Una desilazione corretta del fronte della trincea è essenziale per valorizzare omogeneità e qualità di foraggi e pastoni insilati. Esperienze dimostrano come una cattiva gestione del fronte possa facilmente raddoppiare le perdite di sostanza secca. Oltre alla perdita economica, la qualità dei foraggi può determinare ripercussioni sia sulla produttività che sulla salute delle bovine. Un’elevata porosità dell’insilato è la principale causa delle alterazioni. Un’umidità adeguata per riempire gli spazi d’aria, una lunghezza di taglio ben impostata, il compattamento con alta densità e sigillatura della massa sono la chiave per mantenere condizioni anaerobiche nella massa insilata. È inoltre consigliabile rimuovere e allontanare l’insilato visibilmente ammuffito dai lati o dalla parte superiore della trincea, per non lasciare che una quota di insilato alterato contamini il foraggio ben conservato per poi arrivare alla bocca degli animali.

Pratiche corrette di desilazione sono particolarmente importanti durante i periodi caldi dell’anno, poiché l’attività biologica dei batteri aerobici e dei lieviti raddoppia per ogni aumento di 6°C della temperatura ambientale. Di conseguenza, durante la primavera e l’estate è fondamentale attivarsi per prevenire l’instabilità aerobica. È anche comune riscontrare problemi di conservazione nei foraggi sui quali sia piovuto poco prima della trinciatura e al momento dell’insilamento. La pioggia può lisciviare gli zuccheri della coltura e creare aerosol di batteri e funghi presenti sul terreno, “disseminando” quindi organismi deterioranti sull’insilato. Su colture stressate da siccità, o dove si verificano danni da insetti e grandine, in genere si rileva un’elevata carica di inoculo fungino, che impone di applicare una perfetta tecnica di insilamento.

Il primo obbiettivo per un insilamento efficiente è il raggiungimento di un pH finale sufficientemente basso che produca un ambiente in grado di inibire la propagazione di microrganismi deterioranti come i batteri aerobi, i lieviti e le muffe. Gli additivi microbiologici contenenti ceppi di L. buchneri di provata efficienza forniscono un enorme vantaggio, grazie alla loro capacità di inibire la crescita di lieviti. Un secondo criterio fondamentale per avere un insilato stabile è la sua conservazione in un ambiente anaerobico, quindi privo di ossigeno.

Gli insilati devono essere rimossi dal fronte della trincea in modo corretto, evitando di creare fessure che consentano la penetrazione di ossigeno nella massa e quindi l’instaurarsi si attività aerobica. Anche quando si ha un avanzamento rapido del fronte e si rimuovono i 15-30 centimetri consigliati al giorno dal fronte del silo, se si usano attrezzature inadeguate o mal gestite, l’ossigeno potrebbe penetrare per più metri nella massa insilata. Questo facilita l’attività aerobica generando calore, con notevole perdita di valore energetico del foraggio. L’utilizzo di additivi microbiologici contenenti L. buchneri permette di ridurre la velocità di avanzamento, pur mantenendo la stabilità aerobica. I dati forniti dalla Ricerca dimostrano che la stabilità della miscelata può essere garantita quando almeno 6,5 kg di sostanza secca sono apportati da insilati trattati con ceppi brevettati di L.buchneri Pioneer.

Foto di trincea nello spettro del visibile e dell’infrarosso.

L’immagine allegata mostra una trincea desilata in due tempi. Nella parte di destra, fresata da poco, la massa presenta una temperatura corretta con colore azzurro-verde-giallo, mentre a sinistra il fronte è esposto all’aria da più tempo e si nota un aumento di temperatura con colori da arancio-rosso-bianco. La parte superiore del fronte evidenzia una marcata alterazione a causa di una densità minore e di una penetrazione di ossigeno che stimola l’attività aerobica, con conseguente perdita di nutrienti e alterazione dell’alimento.

Quando le trincee vengono trattate con prodotti di provata efficienza contenenti L. buchneri si raccomanda di desilare l’intero fronte, rimuovendo anche solo 5-7 centimetri al giorno, piuttosto che dividerlo in più settori e prolungare l’esposizione all’ossigeno.

Sicurezza nel desilamento

Gli episodi segnalati di valanghe di insilati aumentano ad un ritmo allarmante. Questi incidenti causano danni ai macchinari e lesioni o morte del lavoratore. È imperativo pensare alla sicurezza quando si prelevano i campioni di foraggio dai fronti di trincee e dai cumuli, quando si misura la densità, o quando si rimuove la parte avariata nella zona alta del fronte (cosiddetto cappello). Diverse aziende proibiscono ai dipendenti di avvicinarsi ai fronti delle trincee e alle pile di balloni eccessivamente alti, consce delle eventuali responsabilità in caso di incidenti.

Promemoria per la sicurezza in trincea

  • Quando si desila un fronte imponente, dovrebbe sempre essere presente una seconda persona presso la trincea.
  • Prestare attenzione a frane negli insilati, soprattutto quando si nota uno strato asciutto tra due strati più umidi.
  • Quando ci si trova in cima alla trincea, restare almeno a 5 metri di distanza dal fronte ed evitare avvicinarsi se la sua integrità è dubbia.
  • Prestare estrema attenzione nel rimuovere la parte superiore dell’insilato. Considerare l’utilizzo di un’imbracatura anticaduta collegata ad un palo a distanza dal fronte.
  • In caso di fronti molto alti, prelevare i campioni rappresentativi di foraggio sul carro miscelatore e non sul fronte dell’insilato.
  • Non stare in piedi sulle pale frontali dei telescopici per procurarsi campioni da altezze più elevate.
  • Fare attenzione a condizioni di bagnato scivoloso quando si cammina intorno a trincee o cumuli che rilasciano percolato.

Sviluppo di gas in trincea

E’ importante usare cautela quando si lavora intorno agli insilati entro tre settimane dalla raccolta a causa della potenziale presenza di gas contenenti ossido di azoto, che presenta un odore simile a quello della candeggina. Quando i sili a torre erano la norma, era una pratica comune attivare la ventola per almeno 15 minuti prima di entrare in un silo riempito di recente. Il gas è più pesante dell’aria e può depositarsi intorno a trincee o silos verticali, specialmente vicino al terreno dove c’è poco movimento d’aria.

La produzione di gas è comune in tutti gli insilati, ma si verifica soprattutto nel caso di colture foraggere verdi e umide, come insilati d’erba, sorgosilo o silomais, che accumulano i nitrati in risposta all’esposizione a situazioni di stress come siccità, grandine, gelo, tempo nuvoloso e squilibri di fertilità. I nitrati si accumulano nella parte inferiore della pianta quando la resa della coltura è inferiore ai livelli di azoto assorbito e causano la formazione di gas quando si combinano con gli acidi organici dell’insilato, formando protossido di azoto. Il protossido di azoto si decompone in acqua e in una miscela di ossidi di azoto, incluso il monossido di azoto (incolore), il biossido di azoto (colore marrone rossastro) e il tetrossido di azoto (colore giallastro). Queste forme di azoto sono volatilizzate nell’atmosfera sotto forma di un gas brunastro, che è più pesante dell’aria e molto tossico per umani e bestiame.

Gas tossici a base di azoto che possono formarsi in trincea con fermentazioni anomale

Nitrati

Similmente, la possibilità di essere esposti ad alti livelli di nitrati aumenta quando colture come erbai, sorgo e mais sono esposte a situazioni di stress come siccità, grandine, gelo, tempo nuvoloso e squilibrio di fertilità. La pianta che non ha ancora completato il ciclo di crescita e che subisce questi fattori di stress può accumulare concentrazioni tossiche di nitrato nella parte inferiore del fusto. Ciò avviene quando la resa della coltura è inferiore al livello di azoto distribuito ed assorbito a causa delle funzioni biochimiche ridotte della pianta che impediscono all’azoto di essere convertito in proteina grezza. In caso di pioggia su una coltura stressata, dovrebbero passare tre giorni prima di riprendere il raccolto, in quanto le piante devono convertire i nitrati in una forma non tossica. I nitrati non sono solo responsabili per il gas prodotto negli insilati ma, quando sono presenti nell’alimentazione zootecnica, causano negli animali una respirazione affannosa, poiché interferiscono con la capacità del sangue di trasportare l’ossigeno.

Se una coltura è stata sottoposta a stress, o mostra una marcata riduzione di produzione di granella, si consiglia un’analisi del nitrato presente nel foraggio. Come raccomandazione generale, la dieta della mandria dovrebbe essere modificata se l’unica fonte di foraggio sono insilati che post-fermentati contengono più di 1.000 ppm di nitrato di azoto. In caso di colture stressate è preferibile insilare il foraggio piuttosto che affienarlo, perché i processi fermentativi, se ben condotti, riducono i livelli di nitrati delle piante di circa il 40-50%. Viceversa, l’affienagione mantiene intatte le molecole di nitrato e la tossicità dell’alimento.

I ruminanti possono essere alimentati con diete con più nitrati se i batteri del rumine hanno il tempo di adattarsi, aumentando gradualmente il volume di foraggi ad alto contenuto di nitrati nella razione, e se i bovini vengono alimentati con pasti più frequentemente del normale. I problemi possono anche essere ridotti diluendo l’insilato stressato con altri foraggi ed evitando l’uso di fonti di azoto non proteico, come l’urea o l’ammoniaca.

In genere, quando si trincia un mais stressato dalla siccità, si raccomanda di aumentare l’altezza di taglio (ad esempio 30 centimetri) per ridurre l’accumulo di nitrati che si verifica nelle parti inferiori dello stocco.

Movimentazione di insilati

La necessità di spostare l’insilato da una struttura all’altra crea una preoccupazione piuttosto comune tra gli allevatori. Sfortunatamente, sono davvero poche le ricerche pubblicate sull’argomento. È difficile fornire raccomandazioni su vasta scala, in quanto il successo o il fallimento della movimentazione dell’insilato dipende dalle condizioni dello stesso nella struttura di stoccaggio originale. I fattori che influenzano la riuscita dello spostamento dell’insilato sono il profilo fermentativo, il livello di contaminazione di batteri/funghi deterioranti, i livelli di zucchero residuo, la capacità tampone e se è stato utilizzato o meno un inoculo al momento della raccolta. L’esperienza sul campo suggerisce che un insilato ben lavorato e immagazzinato può essere spostato con successo se si è provveduto a:

  • Trattare l’insilato alla raccolta con un prodotto microbiologico combinato contenente ceppi di L. plantarum e L. buchneri.
  • Spostare l’insilato il più rapidamente possibile nella nuova struttura di stoccaggio.
  • Spostare nel periodo più freddo dell’anno per minimizzare il potenziale di alimentazione della crescita batterica/fungina.
  • Effettuare lo spostamento in modo da impedire il più possibile la penetrazione di ossigeno nella massa dell’insilato.

Se l’insilato è stato trattato inizialmente durante l’insilamento, è generalmente sconsigliabile trattarlo nuovamente durante lo spostamento. Se la fermentazione risultante è quella desiderata, gli acidi prodotti nelle correte proporzioni dovrebbero consentire lo spostamento dell’insilato con pochi problemi.

 

A cura di Bill Mahanna,
Iowa State University Global Nutritional Sciences Manager,
DuPont Pioneer