I fenomeni climatici avversi, ed in particolare l’alternanza di alluvioni e siccità estrema, sono diventati, purtroppo, sempre più frequenti. Per questo motivo il Governo dal 2023 ha emanato degli atti normativi finalizzati ad aumentare la resilienza dei sistemi idrici e ridurre la dispersione delle risorse esistenti, tra cui ricordiamo il decreto-legge 14 aprile 2023, n. 39 (D.L. Siccità), convertito con legge del 13 giugno 2023, n. 68. Con il DL Siccità è stata istituita una “Cabina di regia per la crisi idrica” presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, costituita da 7 Ministri (tra cui quello dell’agricoltura e quello dell’ambiente) e il Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome; ed è stato nominato un Commissario straordinario nazionale, per l’adozione di interventi urgenti atti a fronteggiare la scarsità idrica. Tra i compiti del Commissario, incaricato dalla Cabina di regia, troviamo: la verifica ed il monitoraggio dello svolgimento dell’iter autorizzativo dei progetti di gestione degli invasi di cui all’art. 144 del d.lgs. 152/2006 finalizzato alle operazioni di sghiaiamento e sfangamento degli invasi, nonché l’individuazione delle dighe per le quali risulta urgente l’adozione di interventi per la rimozione dei sedimenti accumulati nei serbatoi.
Questa una piccola panoramica finalizzata esclusivamente a riepilogare come ci si sta muovendo a livello politico sul tema. Ma, nel frattempo, cosa sta succedendo sul territorio? Negli ultimi mesi abbiamo seguito piuttosto da vicino la triste vicenda della Sicilia, stretta nella morsa della siccità, e abbiamo pubblicato varie notizie a partire da quando, lo scorso 9 febbraio 2024, la giunta regionale ha ufficialmente dichiarato “lo stato di calamità naturale da siccità severa su tutto il territorio regionale” (leggi QUI). Da allora si sono susseguite delle azioni che non hanno, però, soddisfatto la maggior parte degli allevatori e degli agricoltori, tanto che, martedì 28 maggio 2024, le vie di Palermo sono state invase da oltre 20.000 manifestanti (fonte Coldiretti) che richiedevano a gran voce interventi immediati per fronteggiare la mancanza di acqua e di foraggio per gli animali (leggi anche “Siccità: gli agricoltori siciliani invadono le vie di Palermo“). Sono trascorsi più di due mesi e qualcosa si è mosso con l’arrivo, ad esempio, del “bonus fieno” ma, a livello meteorologico nessuna novità, e questo ha comportato all’Isola il riconoscimento da parte della Conferenza Stato – Regioni delle “condizioni di forza maggiore e circostanze eccezionali” per la persistente siccità (leggi anche “Sicilia: “condizioni di forza maggiore e circostanze eccezionali” per la persistente siccità“).
In questo drammatico contesto, non possiamo non chiederci in che modo stiano portando avanti concretamente le loro attività gli allevatori e gli agricoltori che vivono questa condizione, e allora glielo abbiamo voluto domandare direttamente, per farci portavoce delle loro opinioni e delle loro difficoltà. In particolare abbiamo avuto il piacere di parlare con alcuni allevatori di bovini e con una rappresentanza di orticoltori. In entrambe le attività la mancanza di acqua sta mettendo a dura prova la solidità delle produzioni, e la sopravvivenza stessa sia degli animali che dei vegetali. Si sta gestendo l’emergenza cambiando i piani colturali e posticipando le semine, con la speranza dell’arrivo delle piogge. Ma nessuno può sapere con esattezza quando e come cambierà il tempo, e quindi c’è bisogno di interventi concreti nell’immediato e di programmare, contemporaneamente, azioni future che mettano al riparo da queste circostanze, perché ormai il cambiamento climatico è una realtà e l’unica speranza di continuare a fare agricoltura e allevamento in una terra come la Sicilia, dichiarata “zona rossa” per risorse idriche, è quella di attrezzarsi a gestire i periodi di completa siccità.
Cosa si potrebbe fare nell’immediato?
Riguardo le azioni messe in campo, gli allevatori si dicono soddisfatti dell’arrivo dei foraggi dal nord, che gli consente almeno di soddisfare le esigenze nutrizionali degli animali messi così a dura prova, ma è estremamente necessaria anche la disponibilità di acqua e su questo fanno notare che esistono delle vasche di raccolta, così come delle dighe (ad esempio la Diga di Santa Rosalia a monte della provincia di Ragusa), su cui bisognerebbe agire urgentemente con delle misure di manutenzione, al fine di ripristinarle nel più breve tempo possibile. Ci sono anche diversi bacini di raccolta che risalgono agli anni ’70 – ’80 che però, nel passaggio delle competenze tra le varie istituzioni, sono ora sotto la responsabilità del Genio Civile che ne ha rilevato la mancanza di autorizzazioni e la localizzazione in aree divenute in questi anni protette, e sulle quali non è possibile, pertanto, agire con mezzi meccanici ed effettuare operazioni di ammodernamento. Insomma, le strutture ci sono ma le difficoltà burocratiche e le necessità di ammodernarle ne stanno impedendo l’utilizzo. Dal canto loro, allevatori e agricoltori riconoscono l’impegno profuso dall’Assessorato regionale all’Agricoltura che sta cercando di collaborare con il Genio Civile per snellire e accelerare le pratiche necessarie.
Idee per il futuro?
Sono tante le idee emerse in questo interessante confronto con allevatori e agricoltori siciliani. Sono consapevoli del fatto che per continuare le loro attività sarà necessario essere preparati adeguatamente a gestire le problematiche legate al clima, a convogliare le acque dei forti e rari temporali in bacini che ne consentano l’utilizzo quando, invece, la preziosa risorsa manca. Si è parlato della realizzazione, ad esempio, di bacini a valle dei territori, oltre che a monte come ci sono adesso, in quanto consentirebbero di captare una quantità decisamente maggiore di acqua, e di realizzare strutture per il riutilizzo della stessa. Ma la differenza più grande la potrebbero fare i dissalatori e gli impianti di desalinizzazione, che in tanti Paesi stranieri rappresentano già una soluzione concreta e percorribile. Sarebbe auspicabile una maggiore e più proficua collaborazione tra il settore pubblico e quello privato, ad esempio seguendo la strada già tracciata nell’ambito del fotovoltaico, e così le aziende private con disponibilità ad investire in bacini di raccolta e impianti vari potrebbero riversare nella rete pubblica l’acqua e renderla fruibile a tutti.
Insomma, chi sta in campo ha urgenza di trovare soluzioni e proposte concrete, e il più delle volte sono anche molto valide! Dal canto nostro speriamo di aver contribuito in qualche modo alla causa dando voce a coloro che credono nel lavoro che fanno e vogliono continuare a svolgerlo nel migliore dei modi!