La Commissione europea ha pubblicato i risultati della consultazione pubblica sulla revisione della legislazione sul benessere degli animali, avviata il 15 ottobre 2021 e conclusasi il 21 gennaio 2022 dopo 14 settimane.
Il benessere animale è un fattore chiave per una produzione alimentare sostenibile. Pertanto, nell’ambito della strategia Farm to Fork, la Commissione si è impegnata a revisionare l’attuale legislazione dell’UE in materia entro il 2023 e a considerare l’introduzione di un’etichettatura sul benessere degli animali. L’obiettivo è migliorare il benessere animale e ampliare il campo di applicazione della legislazione, allineandola alle ultime evidenze scientifiche, alle attuali priorità politiche e alle aspettative del pubblico, il tutto semplificandone l’applicazione.
La consultazione pubblica avviata dalla Commissione ad ottobre ha fornito un’importante opportunità per raccogliere opinioni ed esperienze sia sull’adeguatezza dell’attuale legislazione dell’UE sul benessere degli animali, sia su come migliorare e integrare le disposizioni esistenti.
La Commissione ha quindi pubblicato un documento per sintetizzare i contributi ricevuti, di cui riportiamo un estratto.
Informazioni sugli intervistati
Dei 59 281 partecipanti alla consultazione, 54 611 erano cittadini dell’UE (92%) e 2 817 cittadini non UE (5%). Gli altri 1 856 erano suddivisi in: 116 accademici/ricercatori; 123 associazioni di categoria; 537 imprese/organizzazioni professionali; 266 ONG, 103 organizzazioni (11 organizzazioni dei consumatori e 92 organizzazioni ambientaliste); 83 autorità pubbliche; 38 sindacati e 590 che si sono identificati come “altro”.
Tra gli Stati membri dell’UE, i paesi che hanno partecipato maggiormente sono stati Germania (23%), Francia (15%), Polonia (10%), Italia (8%) Svezia (7%), Spagna (6%) e Danimarca (5%). I paesi extra UE che maggiormente hanno partecipato sono invece stati Regno Unito (2%) e Norvegia (2%).
I risultati
Il questionario della consultazione pubblica conteneva 13 domande (e numerose sotto-domande), di cui 4 riguardavano il funzionamento delle attuali norme UE in materia di benessere degli animali e 9 le possibili opzioni di revisione della normativa vigente.
Fitness Check
Circa la metà dei partecipanti (49% – 28 875 su 59 281) percepisce, anche fortemente, che rispetto a 25 anni fa c’è una protezione più uniforme degli animali d’allevamento in tutti i paesi dell’UE. L’80% (526 su 660) delle organizzazioni professionali e delle imprese ha concordato con tale affermazione, mentre era d’accordo il 48% (26 077 su 54 611) dei cittadini dell’UE. Le istituzioni accademiche/di ricerca hanno ampiamente condiviso questa affermazione (60% – 70 su 116), così come i cittadini non comunitari (59% – 1 661 su 2 817) e le autorità pubbliche (57% – 47 su 83).
La stragrande maggioranza (92% – 54 504 su 59 281) degli intervistati ritiene che l’attuale legislazione dell’UE sul benessere degli animali non garantisca una protezione adeguata e uniforme di tutte le specie animali che ne hanno bisogno, opinione fortemente sostenuta anche dai cittadini extra UE (95% – 2 665 su 2 817) e dalle ONG (93% – 248 su 266), e largamente condivisa dalle organizzazioni dei consumatori e ambientaliste (84% – 87 su 103) e in misura minore dagli istituti accademici/di ricerca (77% – 89 su 116). (Leggi anche “C’è caos nella valutazione del benessere animale in allevamento. L’UE cerca una soluzione condivisa“)
Le opinioni sono invece contrastanti per quanto riguarda l’efficacia della normativa nella creazione di un sistema alimentare più sostenibile. La maggioranza delle autorità pubbliche (61% – 51 su 83) e delle organizzazioni dei consumatori e ambientaliste ( 57% – 59 su 103), e circa circa la metà dei cittadini dell’UE (43% – 23 200 su 54 611), non hanno ritenuto che l’attuale legislazione dell’UE sul benessere degli animali soddisfi le sfide future in relazione alla produzione alimentare sostenibile. Tuttavia, la maggior parte delle organizzazioni professionali e delle imprese (78% – 348 su 660), ONG (58% – 153 su 266) e accademici (60% – 70 su 116) ritiene che l’aumento del benessere degli animali abbia contribuito a sistema alimentare più sostenibile.
Quasi la metà degli intervistati (48%) percepisce che avere regole comuni sul benessere degli animali ha facilitato il commercio e una maggiore concorrenza in Europa. Questo punto di vista era fortemente condiviso tra le ONG (67% – 177 su 266) e gli accademici (53% – 62 su 116), ma solo dal 51% (337 su 660) delle organizzazioni professionali e delle imprese e meno della metà delle organizzazioni dei consumatori e ambientali (41% – 42 su 103).
La maggioranza (65%) degli intervistati ha ritenuto di non essere sufficientemente informata sulle condizioni di allevamento degli animali nell’UE. Questa opinione era condivisa dall’84% (46 032 su 54 611) dei cittadini dell’UE. La maggioranza dei cittadini dell’UE (59% – 31.944 su 54.611) crede fermamente che le norme e i requisiti sul benessere degli animali siano troppo complessi per essere compresi dai consumatori. Una netta maggioranza delle autorità pubbliche (64% – 53 su 83) ritiene che gli attuali requisiti dell’UE in materia di benessere degli animali non sono facili da applicare, essendo poco chiare le modalità di applicazione.
Etichettatura sul benessere animale
Il 90% dei partecipanti (ovvero 53 128 su 59 281) ritiene che un’etichetta UE per il benessere degli animali sarebbe uno strumento utile per fornire ai consumatori informazioni sulle condizioni di allevamento degli animali. La stragrande maggioranza (83% – 49 212 su 59 281) degli intervistati ha affermato che l’etichetta dovrebbe essere basata sui criteri più ampi, che comprendano le condizioni di trasporto e alla macellazione. (Leggi anche “Benessere animale: una valutazione delle leggi UE e dell’introduzione dell’etichettatura” e “Etichettatura sul benessere animale e trasporto: le conclusioni della Piattaforma UE“)
Benessere a livello di allevamento
L’89% (52 593 su 59 281) dei partecipanti alla consultazione ritiene che dovrebbero essere introdotti requisiti di benessere specifici per specie animali che ancora non ne hanno, principalmente i bovini da latte (85% – 50 411 su 59 281) e i bovini da carne (84% – 49 892 su 59 281) e animali da compagnia come cani e gatti.
La maggior parte degli intervistati era favorevole al divieto di taglio della coda dei suini (84%); principalmente i cittadini dell’UE (85%) e non (90%), organizzazioni dei consumatori e ambientaliste (81% – 83 su 103), e meno le autorità competenti (42%) e gli operatori professionali (18%).
Per quanto riguarda l’eliminazione graduale dell’uso delle gabbie, la stragrande maggioranza degli intervistati (93%) ritiene che il tempo di transizione massimo consentito dovrebbe essere di 5 anni per le principali specie interessate (scrofe, galline ovaiole, vitelli, conigli, etc). Per le organizzazioni professionali il periodo di transizione dovrebbe arrivare ad un massimo di 15 anni. (Leggi anche “End the Cage Age: la Commissione UE proporrà l’eliminazione graduale delle gabbie per gli animali da allevamento“)
Benessere durante il trasporto
Il 95% dei partecipanti era favorevole all’introduzione di una durata massima per il trasporto per proteggere al meglio gli animali. Il supporto più basso è stato dato dalle organizzazioni professionali e dalle imprese (53%).
La stragrande maggioranza degli intervistati (94%) ha anche ritenuto anche che l’esportazione di animali vivi in paesi extra UE per la macellazione dovrebbe essere vietata, opinione sostenuta da un terzo delle organizzazioni professionali. Allo stesso modo, il 94% degli intervistati era favorevole del divieto di trasporto dei vitelli non svezzati e altri animali vulnerabili, come le vacche gravide, opinione condivisa solo dal 20% delle organizzazioni professionali. (Qui le conclusioni della Commissione d’inchiesta del Parlamento europeo sulla protezione degli animali durante il trasporto)
Macellazione
L’89% degli intervistati chiede il divieto di bagni d’acqua elettrificati per lo stordimento del pollame (dopo un periodo di transizione), mentre circa la metà delle organizzazioni professionali ritiene che non dovrebbe essere praticato (51%). Il 94% dei partecipanti è favorevole al divieto dell’uccisione di pulcini maschi di un giorno (94% – 55 434 su 59 281), comprese le autorità pubbliche (72%). Eppure, circa la metà delle organizzazioni professionali (48%) si è detta contraria.