L’inarrestabile dilagare della Blue Tongue, che venerdì 27 settembre ha raggiunto 2484 focolai con 14688 ovini deceduti, sta creando notevoli preoccupazioni sia agli allevatori che ai veterinari. Per capire meglio la situazione a settembre abbiamo intervistato Giovanni Savini, dirigente dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise e Direttore del Laboratorio Nazionale di Referenza per la Blue Tongue.

Oggi riportiamo la lettera che ci è stata inviata dalla Dott.ssa Angelica Crisci, Medico veterinario omeopata PhD, Consulente dell’Associazione Regionale Allevatori della Calabria, che condivide con noi le sue osservazioni sulla variegata sintomatologia di questa patologia e alcune possibili terapie omeopatiche. frutto delle esperienze in alcuni allevamenti ovini del crotonese colpiti da Blue Tongue.

La lettera

Sintomatologia e lesioni anatomo-patologiche

Nelle pecore, nelle forme acute gravi, la malattia esordisce con febbre elevata (anche 40-41°C), inappetenza, iperemia (ovvero arrossamento di colorito variabile dal rossastro al giallastro) della mucosa orale, delle labbra, della lingua, del musello; segue un’intensa salivazione ed uno scolo nasale, dapprima sieroso poi catarrale, a volte emorragico. La lingua (organo di selezione del virus) può diventare molto edematosa e cianotica, quasi di colore violaceo (da questo deriva il nome della malattia “blue tongue o lingua blu” in italiano), l’edema può diffondersi anche alle labbra, alla regione intermandibolare e alla punta del petto. Dopo qualche giorno possono comparire delle ulcere a carico della mucosa orale. Possono essere presenti dei sintomi anche a livello del cercine coronario (ovvero la parte del piede al confine tra l’unghiello e la cute) che può presentarsi eritematoso ed emorragico con conseguente zoppia. Possono essere presenti fenomeni degenerativi a livello dei muscoli scheletrici con rigidità, debolezza, torcicollo. A seconda dei ceppi, nelle femmine gravide può esserci aborto, natimortalità o malformazioni fetali. Il polmone è sede di edema alveolare ed interstiziale; l’intero albero bronchiale è riempito di un liquido schiumoso (che fuoriesce dalle narici e dalla bocca negli animali nelle fasi più gravi della malattia). Possono essere presenti pleurite, peri- ed endocardite.

Terapia convenzionale ed omeopatica

Immagine 1: morìa di pecore in allevamenti ovini del crotonese colpiti dal virus della bluetongue.

La mia esperienza di intervento e trattamento riguarda quattro allevamenti di ovini della provincia di Crotone. Un’elevatissima percentuale di allevamenti nelle zone in cui lavoro è colpita dalla malattia, alcuni dei quali in maniera devastante (come dato generale si riporta che la mortalità di questa malattia è compresa tra il 2 e il 50%). I farmaci che più frequentemente sono utilizzati per la terapia sono antibiotici (tetracicline, penicilline, amminoglicosidi), antinfiammatori non steroidei (flunixin, paracetamolo), cortisonici (desametasone). Allo stato attuale non è purtroppo disponibile il vaccino specifico contro il sierotipo 8, quello in circolazione nella provincia di Crotone (ndr. a causa esaurimento della scorte da parte delle aziende farmaceutiche). Per contrastare la diffusione dei culicoidi sono utilizzati prodotti repellenti a base di piretrine/piretroidi. Come sostanze naturali prodotti a base di Olio di Neem.

Il primo caso riguarda un allevamento, in cui sono presenti anche alcune capre (totalmente asintomatiche), in cui l’allevatore riferisce di avere avuto già una decina di pecore decedute durante l’estate nell’arco di pochi giorni dalla comparsa dei sintomi. Tutti i tentativi di trattamento con le più comuni terapie sintomatiche, soprattutto nei casi clinici di estrema gravità, non hanno dato alcun beneficio agli animali colpiti purtroppo in forma molto grave. Al momento della mia visita, alcuni animali, circa una ventina (15-20% del totale dell’allevamento) hanno ancora sintomi della malattia con diversi gradi di intensità. Molti animali, circa una 15ina, hanno avuto la malattia e la hanno superata, e si presuppone abbiano raggiunto almeno per il momento un buon livello di immunizzazione.

L’allevatore mi riporta che da un punto di vista sintomatologico la malattia nelle sue pecore esordisce con forte abbattimento, dimagrimento e febbre, smettono di mangiare forse per la febbre e/o alcune per i sintomi di stomatite e glossite, come vedremo più avanti. Nei casi di lieve entità, c’è un abbattimento generale con febbre e scolo catarrale dal naso (lo scolo catarrale dalle narici è presente in tutti i soggetti colpiti), ma poi recuperano nell’arco di qualche giorno. Nei casi più gravi sono molto marcati ed invalidanti i sintomi a carico della bocca: si osserva scialorrea, le mucose nelle pecore più gravi sono di colore violaceo (molto iperemiche). Sono interessate tutte le mucose dalla gengiva alla lingua. La lingua si gonfia a dismisura, esternamente il gonfiore si manifesta sotto ed intorno al corpo della mandibola per la forte componente edemigena. L’allevatore mi racconta che questi animali muoiono per soffocamento.

Apparentemente non sono presenti altri sintomi; ho chiesto se ci sono anche sintomi riproduttivi, mi è stato riferito che le pecore che sono in calore in questo periodo si accoppiano normalmente. L’unica osservazione negativa riguarda uno degli arieti che sembra essere colpito da una retrazione/atrofia dei testicoli, l’allevatore riferisce che i testicoli “si asciugano”, ovvero si riducono di volume. Bisognerà aspettare qualche giorno per capire se saranno presenti o meno anche problemi di fertilità o di aborto, o alterazioni a carico del feto. Da un punto di vista comportamentale, mi sembrano avere un atteggiamento reattivo, nonostante i sintomi molto gravi nei casi più conclamati. Cercano di stare in gruppo, gli animali colpiti non si isolano, ma cercano il conforto delle altre pecore.

Cercando sul repertorio omeopatico alcuni sintomi, tra cui prima di tutti quelli a carico della lingua, sotto la rubrica “Bocca, gonfiore della lingua”, ci sono diversi rimedi, ma la mia attenzione si è concentrata sul considerare Crotalus horridus (alla diluizione di 30 CH), o comunque qualche rimedio molto velenoso, caratterizzato da peculiari alterazioni emodinamiche e dalla forte intensità e gravità dei sintomi. Come diagnosi differenziale ho considerato altri serpenti come Lachesis mutus, ma quest’ultimo quando sta male vuole stare per i fatti suoi, e Vipera. Il giorno dopo l’allevatore mi ha riferito che le pecore erano già più sgonfie sia a livello della lingua che della mandibola, sotto ed intorno al mento e che il rimedio gli aveva fatto bene. Ho consigliato di continuare con la somministrazione della medicina fino alla scomparsa dei sintomi, di somministrarla a tutte le pecore colpite dalla malattia (secondo il principio di rimedio epidemico), anche in forma meno grave e di dare eventualmente la concentrazione più elevata del farmaco (200 CH monodose) a quelle in fase di miglioramento, ma non ancora di risoluzione.

La seconda esperienza riguarda un allevamento che non ho visitato personalmente, ma solo per colloquio telefonico. L’allevatore mi era sembrato molto affranto e dispiaciuto per la morìa dei suoi animali, ed esausto per gli innumerevoli tentativi di cura nessuno dei quali andato a buon fine negli animali colpiti dal virus in forma molto grave. Poiché i sintomi che mi sono stati descritti erano sovrapponibili a quelli precedentemente visti nel primo allevamento, mi sono permessa di consigliare all’allevatore lo stesso rimedio del caso precedente, ovvero Crotalus horridus alla 30 CH, e di passare alla potenza più concentrata nel caso di mancata totale risoluzione dei sintomi. L’allevatore inizialmente è stato molto restio nel raccontarmi come fosse andata la cura (posso capire la sua diffidenza), ma poi risentendolo nei giorni successivi mi ha riferito che gli animali stavano molto meglio.

La terza esperienza riguarda un allevamento in cui le pecore presentavano dei sintomi diversi rispetto ai precedenti due allevamenti. L’allevatore mi racconta che gli animali colpiti iniziano a camminare in maniera stentata, si accorge dei soggetti positivi al virus poiché sono quelli che al pascolo rimangono più in dietro, non ce la fanno a camminare per la debolezza (molto probabilmente legata alla febbre), sembra quasi siano “ubriache”. Noto che queste pecore tendono a camminare in modo claudicante su tutti e quattro gli arti, probabilmente per le lesioni a carico del cercine coronario degli unghielli (anche se esternamente non sono presenti alterazioni evidenti), o per via della degenerazione dei muscoli scheletrici che porta ad una rigidità nei movimenti.

All’ispezione della bocca alcune pecore presentano le mucose delle gengive iperemiche (di colorito rossastro), e la lingua appare di volume normale, ma di colorito e con una sorta di patina giallastra; non è presente in nessun caso edema sottomandibolare. Le pecore più gravi sono colpite in questo allevamento da una forma iperacuta gravissima, poiché iniziano ad avere pesanti difficoltà respiratorie, inizia a fuoriuscire una schiuma biancastra dalle narici e dalla bocca e muoiono nell’arco di poche ore (dalla comparsa dei gravi sintomi respiratori) per edema polmonare acuto, senza che nei giorni precedenti siano particolarmente evidenti i sintomi a carico del’apparato respiratorio, come la tosse. Alcune pecore, dopo pochi giorni di convalescenza, in cui si presentano fortemente abbattute, ma non mostrano altri sintomi particolarmente evidenti, riescono a riprendersi e a superare la malattia. Da un punto di vista comportamentale in questo caso gli animali colpiti sono molto più appartati e meno reattivi (probabilmente per i problemi a carico di bronchi e polmoni), tendono a stare sdraiati e ad isolarsi dal resto del gruppo. Da un punto di vista omeopatico, considerati i sintomi comportamentali, i sintomi legati al colorito giallo della lingua molto caratteristico e l’edema polmonare, ho scelto di somministrare un altro rimedio di serpente ovvero Lachesis mutus (alla solita posologia). Anche in questo caso gli allevatori sono stati molti riservati nel comunicarmi l’andamento della cura, ma risentendoli dopo qualche giorno mi hanno raccontato di non aver avuto più decessi.

La medicina omeopatica si avvale dei veleni di diversi serpenti, la cui azione può agire in vari distretti.

Possiamo osservare: una azione edemigena per l’effetto del veleno sulla permeabilità capillare (in particolare Crotalus e Lachesis possono causare edema polmonare mortale); un’azione necrotizzante per sostanze ad azione citotossica che provocano emolisi, ischemia e leucopenia; un’azione miotossica per la produzione di certi serpenti di miotossine specifiche (fosfolipasi) in grado di produrre necrosi muscolare; un’azione cardiotossica per effetto delle neurotossine che causano squilibri elettrolitici e delle cardiotossine che danneggiano il muscolo cardiaco; un’azione anticoagulante per sostanze che provocano esaurimento dei fattori della coagulazione e conseguenti emorragie, un’azione sul sistema nervoso per produzione di fosfolipasi che agiscono sia a livello presinaptico che postsinaptico. Da quanto descritto, il motivo per cui le medicine ottenute (in maniera omeopatica) da veleni di serpente, seppur in pochi allevamenti, sembrerebbero aver risolto alcune situazioni sintomatologiche molto gravi, è l’estrema similitudine e sovrapposizione dei sintomi causati dal virus della bluetongue con i sintomi causati dall’azione di alcuni serpenti.

La quarta esperienza riguarda un allevamento in cui l’infezione esordisce con alterazioni a carico della mucosa orale e della lingua: le mucose appaiono talmente tanto iperemiche, ischemiche e cianotiche da diventare di colore molto violaceo e letteralmente blu. Inizialmente gli animali non presentano un particolare abbattimento, che avviene invece quando compaiono un abbondante scolo mucoso catarrale denso dalle narici (solo in alcune situazioni), una marcata difficoltà respiratoria (respirazione asmatica). In questi casi presumo possano esserci anche sintomi a livello cardiaco poiché gli animali appaiono molto astenici e abbattuti. Quelli che ho visitato non presentavano una forte ipertermia.

L’aspetto sintomatologico che più mi ha colpito in queste pecore è la congestione ed il deficit respiratorio sia a livello della mucosa orale e della lingua, che a livello polmonare, con crisi respiratorie estremamente invalidanti. Anche in questa circostanza dei soggetti colpiti, i più gravi deceduti, una buona parte ha contratto e superato la malattia con l’ausilio delle terapie tradizionali (antibiotici, antinfiammatori ed antipiretici). Da un punto di vista comportamentale, le pecore sembrano molto reattive e resistenti nelle fasi iniziali dell’infezione e sono molto isolate, debolissime, impaurite quando stanno molto male. Considerando i sintomi relativi alla marcata stasi ematica (caratteristica lingua blu), lo scolo denso dalle narici, le gravi difficoltà respiratorie, l’astenia, l’abbattimento, lo sconforto osservati in queste pecore ho consigliato all’allevatore di somministrare Carbo vegetabilis inizialmente alla 30 CH (e poi secondo lo stesso schema posologico visto in precedenza). L’allevatore mi ha poi riferito che già dopo le prime ore dall’inizio della terapie le pecore hanno iniziato a respirare meglio e ad essere più reattive.

La caratteristica di questo rimedio è la scarsa ossigenazione, la stasi circolatoria, la freddezza, l’ecchimosi, la ridotta forza vitale. Il paziente può essere quasi esanime. Si utilizza, tra le altre cose, nei casi di tachipnea, dispnea, fame d’aria, ansia con insufficienza cardiaca congestizia.

Conclusioni

Questi appunti vogliono essere un suggerimento per gli allevatori ed i veterinari che purtroppo stanno affrontando questo difficilissimo periodo a causa del dilagare improvviso, inaspettato devastante della bluetongue nel nostro ed in altri Paesi. Capisco il significato di sentirsi incapaci ed impossibilitati nel tentare di fare qualcosa di utile. L’aspetto importante da sottolineare da un punto di vista omeopatico e che, seppur trattandosi della medesima infezione, si possono osservare dai quadri clinici differenti e per la scelta del rimedio epidemico per quell’allevamento, è fondamentale individualizzare la sintomatologia. Da quello che ho potuto notare con la mia modestissima esperienza nei confronti di questa malattia, purtroppo nei casi iperacuti, gli allevatori non hanno neanche il tempo di provare ad intervenire con delle terapie, seppur solo sintomatiche, perché le pecore muoiono in pochi giorni o poche ore. È di fondamentale importanza il dialogo con l’allevatore.

Trovo importante concludere che, in assenza di vaccini, laddove la terapia tradizionale (non per critica ma per ausilio e possibilità terapeutica), non si dimostra risolutiva, un trattamento omeopatico ben scelto potrebbe essere di grande aiuto per fronteggiare questa gravissima epidemia e per limitare le perdite affettive, produttive ed economiche di realtà allevatoriali importantissime per l’economia e le tradizioni della provincia di Crotone così come di altre province d’Italia.

Angelica Crisci, Medico veterinario omeopata, PhD -Consulente dell’Associazione Regionale Allevatori della Calabria

Bibliografia

  • Le informazioni riguardanti eziologia, epidemiologia, patogenesi e sintomatologia della BT sono tratte quasi integralmente dal libro: “Trattato di Malattie infettive degli animali”, UTET, Torino, 2002.
  • Le informazioni riguardanti i veleni dei serpenti ed il loro utilizzo come rimedi omeopatici sono tratte dagli Appunti sui serpenti in omeopatia della Dottoressa Chiara Giannelli.
  • Le informazioni riguardanti Carbo vegetabilis sono tratte dai libri “Manuale di omeopatia nel cane e nel gatto” Di Barbara Rigamonti, Urra, Millano, 2009 e “Materia medica omeopatia” di William Boericke, Homeopathic Book Publishers, Londra, 1998.