Il colostro è il primo secreto della ghiandola mammaria, che si modifica gradualmente fino ad assumere le caratteristiche del latte maturo entro il quinto giorno dal parto. L’assunzione del colostro da parte degli agnelli è fondamentale per la loro sopravvivenza, poiché è indispensabile per l’acquisizione dell’immunità passiva, che in questo caso non può avvenire attraverso la placenta in quanto la sua conformazione fisica impedisce il passaggio diretto degli anticorpi dalla madre al feto. A differenza del latte, il colostro presenta elevate quantità di immunoglobuline (Ig), prevalentemente le immunoglobuline di tipo G, che rappresentano oltre il 90% del totale e, in quantità minore, le immunoglobuline di tipo A (IgA) ed M (IgM) (Hurley et al., 2011).

Il colostro è l’unica fonte di nutrienti per gli agnelli, ed è ricco di proteine, grassi, carboidrati, vitamine e minerali essenziali. I minerali essenziali presenti nel colostro svolgono un ruolo importante nella prevenzione di alcune patologie nutrizionali che colpiscono gli agnelli, basti pensare alla malattia del muscolo bianco (MMB), una miopatia imputata alle carenze di Selenio (Se) (Sfacteria et al., 2009). Microelementi essenziali, quali il Se, il Rame (Cu), lo Zinco (Zn) e il Manganese (Mn) assolvono importanti funzioni per l’organismo, hanno infatti un ruolo importante nelle attività antiossidanti e nel proteggere l’integrità delle membrane cellulari dagli stress ossidativi. Alcuni minerali tossici come Cadmio (Cd) e Piombo (Pb), ed allergenici quali il Nichel (Ni), potrebbero anche essere considerati degli indicatori dei livelli di inquinamento degli alimenti somministrati o/e dell’ambiente in cui vengono allevati gli animali.

Recentemente il colostro è stato oggetto di interesse per il suo valore nutrizionale e terapeutico sull’uomo (Mehra et al., 2022), soprattutto nei confronti di malattie infiammatorie intestinali (Chandwe et al., 2021, Davison et al., 2016). Oltre al suo uso tradizionale (ad esempio, una banca del colostro aziendale per gli agnelli che non sono stati nutriti dalle madri, per ridurre l’uso di antibiotici nei neonati [Page et al., 2022]), il colostro di pecora può essere utilizzato nell’alimentazione umana per produrre bevande o integratori alimentari ad alto contenuto di immunoglobuline. Il colostro di pecora è stato anche un’importante risorsa alimentare per le popolazioni mediterranee. Ad esempio, in alcune zone d’Italia è utilizzato per preparare un formaggio molle (noto come Casada), una particolare ricotta inserita nell’elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali. Attualmente sono disponibili pochi dati sulle componenti nutrizionali del colostro ovino, come il contenuto di oligoelementi minerali e la qualità nutrizionale del grasso del colostro. Un adeguato apporto di oligoelementi alle pecore in fase di transizione potrebbe migliorare significativamente la composizione e il valore biologico del colostro, con effetti positivi sulla salute dei neonati, ma anche potenziare il sistema immunitario e la efficienza riproduttiva negli animali da latte.

Nell’ambito di un progetto della Sezione di Scienze Zootecniche del Dipartimento di Agraria di Sassari, e in collaborazione con il Dipartimento di Chimica e Farmacia dell’Università degli Studi Di Sassari e del Dipartimento di fisiologia e nutrizione animale della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Atene (Grecia), è stato condotto uno studio allo scopo di studiare la qualità del colostro delle pecore di razza Sarda. La composizione del colostro è stata confrontata con quella del latte maturo allo svezzamento degli agnelli.

In particolare, lo studio ha riguardato la caratterizzazione del colostro per il contenuto in immunoglobuline, la determinazione del profilo acidico del grasso e della componente minerale essenziale (Se, Cu, Mn e Zn), tossica (Pb, Cd) ed allergenica (Ni). L’indagine è stata condotta nel Nord Sardegna su otto aziende ovine da latte, rappresentative del comparto ovino della Sardegna in termini di dimensione, razza e gestione. In ciascuna azienda sono state scelte 12 pecore della medesima età (3 anni).

Dallo studio è emerso che nel colostro il contenuto in proteine totali (16%) è circa tre volte più abbondante rispetto al contenuto proteico del latte di pecore di razza Sarda (mediamente pari al 5.5%), dovuto alla presenza delle IgG, che ammontano a 40±20 g/L; tale parametro non è risultato significativamente differente tra le aziende per la elevata variabilità riscontrata tra i campioni della stessa azienda. Queste concentrazioni di IgG sono risultate superiori a quelle riscontrate nel colostro di pecore di altre razze, come la Lacaune e la Frisona (rispettivamente 28.9 e 28.8 g/L). Alcune ricerche hanno evidenziato che gli agnelli dovrebbero assumere in media circa 30 g di IgG nelle prime 24 ore dalla nascita per acquisire una corretta immunità passiva (Kessler et al., 2021; Alves et al., 2015). Quindi, considerando una concentrazione media di 40 g di IgG per L di colostro prodotto dalle pecore incluse in questa indagine, gli agnelli di razza Sarda potrebbero raggiungere la adeguata immunità poppando almeno 0,75 L di colostro. E’ importante evidenziare che una forte correlazione è stata riscontrata in questa prova tra il contenuto in proteine totali e in IgG (r = 94%); questo suggerisce che la concentrazione delle proteine totali potrebbe essere utilizzata quale importante indicatore del contenuto di IgG nel colostro prelevato nel giorno del parto. Anche il contenuto in Zn (r = + 0.56) e Se (r = + 0.48) è risultato positivamente correlato con la concentrazione delle IgG, per il fatto che questi elementi sono essenziali per il corretto funzionamento del sistema immunitario (Ferenìca et al., 2003). Una correlazione negativa, seppure debole, è stata invece riscontrata tra IgG e Cu (r = – 0.25), in linea con quanto riportato in letteratura sulla immunosoppressione causata da eccesso di Cu negli ovini (Avaro et al., 1998).

Il confronto tra le quantità di minerali presenti nel colostro e nel latte è riportato nella Figura 1. Le concentrazioni di Cd, Ni e Pb sono risultate non significativamente differenti tra latte e colostro, quelle di Se, Cu e Mn sono risultate significativamente più elevate nel colostro rispetto al latte.

Figura 1 – Concentrazione dei minerali essenziali, tossici ed allergenici e confronto fra colostro e latte maturo, espressi in µg kg-1.

La concentrazione di Se misurata nel colostro di pecora di razza Sarda (con una media di 200 µg kg-1) è risultata maggiore di quella riscontrata nel colostro di vacche da latte (Salam et al., 2013) e di capre (Kachuee et al., 2019). Un adeguato contenuto di Se nel colostro risulta fondamentale nella prevenzione della miodistrofia nutrizionale, la quale può essere contrastata con un dosaggio parenterale di 0,1 mg di Se kg-1 di peso corporeo (BW) o con integratori orali, garantendo una concentrazione di 0,3 µg kg-1 (Sfacteria et al., 2009). Al contrario, un dosaggio di 0,4 µg kg-1 di Se potrebbe essere troppo elevato e causare una sintomatologia acuta da eccesso caratterizzata da sintomi di scialorrea, prostrazione e dispnea (Beretta, 1998).

La concentrazione di Zn nel colostro è risultata tre volte superiore a quella del latte (25000 vs 6300 µg kg-1; Figura 1). Questo potrebbe essere legato all’integrazione di blocchi di sali minerali, contenenti principalmente ossido di Zn, ossido di Mn e selenito di Na, che vengono solitamente messi a disposizione delle pecore negli ultimi due mesi di gestazione, per migliorare le condizioni generali sia delle madri che della prole.

La concentrazione di Cu osservata nel colostro è risultata sette volte superiore a quella del latte (1200 vs 180 µg kg-1; Figura 1). Ciò è probabilmente dovuto all’inclusione nella dieta somministrata agli animali in tarda gestazione, di ingredienti ricchi di Cu, come ad esempio la farina di soia o leguminose (e.g. la erba medica) che possono contenere concentrazioni significative di questo minerale. Invece, il Cu non è presente nei blocchi minerali destinati alle pecore in gestazione, in quanto questi animali sono molto sensibili alla tossicità del Cu a causa dei loro bassi fabbisogni fisiologici e della loro scarsa capacità di gestire assunzioni eccessive di questo elemento. Infatti, le pecore accumulano facilmente Cu nel fegato, che potrebbe essere improvvisamente mobilizzato e immesso velocemente nel circolo ematico, causando gravi sintomi di tossicità. Le assunzioni di Cu raccomandate negli ovini vanno da 3.000 a 10.000 µg kg-1, mentre quantità superiori a 15.000 µg kg-1 sono considerate tossiche (Annicchiarico et al., 2001). L’analisi del Cu nelle razioni raccolte in questa prova ha mostrato una concentrazione di Cu di 6.000±3.000 µg kg-1 (media±sd) e quindi entro i livelli di sicurezza raccomandati per gli ovini.

Il contenuto in metalli pesanti quali Pb e Cd nel colostro è risultato pari a 9 µg kg-1 e a 0.5 µg kg-1 rispettivamente (Figura 1); questi valori sono nettamente inferiori rispetto ai limiti massimi indicati dall’Unione Europea (EC) N. 1881/2006 del 19 dicembre 2006) per gli alimenti dell’infanzia (10 µg kg-1) e per il latte crudo (20 µg kg-1).  Anche il contenuto di Nickel nel colostro (100 µg kg-1) è al di sotto del limite indicato dall’organizzazione mondiale della sanità (WHO), pari a 0.43 mg/ dm-1. Mettendo a confronto colostro e latte si può notare come la concentrazione di Cd sia superiore nel colostro rispetto al latte (0.5 vs 0.3 µg kg-1; Figura 1), mentre non si sono riscontrate differenze significative nel contenuto in Ni e Pb.

Per quanto riguarda il profilo acidico del colostro, gli acidi grassi (AG) C18:1c9 (acido oleico), il C16:0 (acido palmitico), il C14:0 (acido miristico) e il C18:0 (acido stearico) sono risultati quelli più abbondanti, rappresentando da soli il 77% del totale. Gli acidi grassi a lunga catena e quelli a media catena (rispettivamente 47% e 48% del totale degli AG) sono risultati molto più abbondanti rispetto a quelli a corta catena (5% degli AG totali), la cui concentrazione è risultata inferiore di quasi un terzo rispetto a quella nel latte. Il contenuto in acidi grassi a catena dispari e ramificata, che provengono principalmente dai microorganismi ruminali, è risultato inferiore nel colostro rispetto al latte, probabilmente a causa di una riduzione dell’ingestione alimentare nella tarda gestazione e all’inizio dell’allattamento, che può comportare una riduzione dell’attività microbica ruminale. Un risultato simile è stato osservato per il C18:1t11 (acido vaccenico) e per l’acido linoleico coniugato CLAc9t11 (acido rumenico) che sono risultati inferiori nel colostro rispetto al latte.

Per quanto riguarda gli acidi grassi polinsaturi a catena molto lunga (LC-PUFA), quali l’acido arachidonico (ARA), l’acido eicosapentaenoico (EPA), l’acido docosapentanoico (DPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA), sono risultati più abbondanti nel colostro rispetto al latte maturo. Le maggiori concentrazioni di questi LC-PUFA della famiglia degli omega3 e degli omega6 nel colostro rispetto al latte maturo sono probabilmente dovute alle specifiche esigenze nutrizionali dell’agnello neonato; infatti, questi acidi grassi a lunga catena sono importanti costituenti delle membrane cellulari e sono fondamentali per la crescita, per il corretto sviluppo e funzionalità del sistema nervoso in tutte le specie di mammiferi (Ruxton et al., 2007; Basak et al., 2021).

In conclusione, i risultati del lavoro hanno consentito di ottenere un quadro più completo circa le caratteristiche chimiche e nutrizionali del colostro di pecora di razza Sarda. Alla luce dei risultati possono essere fatte alcune considerazioni, soprattutto da un punto di vista pratico: una maggiore attenzione dovrebbe essere prestata alla tipologia e quantità degli alimenti o integrazioni inclusi nella dieta delle pecore a fine gravidanza, così da evitare eventuali carenze e/o eccessi di elementi minerali e rischi di intossicazioni negli animali. Inoltre, vista la l’elevata variabilità riscontata nella concentrazione delle IgG nel colostro, il monitoraggio del loro livello nel colostro di massa potrebbe non è sufficiente per stabilire se tutti gli agnelli presenti in azienda abbiano acquisito la adeguata immunità passiva.

La presente nota è una sintesi del seguente articolo scientifico pubblicato da Animals dove è riportata tutta la letteratura citata: Guiso, M.F., Battacone, G., Canu, L., Deroma, M., Langasco, I., Sanna, G., Tsiplakou, E., Pulina, G. and Nudda, A., 2022. Essential and Toxic Mineral Content and Fatty Acid Profile of Colostrum in Dairy Sheep. Animals, 12(20), p.2730. https://doi.org/10.3390/ani12202730.

Autori

Prof.ssa Anna Nudda e Dott.ssa Maria Francesca Guiso, sotto la supervisione del “Gruppo Editoriale ASPA”: Giuseppe Conte, Alberto Stanislao Atzori, Fabio Correddu, Antonio Gallo, Antonio Natalello, Sara Pegolo, Manuel Scerra.