Quando si desidera verificare e quantificare i vantaggi in allevamento di una nuova pratica di gestione aziendale, di un ibrido in razione, di un additivo microbiologico o l’effetto di nuovo macchinario sul miglioramento della qualità dell’insilato, potrebbe sembrare un’ottima idea organizzare una prova di alimentazione in azienda. Perché quindi non confrontare le prestazioni produttive di vacche alimentate con o senza la pratica in questione, o il prodotto di interesse, al fine di misurarne concretamente gli effetti produttivi?

Qualsiasi programma di alimentazione è in genere molto complesso, pertanto il rischio di commettere errori di valutazione è piuttosto alto, tanto più se tra gli elementi in valutazione abbiamo il silomais che in base alla sua qualità può generare risposte che seguono dinamiche non facilmente misurabili e comunemente trascurate. Variabili incontrollabili nella produzione dell’insilato di mais possono avere effetti multipli sui parametri qualitativi, rendendo i confronti di alimentazione in genere inaffidabili e inefficaci a valutare il singolo elemento di studio.

La valutazione di un silomais è complessa

La definizione della qualità di un silomais è variabile ed è tutt’altro che semplice. Un elenco, se pur incompleto, dei parametri che la determinano include: percentuale di sostanza secca, contenuto di amido, digeribilità dell’amido, digeribilità delle fibre, contenuto di zucchero e appetibilità. Sfortunatamente, queste caratteristiche nutrizionali sono in gran parte fattori indipendenti. In altre parole, è impossibile modificare un parametro oggetto di confronto senza modificarne anche altri che non sono oggetto di studio.

Comparazione tra insilati di mais

Per eseguire una prova di alimentazione con lo scopo di confrontare due diversi insilati di mais, è necessario produrre un volume sufficiente di ogni tipo di insilato per alimentare gli animali in prova per un periodo di tempo predeterminato. Sono necessari spesso diversi ettari per produrre il silomais necessario. Diventa quasi impossibile coltivare più tesi su superfici identiche. Per questo motivo gli effetti ambientali delle micro aree di coltivazione sulla qualità del foraggio sono di difficile controllo e ponderazione nei due diversi ambienti di coltivazione, questa condizione pertanto potrebbe impedire un confronto probante tra i due prodotti in valutazione.

Variazione naturale nella qualità

Quasi tutte le caratteristiche di qualità possono cambiare in modo significativo con lievi variazioni nell’ambiente in crescita. Un singolo ibrido con le stesse date di semina e raccolta, subisce una notevole variazione nei parametri qualitativi anche all’interno di un singolo campo se pur relativamente uniforme (Figura 1). Anche piccole variazioni nell’ambiente di crescita possono avere importanti effetti. Se l’obiettivo fosse ottenere due insilati con identica qualità, il risultato più probabile sarebbe quello di avere invece, due foraggi con differenze di impatto nel valore dell’alimento. Il solo effetto delle disformità ambientali potrebbe alterare le prestazioni degli animali.

Figura 1: In tabella di ripota l’analisi della qualità di 8 campioni di trinciato di mais raccolti casualmente durante la trinciatura di un campo a corpo unico di 60 ettari (il campo mostra la stessa tipologia di terreno per il 93% della superficie) seminato con un unico ibrido di mais; identica è anche la data di semina e di raccolta per l’intera area. (Pioneer, Ohio, 2016)

Esempio di applicazione pratica

Spesso si afferma che un determinato prodotto o ibrido di mais è di qualità superiore poiché possiede una particolare caratteristica naturale o è gestito in modo innovativo. Frequentemente, a dimostrazione di ciò, sono riportate le risposte di vacche con una maggiore produzione di latte quando si alimentano con il prodotto testato. Tuttavia, quali altri fattori possono aver causato la risposta in latte? Ad esempio, se l’indicazione è quella che si sta testando un prodotto che possiede una maggiore digeribilità dell’amido, un aumento della produzione di latte potrebbe essere effettivamente dovuta al maggiore disponibilità di amido per l’animale, oppure semplicemente potrebbe essere legata ad una maggiore digeribilità delle fibre o a un’altra metrica di qualità indipendente e non correlata a quella considerata come oggetto di studio.

Porsi domande sulle caratteristiche nutritive dei diversi insilati:

  • I due insilati di mais sono stati coltivati ​​in ambienti identici? (ad es. campo, terreno, epoca di semina/raccolta, pratiche agronomiche)
  • Tutti gli altri parametri di qualità non oggetto di studio riportavano gli stessi valori? (ad es. contenuto di sostanza secca, contenuto di amido, digeribilità della fibra, rottura della granella, lunghezza del taglio, profilo fermentativo)
  • I gruppi di confronto sono stati alimentati con diete uguali? (ad es. Siloerba di medesima qualità, contenuto di NDF nell’unifeed)
  • Le condizioni ambientali di stalla erano le stesse per entrambi i trattamenti? (ad es. tempo atmosferico, ventilazione, comfort, illuminazione, densità capi in allevamento)
  • I gruppi di bovini erano identici per entrambi i trattamenti? (ad es. dieta preliminare, produzione di latte pre-prova, giorni di lattazione, stato riproduttivo)

Se la risposta a una QUALSIASI di queste domande è “no” e non viene pienamente spiegata, i risultati potrebbero essere non probanti o distorti.

In sintesi:

La realizzazione di prove aziendali deve trovare sempre un compromesso tra fattibilità e scientificità. Al fine di valorizzare al meglio ogni esperienza aziendale è necessario monitorare adeguatamente le diverse variabili in gioco pianificando al meglio l’attività da realizzare.

Come è emerso dall’articolo, in particolare le prove di alimentazione rispetto a quelle varietali richiedono uno studio preliminare più approfondito e una valutazione dei diversi parametri raccolti prima di trarre conclusioni finali sugli effetti misurati in stalla.

Il miglior modo per ottenere un’informazione ripetibile nel tempo e in contesti aziendali diversi, è quella di preparare la prova con un numero di repliche adeguato.

Il numero di repliche, ossia di volte con le quali si misura un determinato effetto, è determinate per eliminare possibili errori di valutazione. Per replica si intende il numero di volte con le quali il fenomeno si misura. Lo si può fare scegliendo un contesto aziendale e ripetendo l’esperimento più volte nel tempo, oppure coinvolgendo un congruo numero di aziende che applichino lo stesso protocollo.

È evidente come l’approccio utilizzato da Pioneer nel costruire dati solidi sia quello di coinvolgere un numero rappresentativo di aziende che descrivono il mercato. Il replicare in tante realtà la stessa soluzione tecnica consente di ridurre grandemente l’errore che si potrebbe avere se si prendessero per buoni solo i risultati di pochi contesti aziendali.

Coinvolgere 50-60 aziende in una prova di alimentazione, ben distribuite per ambiente e tipologia di azienda, significa monitorare nella sperimentazione gran parte delle pratiche di stalla presenti sul mercato e gran parte delle condizioni di coltivazione che in quell’annata si possono ottenere.

Cruciale è la collaborazione tra professionisti; la sperimentazione non si improvvisa ma si costruisce insieme.

L’allevatore: la costanza e attenzione nel rispetto del protocollo condiviso, l’occhio esperto nel monitoraggio della propria mandria oltre alla disponibilità a condividere le informazioni dell’allevamento, sono tutti elementi che rendono la prova svolta di valore.

L’alimentarista: la volontà di sperimentare, modificando la dieta della mandria “aggiustando” i parametri della razione sulla base delle necessità sperimentali, mantenendo sempre al massimo sia le prestazioni sia la salute dei capi in prova.

Pioneer: grazie alla disponibilità di un Laboratorio di analisi dedicato, possiede la capacità di misura in tempi rapidi di tutti i parametri caratterizzanti il trinciato e l’insilato di mais; fondamentale è anche valutare con analisi specifiche tutti gli ingredienti che sono alla base della razione al fine di controllare quelle variabili che diversamente sarebbero incognite. La collaborazione con le università e l’applicazione del modello di studio in diversi contesti aziendali, conferisce a Pioneer una posizione privilegiata per riconoscere possibili errori o distorsioni che non siano legate al parametro di qualità che si sta misurando.

Sostenere il settore zootecnico e portare innovazione sono le azioni fondamentali che muovono la ricerca e lo sviluppo di nuove soluzioni, queste sono la base per rendere sempre più competitivo un settore che si trova a competere in un mercato sempre più globalizzato.

 

 

A cura di Bill Mahanna, Ph.D., Dipl. ACAN
CORTEVA Global Nutritional Sciences Manager