Il 2024 inizia con una ripresa della produzione di latte sia a livello UE che in Italia, accompagnata da una sostanziale stabilità dei prezzi alla stalla e un leggero calo dei costi di produzione.
Sono queste alcune delle considerazioni contenute nel nuovo report pubblicato da Ismea, che analizza le tendenze e dinamiche recenti nel settore lattiero-caseario e fotografa la situazione del mercato sia in UE che a livello nazionale.
Cresce la produzione di latte in UE
La produzione di latte vaccino nei 27 Stati membri dell’UE è in ripresa (+1% nel periodo gennaio-maggio 2024) grazie all’andamento positivo di alcuni dei principali paesi produttori (Francia +1,1%, Germania +0,3%, Polonia +4,8%, Spagna +2,3%) nonostante una generalizzata contrazione dei capi (-1,7% secondo il censimento di dicembre 2023), e al progressivo miglioramento dei margini degli allevatori.
I prezzi del latte alla stalla rimangono al di sotto dei livelli record dello scorso anno, stabilizzandosi intorno ai 46 euro/100 kg nel primo semestre 2024.
La maggiore disponibilità di latte ha favorito la produzione di formaggi (+4% nei primi cinque mesi del 2024), mentre quella di burro (-2,2%), latte scremato in polvere (-1,5%) e latte intero in polvere (-0,1%) continua a diminuire.
Produzione in ripresa anche in Italia
La produzione risulta in ripresa anche in Italia. I dati Agea riportano un +1,5% delle consegne ai caseifici rispetto a gennaio-maggio del 2023, in linea con alcuni dei principali produttori europei.
Il prezzo alla stalla nazionale è rimasto stabile dall’inizio dell’anno, attestandosi a giugno a 51,6 euro/100 litri (Iva esclusa, senza premi), da un lato spinto al ribasso dalla competizione con i principali fornitori comunitari e dall’altro spinto al rialzo dalle quotazioni dei principali formaggi della tradizione.
I costi di produzione, pur rimanendo alti, proseguono la discesa iniziata la scorsa estate. Nei primi sei mesi del 2024, secondo l’indice Ismea, i prezzi degli input impiegati negli allevamenti bovini da latte sono scesi del 15% (dopo la stabilità del 2023 e il +26% del 2022), soprattutto per il ribasso dei prezzi dei mangimi (-22% nel periodo gennaio-giugno) e dei prodotti energetici (-11%).
Le quotazioni delle materie prime destinate all’alimentazione del bestiame sono gradualmente scese nel corso del 2023 per poi stabilizzarsi nella prima parte del 2024, arrivando a giugno a 226 euro/tonnellata per il mais (-9% rispetto a un anno fa) e a 485 euro/tonnellata per la farina di soia (-3% su base annua), anche se per entrambi sono stati segnalati ulteriori ribassi a luglio.
Fattori climatici nel caso del mais e fattori geopolitici nel caso della soia potrebbero però determinare instabilità e volatilità nel prossimo autunno.
Andamenti contrastanti per il mercato all’ingrosso
Il 2024, soprattutto grazie a una vivace domanda estera, si apre con una crescita delle quotazioni dei principali prodotti guida del mercato lattiero-caseario nazionale.
Per il Grana padano i listini della stagionatura minore hanno raggiunto la quotazione record di 9,63 euro/kg nel mese di giugno, con uno scarto di oltre il 10% rispetto al valore già elevato di un anno fa. Andamento analogo per il Parmigiano Reggiano, che per la stagionatura di 12 mesi ha superato nel mese di giugno il prezzo di 11 euro/kg, con una crescita del 7,9% rispetto allo stesso mese del 2023.
Sono contrastanti invece le dinamiche degli altri derivati, con la mozzarella vaccina in calo (-5,5% su base annua nel mese di giugno) e il prezzo del burro quasi raddoppiato rispetto a un anno fa e nuovamente sopra i 4 euro/kg per lo zangolato di creme fresche.
Ottimi risultati per le esportazioni
Prosegue il trend positivo delle esportazioni dei prodotti lattiero-caseari italiani che, dopo gli straordinari risultati del 2023, hanno continuato ad aumentare anche nella prima parte del 2024 (+7,2% in valore e +11,0 % in volume) grazie alla vivace domanda e a un recupero di competitività in termini di prezzi.
Fondamentale il contributo di formaggi e latticini (+13,2% in volume e +8,4% in valore nel periodo gennaio-aprile 2024), e soprattutto di formaggi freschi (+14,9% in volume e +8,5% in valore), Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+13% in volume e +9,6% in valore) e i grattugiati (+11,7% in volume e +6,9% in valore); in aumento anche il Gorgonzola (+4,9% in volume e -1,5% in valore).
Aumentano le importazioni di latte in cisterna nel primo quadrimestre 2024 (+11% in volume su base tendenziale), favorite da prezzi di fornitura competitivi. La Germania si conferma come primo fornitore con una crescita del 10% dei flussi in entrata, nonostante le cisterne provenienti dalla Francia siano quasi triplicate e quelle dall’Ungheria raddoppiate (in entrambi i casi con variazioni a tre cifre).
Si rileva anche un aumento dell’import di formaggi (+2,1% in volume e +2,4% in valore nei primi quattro mesi del 2024), in particolare freschi e semiduri, e di yogurt (+11,7% in volume), mentre si riduce quello di burro (-12,5% in volume), a causa di prezzi ancora elevati, e latte confezionato (-10,2% in volume), per la minore domanda interna.
Si alleggerisce il carrello della spesa degli italiani
Nonostante il ridimensionamento dell’inflazione, nella prima metà del 2024 prosegue il calo della spesa alimentare che per i lattiero-caseari scende del 2,4% in valore e dell’1,6% in volume.
Prosegue il crollo del latte fresco (-7,5% in volume), sempre meno presente nelle tavole degli italiani, che registra la contrazione delle quantità più consistente di tutto il settore. Calano anche i formaggi duri, anche se in modo meno deciso (-0,9%).
Fanno eccezione alla generalizzata flessione degli acquisti, lo yogurt (+3% in volume), ma anche i formaggi freschi (+0,7% in volume) e quelli industriali (+2,7%).
Cosa ci aspetta per il futuro?
Rimangono incerte le prospettive a breve termine del settore a livello mondiale, soprattutto per l’evoluzione delle crisi geopolitiche in Ucraina e in Medio Oriente.
In UE, le stime della Commissione evidenziano alcuni sviluppi favorevoli per l’agricoltura in termini di contrazione dei costi di produzione, che rimangono tuttavia al di sopra dei livelli pre-Covid. Il miglioramento della redditività degli allevatori dovrebbe stabilizzare la produzione di latte nell’anno in corso (+0,4% rispetto al 2023), nonostante il continuo calo del numero di capi. Nel report di stima un ulteriore aumento della produzione di formaggio nel 2024 che, grazie a prezzi competitivi, potrebbe tradursi in una crescita delle esportazioni UE (+2,5%). E’ invece improbabile un’ulteriore crescita delle esportazioni di latte in polvere UE, a causa del limitato potenziale di espansione dei mercati del Nord Africa e del Medio Oriente.
Per quanto riguarda il mercato nazionale, preoccupa il calo di produttività delle bovine, che a causa delle ondate di calore potrebbe essere più grave rispetto a quello fisiologico, ma anche quello delle rese in campo (per le piogge prolungate al nord e siccità al sud), che potrebbe ridurre la disponibilità di foraggi e impattare sui costi dell’alimentazione.
Per i mesi estivi è in corso un rialzo dei prezzi alla stalla, ma Ismea evidenzia l’apertura di una forbice piuttosto ampia in funzione della destinazione finale della materia – latte alimentare e formaggi generici rispetto a formaggi Dop – in considerazione dell’ulteriore crescita dei prezzi dei formaggi grana a luglio.
Per quanto riguarda la fase di trasformazione, nonostante le possibili criticità legate all’approvvigionamento di materia prima sia in termini di volumi che di costi, gli operatori del settore lattiero-caseario sono ottimisti, soprattutto con riferimento alle aspettative di vendita in questa seconda parte dell’anno legate allo straordinario sviluppo del settore turistico.
Per maggiori informazioni è possibile scaricare qui il report integrale: