Dall’ultimo sondaggio di Eurobarometro (Ottobre 2018), si evidenzia che il 68% degli europei ritiene che il proprio paese abbia tratto benefici dall’appartenenza all’Unione europea (EU28). Questa percentuale crolla al 43% in Italia, collocandola in fondo alla lista dei paesi europei.

In ogni caso, l’Italia sta percorrendo con l’UE un percorso comune e l’agricoltura è forse il settore produttivo più condizionato. Nel bene e nel male. Può essere pertanto utile a tutti, e specialmente agli allevatori di ruminanti da latte, conoscere qualche numero in più per programmare meglio il presente e il futuro.

La produzione di latte è il secondo settore più importante dell’agricoltura europea, rappresentando più del 12% della produzione agricola. Nel 2016 sono stati prodotte 168 milioni di tonnellate di latte di cui il 97% bovino e il 3% di pecora, capra e bufala. L’Europa, sempre nel 2016, è il più grande produttore di latte del G20 sia in termini assoluti sia relativi alla popolazione. Il G20 rappresenta i due terzi del commercio e della popolazione mondiale, oltre all’80% del PIL del mondo. Fanno parte del G20: Arabia Saudita, Argentina, Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sud Africa, Sud Corea, Turchia, Unione Europea.

Il primo Paese produttore europeo di latte è la Germania seguita, proporzionalmente, da Francia, Inghilterra, Olanda e Polonia. L’Italia occupa il settimo posto in classifica.

 

Produzione di latte bovino nel 2017 (per 1000 tonnellate).

In Europea (EU28), si allevano circa 23 milioni di bovine da latte (2017); inoltre, si contano circa 600.000 allevamenti e 12.000 industrie di trasformazione con un numero complessivo di occupati di circa 300.000 unità.

Numero di bovine allevate in Europa e la loro evoluzione negli ultimi anni.

La produzione pro-capite più alta d’Europa, nel 2016, si è registrata in Lombardia (9870 kg).

Il 3% del latte prodotto in Europa (2016) è biologico. In Svezia, Austria, Lituania e Danimarca questa percentuale sale al 10%. E’ invece di solo lo 0,5% in Irlanda, Spagna e Polonia. La produzione media di latte negli allevamenti biologici è più bassa del 30% rispetto a quelli convenzionali.

Gli allevamenti da latte sono un’attività chiave nelle regioni montane (zone svantaggiate) al punto da produrne circa il 10% del totale. Sono aziende piccole spesso estensive molto gradite al consumatore e con un impatto molto positivo sull’economia locale.

Dal 1983 al 2013 il numero degli allevamenti in Europa (EU 11) è diminuito dell’81% con una perdita di 1,2 milioni d’unità. Tuttavia, sono aumentate le stalle specializzate che hanno accresciuto la loro dimensione e la produzione, quest’ultima grazie a miglioramento genetico ed efficienza alimentare e manageriale.

Dal 2003 al 2013 la produzione dei formaggi è aumentata del 26%, mentre la loro esportazione è cresciuta del 69%. Molti importante in Unione Europea la produzione e commercializzazione dei prodotti a Denominazione (DOP,IGP e STG).

 

Prodotti a Denominazione nelle EU: Fonte rapporto Ismea-Qualivita 2018.

L’Unione Europea oltre ad essere il più grande produttore di latte è anche il maggior esportatore di formaggio e i suoi principali mercati sono, nell’ordine, USA, Nuova Zelanda, Australia e Bielorussia.

Il futuro

Il futuro europeo del settore lattiero-caseario presenta numerose sfide e per questo deve diventare più resiliente e sostenibile. Da un punto di vista economico, è necessario ridurre i costi di produzione per migliorare la competitività, aumentando al contempo la resilienza economica delle aziende lattiero-casearie di fronte all’elevata volatilità dei prezzi e all’incertezza del mercato. Allo stesso tempo, il settore lattiero-caseario deve essere più efficiente nell’uso delle risorse naturali come acqua e alimenti e fare di più per controllare l’impatto ambientale delle attività di allevamento (riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, inquinamento delle acque, ecc.). L’allevamento da latte resiliente significa anche prendersi cura delle mandrie e soddisfare le esigenze sanitarie (il secondo peggior problema di benessere degli animali in Europa ora è il cattivo benessere delle vacche da latte a causa di disturbi alle zampe, la mastite e i problemi riproduttivi).

Un rapporto EIP-AGRI del 2018 esplora tre aree chiave attraverso le quali raggiungere sistemi di produzione robusti e resistenti. Per quanto riguarda il mondo della bovina da latte, la genetica e l’allevamento di precisione (precision livestock farming, PLF) sono aree con un elevato potenziale per migliorare la robustezza e la resilienza. A livello di azienda agricola, la relazione esamina i modi per aumentare la capacità di un’azienda agricola di assorbire gli impatti causati da cambiamenti nelle condizioni ambientali, sociali o economiche. Infine, per il settore lattiero-caseario, la relazione identifica il ruolo essenziale di informazione, comunicazione e dialogo tra agricoltori e consumatori, che richiede una migliore interazione tra le parti coinvolte.

L’UE come attore globale nel settore lattiero-caseario

L’UE è il maggiore esportatore mondiale di formaggio e, più in generale, uno dei tre principali attori al mondo per le esportazioni di prodotti lattiero-caseari, insieme alla Nuova Zelanda e agli Stati Uniti. I principali prodotti lattiero-caseari dell’UE destinati all’esportazione sono il formaggio, il latte scremato in polvere e il latte confezionato. Nel 2017, gli Stati Uniti erano di gran lunga il principale importatore di formaggi dell’UE, seguiti da Giappone e Svizzera. La Cina era il primo importatore di latte confezionato e il secondo importatore di latte scremato in polvere dopo l’Algeria. Le esportazioni di prodotti lattiero-caseari dell’UE sono aumentate costantemente nei tre anni successivi all’abolizione delle quote latte. Il 2017 è stato un anno positivo per queste esportazioni (formaggio, latte in polvere, burro, latte condensato, latte, panna e yogurt), che hanno superato 20 milioni di tonnellate di latte equivalente, con un aumento del 14,5% rispetto al 2016. L’UE è stata anche il primo esportatore al mondo di SMP nel 2017, registrando un aumento del 36,7% in volume rispetto al 2016.