E’ stato pubblicato sul sito del Mipaaf il “19° Rapporto monitoraggio etichettatura facoltativa carni bovine” relativo all’ anno 2021, nel quale viene illustrata la diffusione dei disciplinari e degli Organismi di Controllo a livello nazionale, i principali requisiti ad oggi riportati in etichetta nonché l’attività di verifica e monitoraggio espletata sul sistema con le principali evidenze emerse.  

L’etichettatura volontaria delle carni bovine nacque a seguito della crisi BSE del 1996 e delle riforme normative iniziate nel 2000 con l’intento di migliorare la fiducia dei consumatori nei confronti di questa tipologia di prodotti. Il sistema di etichettatura delle carni bovine e dei prodotti a base di carni bovine, è stato infatti ufficialmente introdotto dal Regolamento (CE) n.1760/2000, che costituisce il passaggio normativo da un sistema esclusivamente volontario di etichettatura ad uno misto in cui informazioni obbligatorie e volontarie risultano essere fornite congiuntamente.

I disciplinari di etichettatura delle carni bovine approvati o depositati presso il MIPAAF dal lontano 1997 sono stati 212, mentre al 31 dicembre 2021 quelli autorizzati risultano 115 di cui 14 non operativi, 2 autosospesi e 97 revocati (uno in più rispetto al 2019). L’analisi dei contenuti dei disciplinari evidenzia tendenze significative che, nel loro complesso, vedono una crescente attenzione da parte delle organizzazioni deputate all’etichettatura, alla concessione di specifiche informative relative ai diversi momenti del percorso produttivo.

I requisiti presenti nei disciplinati sono stati sintetizzati nella seguente tabella che riporta la percentuale di ciascuna informazione presente in quelli autorizzati e in quelli effettivamente operativi:

Dal 2016 sono state introdotte nuove informazioni relative al benessere animale e il mancato utilizzo di antibiotici in allevamento continuano ad interessare la filiera della carne bovina. Quest’ultima informazione, inizialmente limitata agli ultimi 4 mesi di allevamento, comincia ad essere garantita per periodi decisamente più ampi. Alcune organizzazioni hanno introdotto l’informazione del non uso degli antibiotici in allevamento dalla nascita (escludendo convenzionalmente primi 45 giorni di vita del vitello dove assume esclusivamente latte) oppure dallo svezzamento del vitello che nell’allevamento del bovino da carne è previsto al massimo entro 6 ÷ 8 mesi dalla nascita e in alcune situazioni fino ad un massimo di 12 mesi. In quest’ultimo caso si tratta di animali che nascono in Italia e restano sotto la madre, nell’allevamento di nascita o nei pascoli, alimentandosi con latte materno e/o ricostituito e solidi fino ad un massimo di 12 mesi prima di essere avviati alla sola alimentazione solida nei centri di raccolta e negli allevamenti di ingrasso. Questo tipo di allevamento è caratteristico di alcuni areali del sud Italia, della Sardegna, alcune zone della Sicilia, ma anche dell’Alto Adige, dell’Appennino Toscano e del Piemonte (nel caso degli allevamenti di bovini di razza Piemontese). All’interno di questa casistica è ricompreso anche l’allevamento a ciclo chiuso (linea vacca-vitello).

Dette informazioni vanno incontro al bisogno di una fascia sempre più ampia di consumatori di informazioni sul benessere degli animali e sulle modalità con le quali gli stessi sono allevati, così come evidenziato da consultazioni sia nazionali che comunitarie. Proprio a seguito di un’indagine Eurobarometro22, moltissime organizzazioni hanno depositato disciplinari che prevedono procedure per garantire la rintracciabilità e la veridicità di dette informazioni. Tra queste, la prima informazione inserita nei disciplinari è appunto quella relativa al benessere animale.

Il report prosegue poi illustrando l’attività svolta dagli Organismi Indipendenti di Controllo, le principali non conformità riscontrate per segmento di filiera, nonché i costi del  sistema intero.

A fronte di tale disamina, si evidenzia che un disciplinare di etichettatura facoltativa rappresenta ancora il principale strumento con cui le organizzazioni che operano nella filiera della carne bovina assicurano ai consumatori finali informazioni di alto valore e forniscono garanzie aggiuntive “certificate” rispetto ai normali standard attuali.

Il report completo è consultabile qui.