La brucellosi è un’infezione causata dal batterio Brucella, presente in tutto il mondo. L’uomo può contrarre la malattia entrando in contatto con animali infetti (ovini, caprini, bovini, suini e cani) o con prodotti di origine animale contaminati (latte e latticini non pastorizzati o carne poco cotta). I sintomi sono sia generali (febbre, debolezza, dolori articolari) che specifici su organi come cuore e cervello, e, se non trattata, può diventare cronica o portare alla morte.

In questi giorni l’Agenzia Europea ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) ha divulgato il report epidemiologico annuale relativo ai dati 2022 raccolti tramite il “Sistema di Sorveglianza Europeo” (TESSy), un sistema dedicato, appunto, a raccolta, analisi e diffusione di dati sulle malattie trasmissibili.  Per il 2022, 29 Paesi dell’Unione Europea/Spazio Economico Europeo (UE/SEE) hanno riportato dati sulla brucellosi.  Oltre alle segnalazioni di TESSy, le informazioni provenienti dalla sorveglianza basata sugli eventi per i cluster o i focolai di brucellosi con una potenziale dimensione europea, sono state raccolte attraverso EpiPulse, il portale europeo di sorveglianza delle malattie infettive (europa.eu).

Diciotto dei ventinove Paesi in esame hanno riportato 199 casi confermati. Undici Stati membri hanno segnalato zero casi. Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo e Spagna hanno riportato il maggior numero di casi confermati, pari all’81% di tutti i casi segnalati nell’UE/SEE. Il tasso di notifica nell’UE/SEE per il 2022 è stato di 0,04 casi per 100.000 abitanti. La Grecia ha registrato il tasso più alto, pari a 0,33 casi per 100.000 abitanti,  seguita da Lussemburgo, Portogallo e Svezia, rispettivamente con 0,15, 0,13 e 0,10 casi per 100.000 abitanti (Tabella 1, Figura 1).

In base all’analisi dei dati raccolti, la brucellosi si conferma una malattia rara ma grave nell’UE/SEE, con la maggior parte dei casi ricoverati in ospedale. La tendenza generale dei casi segnalati è diminuita costantemente dal 2018 al 2020. La pandemia COVID-19 ha avuto un impatto significativo sul numero di casi di brucellosi segnalati nel 2020, con il numero di casi che è sceso al livello più basso dall’inizio della sorveglianza a livello europeo nel 2007. Nel periodo 2021-2022, il numero di casi e il tasso di notifica sono tornati a crescere moderatamente, senza comunque raggiungere il livello pre-pandemico. Come negli anni precedenti, nel 2022 il tasso più alto di casi acquisiti a livello nazionale nell’UE/SEE è stato registrato dalla Grecia, dove il tasso di notifica è stato otto volte superiore alla media dell’UE/SEE.

In Italia e in Spagna è stata notificata una diminuzione complessiva dei casi negli ultimi 20 anni, ma la brucellosi rimane un problema sanitario importante, in particolare in alcune regioni di questi Paesi. In Italia, l’89% dei casi casi annui sono segnalati nella parte meridionale del Paese. In Spagna, l’incidenza più alta è stata osservata nelle regioni interne con la più alta densità di bestiame. Qui la brucellosi bovina è stata ufficialmente eradicata nel 2022. In Portogallo, il tasso di notifica è diminuito dal 2009, per quanto resti il triplo rispetto alla media UE/SEE.

La Grecia, l’Italia e il Portogallo non hanno ancora ottenuto la qualifica di ufficialmente indenni da brucellosi nei bovini, negli ovini e nei caprini. Nonostante tutti gli sforzi di eliminazione negli animali, la brucellosi rimane una malattia malattia endemica in questi Paesi. Nel 2022, la maggior parte dei casi di brucellosi è stata causata da B. melitensis. Queste informazioni sono importanti per ottimizzare le misure di controllo per ridurre ulteriormente la malattia nell’uomo, considerando che la B. melitensis è principalmente associata alla brucellosi negli ovini e nei caprini.

In Germania, anche se il numero di casi confermati è aumentato nel 2022, non ha raggiunto il livello pre-pandemico; mentre in Francia il numero più alto di casi è stato riportato dal 2007, anno in cui è iniziata la sorveglianza della brucellosi nel Paese. In entrambi i Paesi la maggior parte dei casi è stata segnalata come correlata ai viaggi, come è avvenuto anche in Svezia, che ha registrato il terzo più alto tasso di notifica nell’UE.  Quando erano disponibili le informazioni sulle destinazioni dei viaggi, la maggior parte dei casi era stata collegata a viaggi al di fuori dell’UE/SEE. Un’ampia percentuale di casi si è verificata in maschi in età lavorativa, il che potrebbe indicare un’esposizione professionale. Le persone che lavorano con animali da allevamento, come agricoltori, allevatori, macellai, lavoratori dei mattatoi e veterinari,  sono note per essere a maggior rischio di brucellosi, che rimane una malattia professionale predominante in tutto il mondo. L’esposizione alimentare è normalmente limitata alle persone che consumano latte non pastorizzato, prodotti caseari o carne poco cotta, in Paesi in cui la brucellosi è endemica negli animali.

La brucellosi bovina, così come quella ovina e caprina, è stata ampiamente eradicata dalla maggior parte degli Stati membri dell’UE, soprattutto della zona settentrionale e occidentale, mentre risulta ancora endemica in zone come il Medio Oriente, parti dell’Africa, dell’Asia e dell’America centrale e meridionale e Sud America.  Negli Stati membri non indenni da brucellosi ovina e caprina o bovina, i programmi nazionali di eradicazione finanziati dall’UE sono importanti per ridurre l’incidenza di questa zoonosi. Oltre agli sforzi per controllarne l’incidenza negli
animali, sono necessari sforzi di prevenzione organizzati e una maggiore consapevolezza nell’ambito della salute sul lavoro. La migrazione di persone da aree endemiche può causare un aumento del numero di casi in Paesi in cui la brucellosi non era precedentemente diffusa. I medici e i laboratori di diagnosi devono essere consapevoli dei sintomi della brucellosi, le informazioni sull’anamnesi lavorativa e di viaggio dovrebbero essere raccolte in modo coerente nell’ambito della sorveglianza di tale malattia.