L’adozione di un animale è ormai un fatto del tutto ordinario. Che questi siano domestici o d’allevamento, il desiderio di prendersene cura oggi prevale rispetto ad un passato dove, soprattutto nelle realtà rurali, potevano essere una mera risorsa o probabile mezzo di scambio per poter sopravvivere.

Queste antiche concezioni, col tempo divenute desuete, hanno lasciato spazio ai nuovi saperi tra questi l’avvento della bioetica, dal greco “èthos”  (etica) e “bios” (vita): letteralmente, “etica della vita”. Essa pose le basi, gli interrogativi e le metodologie pratiche, sulla morale sociale e giuridica sull’interazione tra il mondo umano e quello animale.

E’ proprio per questa nuova visione e accostamento, che oggi si apprezzano tante iniziative che mirano alla conoscenza sia dei luoghi che delle abitudini degli animali, come il progetto “Adotta una Mucca” realizzato dall’Azienda per il Turismo ValsuganaLagorai, in collaborazione con l’omonima associazione culturale, di cui Ilaria Sordo, referente dell’ATP Valsugana, ne è anche l’ideatrice.

Ilaria, com’è nata l’idea di “Adotta una Mucca”?

«Il progetto è stato agli albori argomento della mia tesi di laurea. Si è realizzato nel 2005 con l’obiettivo di far conoscere e valorizzare le malghe e i prodotti caseari della Valsugana e del Lagorai grazie alla veicolazione dell’”universo malga”, all’approccio educativo alla montagna, all’ambiente e alla tradizione casearia delle aziende zootecniche d’alta quota».

Come si “adotta una mucca”?

«Per adottare una mucca è sufficiente un pagamento di 65 euro. 50 euro vengono destinati alla malga per il mantenimento estivo in quota della “propria” mucca e verranno poi corrisposti sotto forma di prodotti caseari quando l’utente andrà durante l’estate, da metà giugno sino a metà settembre, a trovare la bovina scelta. I restanti 15 euro, invece, saranno utilizzati per la gestione del progetto e per progetti territoriali e di beneficenza. Negli anni abbiamo aiutato UNICEF, Associazione “Io domani…” Policlinico Umberto I di Roma, Fondazione Città della Speranza di Padova, Reparto Neonatologia dell’Ospedale Santa Chiara di Trento e tanti altri. Naturalmente, si può scegliere la malga preferita e di conseguenza una delle mucche della malga».

Come si può riconoscere la “propria” mucca?

«Una volta fatto il pagamento si riceve un attestato/certificato di adozione (che deve essere consegnato in malga per il ritiro dei prodotti) e la carta d’identità della mucca scelta. Molti arrivano, visitano la malga e vanno alla ricerca della mucca che hanno scelto, confrontandole con la foto presente nell’identikit».

Quali sono le razze disponibili e quali i prodotti caseari che i malghesi producono dal loro latte?

«Abbiamo le Brune Alpine e Grigie Alpine, che pur producendo meno latte si adattano bene al pascolo in alta quota, ma abbiamo anche le Frisone. I prodotti sono solitamente formaggi fatti nella Malga e possono essere sia freschi che stagionati, ma anche ricotte fresche e affumicate, burro, tosella e latte fresco. Vogliamo avvicinare sempre più persone all’ambiente naturale e rurale della Valsugana e del Tesino, promuovendone il rispetto e la tutela. Per questo, incoraggiamo una maggior consapevolezza verso l’alimentazione sana e genuina. Lo facciamo promuovendo i nostri formaggi prodotti con metodi antichi».

Avete avuto riscontri positivi da quest’attività?

«Negli ultimi quattro anni, sì. C’è stato un forte incremento delle richieste di adozione. Attualmente sono 17 le malghe che hanno aderito al progetto e 12.500 le adozioni con più di 50 progetti. Inoltre, siamo stati la prima destinazione in Italia ad ottenere la certificazione per il turismo sostenibile secondo i criteri qualitativi del GSTC per volere delle Nazioni Unite. Si tratta di un risultato di straordinaria rilevanza riconfermato anche nel 2021, che premia il nostro stile di vita e i valori che da sempre ci contraddistinguono, e a cui si aggiungono ulteriori nuovi riconoscimenti che rimarcano la propensione del nostro ambito alla natura, all’ambiente e alla sostenibilità».

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