Il CERTIFICATION’S ESG Rating:2020© integra i principi ESG con i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (UN SDGs), valuta l’allineamento dell’azienda secondo i principi delle norme ISO ed è sempre più diffusa anche nel nostro settore. Ecco perché.
Il rating ESG è un giudizio che certifica la sostenibilità di un’azienda, un titolo o un fondo, dal punto di vista delle sue performance ambientali (Environmental), sociali (Social) e di gestione (Governance). È nato per le società quotate nei mercati, ma ora verrà sempre più applicato a tutte le attività, aziende agricole comprese.
In genere, questa certificazione viene assegnata secondo uno schema costruito all’interno dell’organizzazione o dell’agenzia di rating che lo rilascia, secondo criteri arbitrariamente stabiliti. Ma c’è anche chi opera diversamente.
Lo standard CERTIFICATION’S ESG Rating: 2020© proposto da Certification Milano, un ente accreditato per numerose norme ISO, integra invece i principi ESG con i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile-SDGs decisi dalle Nazioni Unite e valuta l’allineamento dell’azienda secondo i principi di varie norme ISO (come la 9001, 14001, la 45001, etc.), rendicontando i risultati secondo gli standard GRI (Global Reporting Initiative).
Incontrando spesso gli istituti di credito, questi ci manifestano la loro oggettiva difficoltà nello stabilire un rating ESG alle aziende agricole. Ciò, in particolare, nella maggior parte dei casi, a causa dell’assenza di un bilancio depositato e di un predefinito basso livello per gli impatti ambientale e sociale delle stesse aziende agricole. L’aver ricevuto una valutazione ESG da un ente terzo qualificato con uno schema di certificazione globalmente riconosciuto, può permettere alle banche di assegnare un rating migliore, e quindi più vantaggioso, per le aziende agricole.
Il punto di partenza di questa certificazione è rappresentato da obiettivi internazionalmente riconosciuti – gli SDGs appunto – e consente di:
- parlare con un linguaggio comune, accettato globalmente da organizzazioni e stakeholders, grazie al quale comprendere e condividere gli impatti delle organizzazioni stesse,
- migliorare la comparabilità globale delle informazioni delle aziende sugli aspetti ESG,
- favorire una reale trasparenza ed una effettiva assunzione di responsabilità da parte delle organizzazioni lungo tutta la catena di valore.
Tutto questo fa in modo che chi si impegna in questi percorsi possa ottenerne una certificazione dal valore universalmente riconosciuto e priva di alcun “vizio di forma” o conflitto di interesse.
La certificazione oltre il greenwashing
Come spiegato all’interno della Strategia “Dal produttore al consumatore” al centro del Green Deal Europeo, formulato dalla Commissione allo scopo di rendere l’Europa il primo continente ad impatto climatico zero entro il 2050:
“…le persone prestano un’attenzione sempre maggiore alle questioni ambientali, sanitarie, sociali ed etiche e, ora più che mai, ricercano valore negli alimenti. Anche se le società diventano più urbanizzate, le persone vogliono sentirsi più “vicine” agli alimenti che consumano, vogliono che siano freschi e meno lavorati e che provengano da fonti sostenibili. Vi è la necessità di mettere i consumatori nelle condizioni di scegliere alimenti sostenibili: tutti gli attori della filiera alimentare dovrebbero considerarla una loro responsabilità e un’opportunità“.
In altre parole, “la transizione verso sistemi alimentari sostenibili rappresenta anche un’enorme opportunità economica. Le aspettative dei cittadini evolvono e innescano un cambiamento significativo nel mercato alimentare. Si tratta di un’opportunità sia per gli agricoltori, i pescatori e i produttori del settore dell’acquacoltura sia per i trasformatori alimentari ed i servizi di ristorazione. Questa transizione consentirà loro di fare della sostenibilità il proprio marchio e di garantire il futuro della filiera alimentare dell’UE prima che lo facciano i loro concorrenti esteri. La transizione verso la sostenibilità rappresenta un’opportunità per tutti gli attori della filiera alimentare dell’UE, che possono accaparrarsi il vantaggio del pioniere“.
Essere riconosciuti come sostenibili è quindi un importante vantaggio competitivo agli occhi del consumatore. E questo vantaggio deve ricadere su tutti gli attori della filiera: i produttori, i trasformatori ed i distributori.
In un contesto di attenzione crescente nei confronti della sostenibilità, il rischio che qualcuno voglia aggiudicarsi questa fetta di mercato senza averne le credenziali risulta inevitabilmente molto alto. È il cosiddetto greenwashing, un fenomeno definito da una direttiva europea (la 2005/29/CE) come “l’appropriazione indebita di virtù ambientaliste finalizzata alla creazione di un’immagine verde” (…) in “tutte le forme di pratiche commerciali delle imprese nei confronti dei consumatori concernenti gli attributi ambientali dei prodotti o servizi”.
“A seconda delle circostanze, tale pratica può comprendere tutti i tipi di affermazioni, informazioni, simboli, loghi, elementi grafici e marchi, nonché la loro interazione con i colori, impiegati sull’imballaggio, sull’etichetta, nella pubblicità, su tutti i media (compresi i siti Internet), da qualsiasi organizzazione che si qualifichi come “professionista” e ponga in essere pratiche commerciali nei confronti dei consumatori”.
Le aziende operanti nei settori agricolo e dell’allevamento che si impegnano in un percorso di certificazione del proprio impegno di sostenibilità mettono a disposizione informazioni sulle loro attività e potranno raccontare i propri valori, che le istituzioni ed i consumatori guarderanno con interesse sempre maggiore.
Anche perché i vantaggi non si esauriscono nel rapporto con i consumatori: nel giugno del 2020, la Comunità Europea ha approvato la nuova tassonomia, ossia “un sistema di classificazione, che stabilisce una lista di attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale, […] fornendo ad aziende, investitori e regolatori definizioni appropriate di che cosa possa essere considerato sostenibile per l’ambiente”. Questo regolamento si applica a tutti gli investimenti, a partire dalle banche centrali fino alle filiali di provincia, che hanno già ricevuto mandato di investire in attività considerate sostenibili.
Ecco perché una certificazione così robusta permette di dimostrare la propria sostenibilità in maniera oggettiva, universale e riconoscibile.
Questa certificazione di sostenibilità ESG permette di identificare in maniera oggettiva gli impegni di un’azienda agricola verso le tematiche ambientali e, più in generale, anche sociali ed economiche, offrendo maggiori garanzie agli investitori.
Il contributo dell’esperto
Nel Webinar “L’agricoltura intensiva sostenibile è possibile”, organizzato da Ruminantia a gennaio 2021, il tema della certificazione della sostenibilità – dal suo significato profondo al suo “svolgimento” – era stato approfondito grazie all’intervento dell’esperto Angelo Freni.
“Noi che ci occupiamo di certificazione – io in particolare rappresento KHC per i prodotti e Certification Milano per le aziende in riferimento alla sostenibilità – siamo come dei notai”- spiegava l’Ing. Freni – “Con il nostro lavoro attestiamo, producendo specifica documentazione, che l’azienda o il prodotto che stiamo analizzando soddisfa alcuni requisiti (standard). Rispetto, nello specifico, alla sostenibilità, i requisiti che noi osserviamo fanno riferimento al mondo degli standard ISO – ossia ad una serie di norme internazionali che regolamentano il modo in cui ci si occupa di qualità, ambiente, sicurezza, ecc – e sono messi in relazione con gli SDGs, ossia gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Questo è il bagaglio informativo e normativo con cui noi ci presentiamo alle organizzazioni che vogliono ottenere una certificazione, e presso di loro svolgiamo approfondite attività di audit, ossia di valutazione, grazie alle quali raccogliere tutte le evidenze necessarie. Se l’azienda oggetto di valutazione può dimostrare determinate riduzioni e miglioramenti tangibili – per esempio in termini di emissioni, per citare qualcosa che ha a che fare anche con l’agricoltura e l’allevamento – noi certifichiamo la sua sostenibilità e le assegniamo un valore all’interno di una scala (rating). Una precisazione però, a questo punto, è necessaria: queste certificazioni non sono traguardi definitivi. Sono passaggi di un percorso che si rinnova e riformula sistematicamente. Chi ottiene la certificazione di sostenibilità non è arrivato per sempre, anzi: ogni anno è chiamato a dimostrare la propria evoluzione”.
Conclusioni: i vantaggi di un’azienda con certificazione di sostenibilità
Poter dimostrare il proprio impegno verso la sostenibilità, non soltanto in ambito ambientale, ma anche sociale ed economico, attraverso una certificazione basata su norme universalmente riconosciute potrà fugare ogni dubbio verso i consumatori, il mondo finanziario e le istituzioni, e potrà costituire nell’immediato futuro un importante vantaggio competitivo.
Sostenibilità con SOP
SOP, tra le varie soluzioni adottabili da un’azienda agricola, offre un pacchetto completo di applicazioni per il ciclo della stalla, in grado di ridurre i gas climalteranti derivanti dalle emissioni enteriche, dai reflui presenti in stalla, dal liquame (nello stoccaggio e nello spandimento), dal mais e dalle foraggere e ridurre drasticamente le emissioni di ammoniaca provenienti dai reflui. Inoltre, riduzioni di concimazione chimica, minore consumo idrico e molti altri vantaggi che contribuiscono a rendere più sostenibili le attività agricole. Tutti i risultati sono scientificamente dimostrati in pubblicazioni su riviste internazionali e riscontrabili oggettivamente presso le stesse aziende agricole.
Nel 2020 SOP si è sottoposta al processo di Certificazione della Sostenibilità secondo il CERTIFICATION’S ESG Rating:2020© ed è stata certificata come azienda sostenibile ottenendo la valutazione di AA, con 14 obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) raggiunti su 17 con una percentuale superiore al 60%.
Nel 2021 SOP, durante il rinnovo, ha migliorato il suo rating ottenendo la valutazione di AA+, con 16 obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) raggiunti su 17 con una percentuale superiore al 60%.