Per la rubrica “Storie di Allevatori” questa settimana siamo giunti in Sardegna, in una realtà estremamente rinomata per l’allevamento dei bovini da latte, ovvero la bonifica di Arborea. Siamo in provincia di Oristano, e più precisamente, appunto, nel comune conosciuto un tempo con il nome di “Mussolinia di Sardegna”, in quanto fondato durante il ventennio fascista, ed inaugurato il 29 ottobre 1928 come Villaggio Mussolini.
Qui i nonni di Simone Morozzo, circa 60 anni fa, hanno fondato l’azienda che è attualmente denominata “Az. Agr. Morozzo Sandra e Loris” e conta 240 bovine da latte, di cui 125 in mungitura, 35 ettari di proprietà e 5 in affitto. Si produce latte alimentare e la maggior parte dei terreni viene utilizzata per produrre alimenti da destinare al bestiame, per cui coltivano mais, avvicendato con il miglio perlato, e poi avena e loietto. Negli ultimi 8 anni, è stata introdotta anche la coltivazione delle patate, sia estive che invernali, su circa 6 ettari. Una scelta, questa, fatta inizialmente per diversificare le entrate, in un periodo in cui il prezzo del latte era molto basso, e mantenuta poi nel tempo vedendo che i risultati erano buoni. L’azienda è tipicamente a conduzione familiare e, oltre a Simone, il padre e la zia, ci lavorano anche due dipendenti.
Quando gli chiedo di raccontarci la sua storia, Simone esordisce così:
«Sarò sincero, non sono uno di quei ragazzi che ha sempre sognato di rimanere a lavorare in azienda, anzi! Ho studiato ragioneria e mi sono diplomato con l’idea di cercare subito l’indipendenza economica. Nel momento in cui, però, ho iniziato un po’ a lavorare in azienda, per dare il cambio ai miei familiari magari nei fine settimana o nei periodi di festa, mi sono rapidamente appassionato. Le prime responsabilità mi hanno portato anche le prime soddisfazioni, ho visto arrivare i risultati delle scelte fatte e ho deciso che questa poteva essere la mia strada. Sono passati quasi 12 anni da quel giorno!»
Sei soddisfatto della decisione presa?
«Moltissimo, anche se mi rendo conto che questo lavoro porta via molto tempo, soprattutto in termini di relazioni con le altre persone, e per questo ci vuole molta passione per farlo. Io in più ho la fortuna di poter fare i turni e avere le ferie, ma so che non è per tutti così, soprattutto quando si tratta di realtà familiari.»
Secondo te questo è il motivo per cui non c’è un adeguato ricambio generazionale nel settore zootecnico?
«Mah, in realtà non ne sono così convinto. Qui ad Arborea, ad esempio, ci sono moltissimi giovani, ma non gli viene data fiducia, non gli viene data la possibilità di crescere professionalmente. Io stesso, pur avendo avuto la fortuna di subentrare alla guida dell’azienda in continuità con il lavoro iniziato da mio nonno e poi portato avanti con grandi sacrifici da mia nonna Luigina Poli, mia zia Sandra e mio padre Loris, ho dovuto dimostrare il mio valore nel tempo. Quindi sì, è un lavoro duro, è vero, ma le tecnologie moderne ci stanno dando una grossa mano. Il vero scoglio invece, secondo me, resta l’approccio delle generazioni precedenti rispetto alle capacità dei figli o dei nipoti.»
Tu come sei stato coinvolto nella gestione aziendale da tuo padre e tua zia?
«A me hanno affidato tutta la parte inerente alla genetica. Ho iniziato a lavorare molto con la genomica, facendo a tappeto i test. In questo modo sono emerse, nel giro di poco tempo, le problematiche principali presenti in azienda, come la fertilità e la longevità, e su queste ho iniziato subito a lavorare scegliendo dei tori miglioratori. Adesso, che posso dire di aver portato certi parametri nel range che mi ero prefissato, mi sto dedicando maggiormente alla morfologia, soprattutto arti e piedi. Utilizzo il seme sessato solo sui capi interessanti per i nostri obiettivi aziendali, e l’aver raggiunto buoni risultati mi ha aiutato a trovare un mio ruolo ben preciso all’interno della governance aziendale».
Un tema molto sentito dai consumatori negli ultimi tempi è la gestione della vitellaia, voi come siete organizzati?
«Attualmente nei primi 40 giorni i vitelli vengono stabulati singolarmente, per prestare loro un controllo maggiore e limitare il più possibile la diffusione di patologie. Successivamente vengono spostati nei box multipli. Siamo molto attenti alla somministrazione di colostro nelle prime ore di vita e per i successivi quattro giorni fornito il latte della madre, poi iniziamo con una linea di prodotti appositamente studiati per un giusto accrescimento. L’intera gestione include dei piani vaccinali molto precisi, proprio perché puntiamo sulla prevenzione per evitare che si ammalino e che si renda necessario l’uso di antibiotici».
Per quel che riguarda i servizi necessari per le aziende, quali sono, secondo te, gli aspetti più importanti?
«Le aziende, essendo delle realtà estremamente complesse, hanno bisogno di numerosi servizi di natura anche molto diversa. Una scelta che per noi si è rivelata strategica è stata quella di fare parte di una cooperativa, la Produttori Arborea, nata 70 anni fa, dall’esigenza di assistere le realtà del territorio e offrire loro dei servizi utili. La Produttori ha consolidato nel tempo questo suo ruolo, organizzando attività di gestione amministrativa, contabile e finanziaria, ma anche di acquisto di mezzi tecnici e alimenti per il bestiame, preparazione di formulazioni di razioni personalizzate, assistenza di un tecnico alimentarista e assistenza agronomica. Insomma, credo che situazioni di questo tipo, che consentono di mettere in rete le realtà di un’intera area produttiva, siano fondamentali per la crescita dei singoli e della comunità, e vadano incentivate e sostenute».