Gli ibridi di mais Brown Midrib (BMR) per trinciato sono sul mercato statunitense da quasi due decenni. Questo articolo sintetizza le esperienze degli allevatori di vacche da latte che hanno inserito con successo il BMR nei loro programmi di coltivazione e di alimentazione.

I caratteri BMR sono stati scoperti per la prima volta dall’Università del Minnesota nel 1924. I geni BMR sono stati poi introdotti in alcune varietà di sorgo, sudangrass, miglio e ibridi di mais. Il nome BMR deriva dal caratteristico colore rosso-arancio presente nella nervatura centrale (midrib) della foglia a partire dallo stadio di 4-6 foglie. Il mais BMR ha il 20-30% in meno di lignina e minori legami incrociati con carboidrati della parete cellulare, questo si traduce in una migliore digeribilità della fibra neutra detersa (NDFD). Il contenuto ridotto di lignina rende la stabilità un problema per gli ibridi BMR, relegando il loro uso al solo insilato. I primi ibridi di BMR erano afflitti da problemi agronomici e di tolleranza alla siccità, e avevano una resa in massa ridotta (-10-30%) rispetto agli ibridi per insilato convenzionali. Oggi, nei moderni ibridi BMR è stata migliorata l’agronomia e la resistenza alle patologie, e spesso hanno rese in sostanza secca e amido molto simili agli ibridi convenzionali.

Alimentare con un insilato BMR è una grande opportunità per quegli allevatori di vacche da latte che: 1) sanno come minimizzare i rischi agronomici seminando il mais BMR su terreni ad alta fertilità, 2) preparano razioni con alta inclusione di silomais, 3) sono in grado di segregare il silomais BMR in trincee dedicate, 4) somministrano l’insilato BMR a vacche in transizione e ai gruppi più produttivi con oltre 35 kg di latte/capo/giorno.

La maggior parte degli allevatori coltivano il BMR in purezza in campi ad alta fertilità, per ridurre al minimo i rischi agronomici. Il mais BMR va gestito e raccolto in modo simile agli ibridi convenzionali, idealmente quando la granella ha una maturità da ½ a ¾ della linea del latte. Gli ibridi BMR sono soggetti agli stessi effetti dell’ambiente di coltivazione e la NDFD può variare significativamente di anno in anno o da campo a campo come per gli ibridi convenzionali. Come per tutti i trinciati è fondamentale porre la massima attenzione alla rottura della granella per assicurare la disponibilità completa dell’amido in fase ruminale. L’insilato di BMR tende ad essere più soggetto ad instabilità aerobica sul fronte (riscaldamento) a causa di livelli più elevati di saccarosio nello stocco. Questa tendenza al riscaldamento all’apertura delle trincee può essere significativamente ridotta con l’uso di additivi contenenti di Lactobacillus buchneri di provata efficienza come Pioneer 11C33.

Quando in laboratorio si analizzano i campioni di BMR, il ridotto contenuto in lignina determina un valore di NDFD più elevato di 4-10 punti rispetto alle medie dei silomais tradizionali, anche perché il campione resta nella provetta di analisi e non può sfuggire ai tempi dell’analisi. Ma nella realtà della vacca, l’effetto più evidente è una maggiore digeribilità dell’NDF e la fibra più fragile esce dal rumine molto più velocemente rispetto al tradizionale silomais. Il risultato finale è in genere un’ingestione più elevata della razione (importante nelle vacche in transizione e nei primi stadi di lattazione) che di solito determina una maggiore produzione di latte. I migliori tassi di digeribilità e di transito consentono di formulare diete con elevate percentuale di foraggio per una migliore salute del rumine, e la possibilità di diminuire le aggiunte di energia o di proteine in razione.

Ecco alcune considerazioni generali che gli allevatori di vacche da latte e gli alimentaristi hanno sviluppato utilizzando silomais BMR in razione negli ultimi due decenni:

  • Quando si stimano le esigenze della stalla e si approntano i piani di semina è importante aver presente che le rese di BMR possono essere inferiori del 5-10% rispetto agli ibridi convenzionali e che le vacche consumeranno più insilato di BMR a causa dell’accresciuta ingestione.
  • Una maggior ingestione della razione contribuisce anche ad aumentare la quantità giornaliera di amido. Ciò verrà amplificato con alte percentuali di inclusione di silomais.
  • Utilizzando silomais BMR e pastone di mais potrebbero essere necessarie correzioni della razione, come avviene utilizzando l’insilato di mais convenzionale, per compensare una maggiore digeribilità dell’amido nel tempo durante il periodo di conservazione in trincea.
  • L’esperienza sul campo suggerisce che la fibra fisicamente effettiva (peNDF) dei BMR è inferiore rispetto agli insilati tradizionali a causa della fragilità della fibra per la minor quota di lignina e ciò può comportare la riduzione del tappeto ruminale rispetto ai tradizionali silomais.
  • Alcuni alimentaristi impostano le razioni basate sul BMR con livelli NDF del 32-35% e peNDF del 23-25%, quindi leggermente più elevati rispetto alle mandrie alimentate con gli insilati convenzionali, e talvolta richiedono che l’insilato BMR venga tagliato più lungo di 2-4 mm (ad es. 19- 21mm) per aiutare a mantenere un tappeto ruminale corretto. Quando si trincia più lungo, è essenziale che la granella venga monitorata per assicurarsi una rottura adeguata. Questo è importante sia per gli insilati BMR che per gli insilati convenzionali.
  • L’ambiente di crescita ha un impatto sul mais BMR simile a quello che ha sugli ibridi convenzionali. Se l’ambiente di coltivazione determina una minore digeribilità delle fibre tra gli ibridi convenzionali (ad es. umidità eccessiva durante la crescita vegetativa), anche gli ibridi BMR saranno più bassi del previsto in NDFD. È importante analizzare il tasso di digestione del pool B3 (NDF) in modo che i programmi di bilanciamento della razione possano stimare correttamente la produzione di energia e proteine ​​microbiche del silomais BMR.
  • Quando si utilizzano in razione elevate quantità di silomais molto digeribile, si consiglia di monitorare frequentemente: i componenti del latte, la consistenza delle feci, i tempi di masticazione e di ruminazione, le dimensioni delle particelle dell’unifeed e il grado di selezione della razione.
  • Nell’esperienza sul campo, le difficoltà delle mandrie che sono al limite per problemi di fibre e/o di acidosi e che presentano problemi di depressione del grasso del latte quando si inizia ad alimentare con silomais BMR, sono state risolte riducendo le granelle (in particolare il pastone di granella) o aggiungendo fonti di peNDF come foraggi grossolani, per garantire un tappeto ruminale più consistente e favorire la masticazione.

Ricordate che un foraggio di alta qualità non garantisce necessariamente un’elevata produzione di latte (ad esempio il comfort della vacca è altrettanto importante), ma un foraggio di scarsa qualità garantisce quasi sicuramente una bassa produzione di latte (o razioni molto costose).

 

di Bill Mahanna, Ph.D., Dipl. ACAN
CORTEVA Global Nutritional Sciences Manager