Ambiente, esseri umani ed animali non sono elementi indipendenti: esistono infatti delle interconnessioni e oggi, ancor più di ieri, ne sentiamo il vero significato. Tutto il mondo zootecnico è consapevole di quanto le tre diverse parti interagiscano tra di loro, a volte con effetti negativi come succede con le zoonosi. Gli sforzi collettivi e compiuti dai singoli sono rivolti a produrre latte, carne ed altri alimenti di origine animale sicuri per il consumatore, a tutela del benessere e della salute degli animali, e nel rispetto dell’ambiente. Per poter arrivare a questi obiettivi la strada è complessa e richiede delle strategie gestionali efficaci e sostenibili sotto tutti i punti di vista, in una sola parola: biosicurezza.

Come abbiamo visto in un articolo per Ruminantia Mese 2020, la biosicurezza è uno dei principali strumenti di prevenzione a disposizione degli operatori che lavorano con gli animali per prevenire l’introduzione, lo sviluppo e la diffusione di malattie animali trasmissibili da e all’interno di una popolazione animale, le quali, purtroppo, in alcuni casi sfuggono e raggiungono l’uomo. Per raggiungere tali obiettivi, mettere in atto procedure di pulizia e igiene efficaci negli stabilimenti, di corretta igiene del personale e di lotta ad infestanti, è cruciale. Nell’allevamento di ruminanti da latte, una cattiva igiene in stalla, nell’area circostante allo stabilimento e in sala mungitura, una non idonea pulizia delle attrezzature o alimenti ed acqua in cattivo stato, hanno un effetto importante sulla diffusione di patologie tra i capi in lattazione. Soprattutto negli allevamenti da latte, la nostra principale preoccupazione è rivolta alla salute della mammella che, se aggredita da batteri, fornisce un latte non idoneo e contaminato, con rischio di mastiti per i nostri animali, e presenta una ridotta funzionalità: fa quindi meno latte. Corrette pulizia e igiene in fase di mungitura saranno essenziali per la biosicurezza, non solo per avere latte sicuro e di qualità, ma anche per evitare contaminazioni crociate tra un capo e l’altro. Significa dunque che dobbiamo concentrarci specificamente solo sull’igiene in mungitura? Assolutamente no: significa che, oltre a tutte le altre accortezze svolte ogni giorno in tutti i punti della stalla, dobbiamo condurre le procedure di igiene e pulizia in mungitura in modo efficace e con prodotti efficaci per disinfettare correttamente le attrezzature e le mammelle delle nostre vacche, pecore, capre e bufale. Anche nel nostro caseificio o in quello dei nostri conferitari la biosicurezza dovrà avere le stesse attenzioni date in stalla.

La corretta disinfezione delle mammelle prima della mungitura (pre-dipping) è un’azione preventiva che consente di evitare la contaminazione del latte con microrganismi, ed è tra le strategie più adatte a ridurre l’insorgenza di mastiti ambientali. Disinfettare il capezzolo dopo la mungitura (post-dipping) ci aiuta a controllare eventuali mastiti contagiose (S. aureus, S. agalactiae, S. uberis, etc.). Prima di effettuare la disinfezione va effettuata una pulizia del capezzolo, ovvero una detersione, che consiste nella rimozione dello sporco: a tal fine, fondamentale è l’uso di detergenti e carta monouso. Disinfezione e detersione non sono la stessa cosa, così come non lo sono disinfettanti e detergenti. Conoscere questa differenza e sapere quali norme il legislatore ha definito per progredire verso un mercato sempre più chiaro e inequivocabile ci aiuta nell’acquisto dei prodotti idonei allo scopo e soprattutto efficaci.

I prodotti che vantano effetto disinfettante battericida, fungicida, virucida o di distruzione, eliminazione odinattivazione microbica tramite azione chimica ricadono in due diversi ambiti normativi: quello dei Presidi Medico-Chirurgici (PMC, D.P.R. 392 del 6 ottobre 1998) e quello dei biocidi [Reg. (UE) n. 528/2012; è a questo tipo di prodotti o product types, PT, suddivisi a loro volta in 4 gruppi diversi, che appartengono, nel gruppo 1, i prodotti per l’igiene veterinaria PT 3]. Prima di essere commercializzati, sia i biocidi che i PMC devono essere autorizzati a livello nazionale. L’autorizzazione, di competenza del Ministero della Salute, prevede una valutazione a monte da parte dell’Istituto Superiore di Sanità. Affinché vengano autorizzati, tali prodotti devono possedere una comprovata efficacia, valutata sulla base di specifici standard di riferimento. In Italia, è in corso la transizione a biocidi per PMC. Come da nota ministeriale del 20 febbraio 2019, un prodotto che non possiede specifica autorizzazione biocida o PMC rientra nella categoria dei prodotti detergenti, e garantisce dunque solo azione meccanica di rimozione dello sporco. In particolare per l’allevamento da latte, sul mercato esistono molti prodotti pre-dipping che non hanno alcuna autorizzazione e per tale motivo non possono essere considerati disinfettanti. Pertanto questi prodotti sono da ritenersi detergenti, sia che contengano o meno sostanze attive biocide o molecole ad azione disinfettante.

I PMC ed i biocidi si possono riconoscere sul mercato perché in etichetta, oltre a modalità, frequenza e dose d’uso specifica (alle quali bisogna attenersi in modo rigoroso) sono riportate le seguenti diciture:

  • PRODOTTO BIOCIDA (PT-…) – AUTORIZZAZIONE DEL MINISTERO DELLA SALUTE o AUTORIZZAZIONE UE n. /…./00…./AUT (ai sensi del Reg.UE n. 528/2012)
  • Presidio medico chirurgico Registrazione n…………del Ministero della salute (ai sensi del D.P.R. 392/1998)

Quando invece parliamo di detergenti, facciamo riferimento ad un’altra categoria di prodotti ricadenti in differente ambito normativo [Reg.(CE) n.648/2004] e composti di sostanze chimiche che agiscono fisicamente o meccanicamente per la rimozione di depositi di sporco, esercitando dunque un’azione puramente meccanica sui microrganismi che vengono rimossi dalla superficie trattata. Nell’ambito di tale funzione, possono anche svolgere un’azione igienizzante, ma, di fatto, non hanno comprovata efficacia disinfettante. Questa distinzione semplice e chiara ci fa capire perché è importante per la biosicurezza nelle stalle da latte scegliere biocidi o PMC e non affidarsi solamente a detergenti o altri prodotti non autorizzati che vantano in etichetta un’azione disinfettante.

Anche per quanto riguarda la pulizia degli impianti di mungitura, una procedura di lavaggio che includa detersione e disinfezione, intervallate da un risciacquo intermedio ed uno finale, e condotta utilizzando i prodotti giusti è fondamentale per ridurre la carica batterica, limitare la diffusione di batteri tra i capi in lattazione e massimizzare la vita dell’impianto.

Oltre agli aspetti normativi e pratici, la zootecnia oggi deve fare i conti con una sfida complessa, quella dell’antimicrobico resistenza (AMR). L’AMR richiede interventi urgenti, perché, secondo l’OMS, se non si agisce in fretta, questo fenomeno potrebbe causare fino a 10 milioni di morti all’anno dal 2050, con conseguenze economiche catastrofiche. L’azione efficace rientra nell’approccio coordinato e multisettoriale detto One Health. Come contribuiscono, nel lavoro di tutti i giorni, gli operatori della filiera latte? Selezionando ed utilizzando in modo razionale ed appropriato i prodotti biocidi, come visto sopra; evitando diluizioni o concentrazioni diverse da quelle specificate dal produttore, perchè vanificherebbero l’efficacia dei principi attivi; seguendo adeguati percorsi di formazione sull’uso corretto dei prodotti; risciacquando adeguatamente le attrezzature dopo ogni lavaggio; monitorando gli eventuali residui e ponendo attenzione al trattamento dei reflui prima dello scarico nell’ambiente.

Infine, una nota sulla sicurezza per quando si impiegano questi prodotti chimici, che possono rappresentare talvolta un pericolo per l’operatore, soprattutto se utilizzati in ambienti chiusi. Spesso si tratta di prodotti ad ampio spettro d’azione, che possono generare effetti tossici anche su altre specie che non sono target dell’applicazione. I prodotti biocidi ideali sono quelli selettivi e che, svolta la loro azione, non residuano a lungo nell’ambiente, limitando l’inquinamento di acqua, aria e suolo ed il conseguente loro accumulo negli organismi. Il consumatore può essere esposto ai residui di biocidi presenti nel latte: rispettare i dosaggi proposti diventa quindi cruciale anche sotto questo punto di vista.

Per conoscere alcuni prodotti per la disinfezione dei capezzoli ed approfondire il tema della biosicurezza leggi anche “LSA technology, disinfezione e sicurezza che guarda al futuro”.