E’ ormai consuetudine aggiungere sempre gli oligoelementi, sottocategoria dei minerali che si misura in milligrammi, alla dieta giornaliera dei ruminanti.

Gli oligoelementi che si possono integrare sono il rame, lo zinco, il ferro, il molibdeno, il manganese, il cobalto ed il selenio.

I nutrizionisti, quando li aggiungono, considerano come “zero” la concentrazione negli alimenti presenti nella dieta e devono essere attenti a non superare le concentrazioni massime ammesse dalla legge.

La prassi ideale sarebbe quella di analizzare gli alimenti per quantificare la presenza di oligoelementi in modo da formulare un’integrazione mirata. Oggi questo è possibile rapidamente e a basso costo grazie alla tecnologia XRF.

NRC 2001, ossia il testo guida principale per i fabbisogni nutritivi dei bovini da latte, consiglia una concentrazione di rame di 11 mg/kg di sostanza secca nelle diete per bovine a 90 giorni di lattazione, ossia al picco produttivo, per cui poco meno di 300 mg al giorno.

Il rame, una volta assorbito dall’intestino, si accumula prevalentemente nel fegato ma anche altrove. In alcune situazioni esso può essere liberato in grandi quantità e in alcune specie sensibili, ad esempio nelle pecore e nelle bufale, può causare una grave sintomatologia come la gastroenterite e dopo qualche giorno anche emolisi e infine morte.

Il rame è utilizzato sulle piante come fungicida, nei bagni podali per trattare la dermatite digitale e in grande concentrazione nell’alimentazione dei suini per migliorarne la salute intestinale. Può succedere quindi che, direttamente o indirettamente, grandi quantità di rame vadano ad arricchire gli alimenti zootecnici e l’acqua e siano assorbite dall’intestino delle pecore e delle bufale. Per evitare rischi, i molti produttori di mangimi per animali evitano d’inserirlo in tutti prodotti destinati ai ruminanti.

Nei bovini sia da latte che da carne si possono verificare delle carenze. Molte funzioni metaboliche importanti come la riproduzione, l’immunità e la risposta allo stress ossidativo necessitano di rame, per cui l’assenza nei mangimi, la bassa concentrazione in determinati alimenti zootecnici o fattori che ne ostacolano l’assorbimento intestinale, come lo zolfo e il molibdeno, possono creare nei bovini e nelle capre carenze anche gravi.

Il sintomo classico di carenza è la depigmentazione dei peli e della cute intorno agli occhi o il mantello opaco e depigmentato. Si noterà una scarsa risposta immunitaria ai vaccini e alle infezioni, una cattiva fertilità e aborti.

Si consiglia pertanto d’integrare sempre con il rame le diete dei bovini e delle capre, controllando che queste non contengano elevate concentrazioni di zolfo e di molibdeno. Una dieta con una concentrazione di molibdeno > 1 ppm riduce l’assorbimento intestinale di rame mentre una con una concentrazione superiore a 5 ppm (mg/kg) ne inibisce lo stoccaggio nei tessuti. Una razione ideale dovrebbe avere un rapporto rame:molibdeno compreso tra 5:1 e 10:1.

L’attuale legislazione stabilisce che una dieta per bovini adulti (mangime composto) non dovrebbe contenere più di 35 mg/kg (ppm) di rame, anche se EFSA ne consiglia max 30. Negli ovini e nei giovani ruminanti questo limite è di 15 ppm.

Per eliminare ogni dubbio si può verificare lo “status del rame” dosandolo nel latte e nel sangue. Si può cercare anche nel fegato e nei reni ma questi esami sono molto invasivi per cui non applicabili in allevamento.