Mi capita spesso che allevatori o colleghi mi chiedano di dare un giudizio su una stalla che sto visitando. Se è ben costruita, se le cuccette vanno bene, se il pavimento è ben fatto, se le vacche hanno il giusto spazio o se il sistema di raffrescamento estivo degli animali è corretto.

All’inizio rispondevo con dei dati, magari misurando le dimensioni delle cuccette, contando i ventilatori e gli ugelli dell’acqua per il raffrescamento, osservandone la regolazione, o misurando i metri lineari degli abbeveratoi e quant’altro. Compilavo in pratica una check-list “mentale” fatta di nozioni che negli anni mi si sono stratificate nella mente.

Mi fece molto riflettere alcuni anni fa quando il direttore di un mega allevamento di bovine da latte di Shanghai, che stavo visitando in piena estate, mi chiese un’opinione sulla loro stalla, e soprattutto sul sistema di raffrescamento che avevano adottato. Credo di non avere mai visto in un allevamento contemporaneamente istallate tutte le attrezzature ritenute, più o meno da tutti, all’ultimo grido. Tutto era apparentemente perfetto e le dotazioni delle migliore marche. Prima di rispondergli il rituale “complimenti, ottima stalla” mi sono preso un’ora di tempo per girarla tutta, anche se superficialmente visto che contava 10.000 vacche in lattazione.

Dopo quella rapida e “calda” passeggiata (temperatura esterna >38°C) ho capito quanto fosse “debole” il concetto di gold standard, ossia di “perfezione”, nel giudicare un allevamento e le sue attrezzature. Una “perfezione” che spesso si riferisce a quanto pubblicato su un sito americano di prestigio o ascoltato in un convegno di qualche famoso guru.

Ho dato al direttore della stalla cinese una risposta che forse lo ha spiazzato e deluso, abituato com’era alle risposte “modello anglofono”. Gli dissi testualmente: “Perché non lo chiede alle sue vacche? Io gliel’ho chiesto e loro mi hanno risposto”. Ne ho viste molte ansimare, molte con i garretti lesionati e le ho viste immobili che è il modo classico delle bovine (più precisamente delle prede) di manifestare malessere, ossia il contrario di benessere. Il cinese mi ha risposto che nel costruire la stalla si era affidato al miglior specialista canadese e che per arredarla aveva interpellato i migliori costruttori al mondo di gomme per le corsie di transito, di cuccette e materassi, e di ventilatori e docce. La mia risposta è stata: “Mi dispiace ma forse al famoso progettista canadese non avete detto che la stalla sarebbe stata costruita a Shanghai e non a Toronto, che la forma e le dimensioni della frisona cinese sono molte diverse da quelle della frisona europea e americana e che per regolare i cicli aria-acqua di raffrescamento ci si deve far guidare dalla misura della temperatura rettale e della frequenza respiratoria delle bovine, e non dalle tabelle o dai protocolli.”

Dopo questa esperienza ho adottato un altro criterio per giudicare complessivamente una stalla e la sua gestione.

Considerando che i principali problemi delle bovine da latte sono tre: fertilità, mastiti e zoppie, inizio proprio da qui. Se un allevamento, non per scelta ma per necessità, per fecondare le bovine si deve ricorrere sistematicamente ad Ovsynch ed alle sue infinite varianti perché le bovine non hanno un comportamento estrale, o meglio questo non è visibile dall’uomo, significa che la stalla è mal costruita o che la dieta è inappropriata. Se le media ponderata delle cellule somatiche individuali è maggiore di 200.000 o il numero di vacche con più di 200.000 cellule somatiche è maggiore del 15% significa o che l’igiene non è sufficiente o che la mungitura non va. Stesso dicasi per la dermatite digitale che ha ormai un andamento endemico. Questa patologia si propaga infatti in allevamento se i piedi sono sempre bagnati e ricoperti di liquami, quindi se la stalla non è pulita o se non viene pulita a dovere.

Un discorso a parte, ma con le medesime considerazioni, lo merita lo stress da caldo. Se, nonostante siano presenti in stalla ventilatori e docce, più del 15% di bovine ha una frequenza respiratoria superiore a 70 atti al minuto e lo stesso numero di bovine ha una temperatura rettale maggiore anche di solo 0.5°C rispetto alla norma, vuol dire che l’impianto di raffrescamento è inefficace, mal gestito o tutte e due.

Ragionare per dogmi e pregiudizi non fa evolvere le cose e non obbliga a pensare con la propria testa ed è quindi la strada meno faticosa da percorrere. Ha solo l’aspetto negativo di essere quasi sempre molto molto breve.