. Questo impegno è stato possibile grazie alle donazioni e il tutto è stato organizzato in concerto con la Regione e la Protezione Civile, sempre sul campo a fianco delle popolazioni colpite.
Abbiamo chiesto a Sandro Perini anche di raccontarci la situazione oggi, ad un anno esatto dalla tragedia.
I raccolti sono ancora scarsi, per le frane in collina e il limo in pianura che incide tuttora su qualità e quantità del fieno.
In zona, una decina di aziende, già vessate dai prezzi e dalla crisi del settore, hanno deciso di chiudere per sempre le porte delle stalle.
Il numero di capi è in generale diminuito, la qualità del fieno e la scarsità di cibo subito dopo il 16 maggio hanno inciso sulla fertilità e sulla salute in generale degli animali. La produzione persa di latte e carne si è trasformata in mancato reddito per gli allevatori per tutto questo anno in corso. Da questo momento in poi si aspetta di ripartire ai livelli prealluvione.
Molte strade di campagna non esistono più e non verranno ricostruite, saranno creati percorsi alternativi.
Le aziende hanno sostenuto le spese per rimettere a posto capanni e recinti, per il momento di tasca propria o grazie alla solidarietà arrivata da ogni parte del mondo.
Tutte le persone intervistate in questo periodo sull’alluvione in Romagna, ciascuna con alle spalle esperienze diverse, hanno sempre messo in luce la tenacia che ha distinto i romagnoli fin dal primo momento. Non si sono mai persi d’animo, hanno sempre avuto fiducia nel futuro. Buttare via le cose più care devastate dal fango ha rappresentato un gesto quasi catartico per ripartire, ancora, con slancio e positività.
Anche Perini è fiducioso che la situazione migliorerà, i soldi stanziati iniziano ad arrivare, i bandi per i ristori sono stati aperti, ‘ce la facciamo’ dice, ‘ce l’abbiamo già fatta’, pur nelle difficoltà, per ribadire quello che c’era scritto nei cartelli che in quei giorni spuntavano dappertutto: ‘La Romagna non molla mai’.