Le capre rappresentano probabilmente la prima specie di ruminanti allevata dall’uomo, essendo state addomesticate circa 10.000 anni fa. Sono animali versatili e adattabili a molte condizioni ambientali, caratteristica che ne ha comportato la diffusione in tutto il mondo.
Nonostante una popolazione globale di capre stimata di oltre un miliardo di capi, sappiamo poco sui metodi utilizzati per somministrare il latte ai capretti allevati separatamente dalle loro madri, e su come vengono svezzati in questi sistemi di allevamento. La quantificazione e la caratterizzazione dei metodi attualmente utilizzati nelle aziende agricole consentiranno a future ricerche mirate di studiare quali siano i piani migliori per la somministrazione del latte e per lo svezzamento dei capretti allevati con questo sistema.
Allattamento e svezzamento sono due momenti chiave
La fase di somministrazione del latte e la transizione allo svezzamento vengono considerati dei periodi ad alto rischio per i giovani ruminanti. Questi primi mesi di vita sono infatti caratterizzati da un’elevata mortalità. Durante la fase di alimentazione con il latte, i giovani ruminanti digeriscono grazie all’abomaso e per essere svezzati con successo devono sviluppare un rumine funzionante capace di effettuare una fermentazione microbica, cosa che rappresenta un grande cambiamento fisiologico. Lo sviluppo del rumine è legato all’ingestione di alimenti solidi; un basso consumo di tali alimenti è quindi correlato ad uno sviluppo più lento del rumine e alla conseguente perdita di peso post-svezzamento.
In condizioni “naturali”, lo svezzamento avverrebbe in un arco di tempo prolungato che comporta una diminuzione graduale dell’ingestione di latte e del contatto con la madre unitamente ad un aumento del consumo di cibo solido. Lo svezzamento nei sistemi con allattamento artificiale non può includere questi segnali naturali (come il comportamento allelomimetico e le madri che impediscono ai capretti di assumere latte) e può generare risposte indicative di stress.
Pertanto, la gestione dello svezzamento negli allevamenti commerciali potrebbe potenzialmente rappresentare un problema per il benessere animale. Tuttavia, questi aspetti non sono ancora stati approfonditi dalla ricerca.
Ancora poche le conoscenze sulla gestione dei capretti negli allevamenti commerciali
Una recente indagine diffusa nel Regno Unito dal gruppo industriale “Milking Goat Association” ha messo in evidenza una mancanza di conoscenze sulle attuali metodiche di allevamento dei capretti e come la ricerca sui fattori che influenzano la loro salute sia una priorità assoluta per gli allevatori. L’indagine ha rilevato che l’85% degli allevatori che hanno risposto somministrava il latte ad libitum, e che l’età e il peso erano criteri comuni per le decisioni relative allo svezzamento, un risultato supportato anche da uno studio più piccolo condotto su 16 allevamenti in Nuova Zelanda.
Tuttavia, gli attuali metodi di svezzamento non sono stati studiati in nessuna delle due pubblicazioni. Nei vitelli è stato riscontrato che il metodo di svezzamento può influenzare i tassi di crescita e avere un impatto sul benessere. Una maggiore comprensione dei metodi di svezzamento in azienda potrebbe quindi sensibilizzare la ricerca applicata al fine di migliorare il benessere dei capretti.
Lo studio
Uno studio condotto da tre ricercatori appartenenti all’Università di Reading (Reading, Regno Unito) e all’Università di Dalhousie (Truro, Canada) ha approfondito questi temi raccogliendo informazioni dettagliate sulle pratiche di allevamento dei capretti utilizzate da un’ampia gamma di allevatori di più paesi target.
L’indagine è stata progettata per raccogliere informazioni sulle strategie di somministrazione del latte, sull’introduzione di alimenti solidi, sui metodi di svezzamento e sulla fornitura di arricchimenti ambientali, nonché sulle principali caratteristiche dell’azienda agricola.
I risultati
Un sondaggio che analizzava le pratiche di allevamento dei capretti nelle aziende (concentrandosi sulle fasi di somministrazione del latte e di svezzamento) è stato distribuito tramite i social media e le organizzazioni regionali che si occupano di capre in più paesi. In totale, sono state raccolte 242 risposte da 16 paesi diversi. Le risposte impossibili da raggruppare correttamente sono state rimosse (nove risposte da otto paesi).
Sono state analizzate in totale 233 risposte provenienti da otto paesi (Stati Uniti d’America (USA) 72; Regno Unito (UK) 71; Australia 33; Canada 23; Nuova Zelanda 20; Unione Europea (UE) 14).
La maggior parte delle aziende agricole (217; 93%) allevava i propri capretti. Il metodo di somministrazione del latte più comunemente utilizzato era il biberon, impiegato in 135 allevamenti (57.9%), seguito dall’alimentazione ad libitum utilizzata in 72 allevamenti (30.9%). È stata identificata una correlazione tra il numero di capretti allevati e il metodo di alimentazione: le aziende che allevavano un numero superiore a 100 capretti avevano maggiori probabilità di alimentare i soggetti con latte ad libitum.
In 170 allevamenti (72,9%) i capretti venivano svezzati in base a un’età target e in 85 allevamenti (36,4%) in base a un peso target; 53 allevamenti (22,7%) utilizzavano entrambi i parametri e 45 allevamenti (19,3%) nessuno dei due. L’età target e il peso allo svezzamento variavano da paese a paese; l’età media era di 84 giorni (intervallo interquartile (IQR) 56-84) e il peso medio era di 16 kg (IQR 15-18).
È stata riscontrata una differenza tra i piani di somministrazione del latte in base al metodo di svezzamento. I capretti avevano maggiori probabilità di essere svezzati bruscamente nei sistemi ad libitum (o svezzati gradualmente dal biberon). Lo svezzamento brusco veniva utilizzato in 67 allevamenti (28,8%), mentre lo svezzamento graduale veniva utilizzato in 165 allevamenti (71,1%). I piani di svezzamento graduale prevedevano la riduzione della quantità di latte (150 allevamenti; 93% delle aziende che forniscono dettagli) e la diluizione del latte (sei allevamenti; 4%).
Un totale di 169 (72,5%) allevamenti ha fornito arricchimenti ambientali che soddisfacevano la definizione del sondaggio; gli oggetti sui quali arrampicarsi/nascondersi erano quelli più comunemente messi a disposizione, ed erano forniti da 157 aziende agricole (92,8%).
Conclusioni
I risultati suggeriscono pratiche diverse nei sistemi con allattamento artificiale su piccola scala rispetto a quelli su larga scala che offrono latte ad libitum, che probabilmente riflettono le diverse esigenze delle due realtà. Ciò evidenzia la necessità di una ricerca incentrata sul benessere dei capretti allevati in queste modalità al fine di individuare e comunicare le migliori pratiche utili a garantire l’ottimizzazione del benessere animale all’interno di ciascun sistema di allevamento.
Mentre l’allattamento artificiale era il metodo di allattamento più comune, seguito dai sistemi ad libitum, si è scoperto che le aziende agricole che allevano più di 100 capretti avevano significativamente più probabilità di allattare ad libitum. I capretti avevano significativamente più probabilità di essere svezzati bruscamente nei sistemi di allattamento ad libitum e gradualmente nell’allattamento artificiale.
Con prove effettuate in altre specie che suggeriscono che lo svezzamento graduale presenta vantaggi in termini di benessere e produzione rispetto allo svezzamento brusco, è necessaria una maggiore ricerca sulle strategie di svezzamento per i sistemi di allattamento ad libitum.
L’arricchimento è stato fornito nella stragrande maggioranza delle aziende agricole. Il tipo più comune era quello occupazionale, ma è necessaria una maggiore comprensione del suo ruolo nel migliorare il benessere dei capretti allevati separatamente e di come questo interagisce con altre pratiche di gestione per aiutare gli allevatori a prendere le giuste decisioni di gestione sull’uso di questi strumenti.
Nel complesso, sebbene si debba tenere in considerazione la minore rappresentatività dei risultati dei paesi con un numero limitato di risposte, questo sondaggio aiuta a costruire una base di conoscenze sulle pratiche di gestione in azienda durante la fase di allattamento dei capretti e la transizione allo svezzamento. La variabilità suggerisce che la ricerca applicata, adattata ai sistemi prevalenti identificati, è necessaria per creare linee guida relative alle migliori pratiche per l’allevamento dei capretti per garantire il benessere. Gli autori hanno inoltre evidenziato diverse aree che necessitano di ulteriori indagini.
Tratto da: “Rearing goat kids away from their dams 1. A survey to understand rearing methods”, di H.M. Vickery, R.A. Neal, R.K. Meagher. Animals. https://doi.org/10.1016/j.animal.2022.100547