E’ superfluo ricordare come negli ultimi due anni siano aumentati i prezzi di oleaginose e cereali, oltre ai costi per produrli. Dapprima il pretesto della pandemia e poi quello della guerra in Ucraina hanno permesso ai colossi delle commodity agricole di creare abilmente le condizioni per un aumento dei prezzi.

Pandemia, speculazioni e guerra impongono di pensare quanto sia urgente un piano agricolo nazionale che aiuti a rendere il nostro paese il più autosufficiente possibile nell’approvvigionamento di alimenti strategici come i cereali e le oleaginose. Tra questi vogliamo ora soffermare la nostra attenzione in particolare sul mais, il cereale a più elevata produttività per superficie coltivata e con il più alto valore nutritivo sia per l’alimentazione umana che animale.

Secondo gli ultimi dati pubblicati da ISMEA, il nostro Paese ha avuto nel 2020 una percentuale di autoapprovvigionamento di granturco del 53%, un livello molto lontano da quello che ci permetterebbe di stare tranquilli.

Ma oltre ad aumentare il più possibile le superfici italiane coltivate a mais è necessario uno sforzo tecnologico per far convivere questa scelta strategica con il cambiamento climatico in atto, fatto di un aumento continuo e costante delle temperature minime, massime e medie, e di una piovosità in modalità “regolare” anch’essa in diminuzione.

Per meglio comprendere quali sono le migliori varietà da coltivare in ambienti caldi e siccitosi, e quali siano le migliori tecniche agronomiche per farlo, abbiamo chiesto supporto a Pioneer che, in virtù del suo ruolo dominante sul mercato e dell’esperienza maturata in ogni angolo del pianeta, ci è sembrato l’interlocutore più adatto.

Riportiamo di seguito la registrazione del webinar organizzato insieme dal titolo “Mais e risorse idriche: scelte agronomiche e varietali in un contesto di cambiamento climatico”, durante il quale sono intervenuti la Dott.ssa Jessica Murelli di Corteva e il Dott. Alessandro Fantini di Ruminantia.