Il fatto che quando si parla di emissioni di gas serra e ammoniaca dell’agricoltura, e nello specifico della zootecnia, i dati che vengono utilizzati non sono neppure simili l’uno all’altro, crea molta confusione e frustrazione in chi si sta impegnando seriamente per migliorare la sostenibilità del suo allevamento.

Per dare un futuro alla nostra zootecnia e interloquire adeguatamente con chi non la ritiene superflua, la certezza dei dati è di fondamentale importanza.

Ruminantia, già dal 2020, segue con molta attenzione l’uscita del National Inventory Report di ISPRA organizzando ogni anno una videointervista a Eleonora Di Cristofaro e Marina Vitullo dell’ISPRA per commentarlo.

L’ISPRA (acronimo di Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) è l’ente italiano che ha la massima competenza anche sulle emissioni in atmosfera e i dati che presenta sono per tutti noi dell’agroalimentare di grande importanza.

I punti fermi del report 2024 sono che l’agricoltura è stata responsabile nel 2022 del 7.4% delle emissioni di gas climalteranti e del 90.4% di quelle di ammoniaca. La zootecnia pesa per il 5.8% del totale e i ruminanti da soli pesano per il 4.8%.

Dai dettagli che avrete modo di sentire da ISPRA si evidenziano chiaramente le aree di miglioramento. Le aziende dove vengono allevati i ruminanti hanno ampie superfici agricole coltivate o pascoli permanenti dove una buona percentuale di carbonio viene sottratto dall’atmosfera (decarbonizzazione).

Pertanto, al totale di emissione di CO2eq andrebbe sottratta questa quota, ed è ragionevole pensare che molti allevamenti italiani sottraggono gas serra in quantità superiore a quella che producono.

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