Assolatte: oggi il coronavirus, ieri la Brexit, l’altro ieri i dazi imposti da Trump e prima ancora l’embargo in Russia. Cosa succederà all’export dei formaggi italiani? Il rischio concreto è di veder cancellati decenni di investimenti e di sforzi da parte delle aziende, da sempre in prima linea per portare all’estero le eccellenze italiane

L’epidemia del coronavirus non accenna a fermarsi. E, se proseguirà su questi ritmi, a lungo andare l’allarme rischia di spostarsi dal piano sanitario a quello economico. Con conseguenze molto pesanti per l’economia globale, considerato il ruolo di primo piano che la Cina riveste a livello mondiale. E anche l’Italia ne sarebbe fortemente penalizzata: l’”allarme Cina” coinvolge il food&beverage italiano, per cui l’export è vitale, dice Assolatte.

Infatti, spiega Assolatte, non solo la Cina rappresenta il 17% del Pil mondiale ma è anche il primo importatore di prodotti alimentari provenienti da tutto il mondo, Italia compresa. E la sua “fame” di cibo continua a crescere in modo significativo: solo nel 2019 l’import alimentare è aumentato del 12% rispetto ai 12 mesi precedenti.

“Oggi bisogna far fronte a un’emergenza sanitaria globale per cui è indispensabile concentrare tutte le energie per affrontare e bloccare il coronavirus– sottolinea Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte – Da imprenditori, tuttavia, siamo costretti a fare le nostre prime valutazioni sul probabile impatto di quest’epidemia sul commercio internazionale, soprattutto in un contesto già viziato dalle tensioni tra i maggiori player mondiali”. Il problema adesso in Cina riguarda perlopiù la fornitura di materie prime, spiega Assolatte. La logistica cinese è paralizzata: in alcune aree del Paese la circolazione è stata limitata e diversi scali marittimi stanno rallentando le attività di carico e scarico a causa della carenza di mezzi e di personale. Già da qualche giorno, spiega Assolatte, il Consiglio per la promozione del commercio internazionale della Repubblica Popolare Cinese sta emettendo specifici certificati (i cosidetti “certificati di forza maggiore”) in modo da permettere alle aziende cinesi di giustificare l’eventuale inadempienza dei tempi previsti nei contratti a causa dei comprovati disagi che interessano i servizi di trasporto via terra, aria o mare. “Con ogni probabilità gli strascichi che questo virus si lascerà alle spalle interesseranno anche il settore lattiero-caseario, per cui la Cina ha rappresentato finora un mercato dalle grandi potenzialità – prosegue Ambrosi – I consumatori cinesi si stanno interessando sempre di più ai nostri prodotti e negli ultimi anni l’export caseario italiano in Cina è cresciuto in modo esponenziale”. Secondo le elaborazioni di Assolatte, nel 2019 le vendite di formaggi e latte italiani in Cina hanno raggiunto i 25 milioni di euro: il doppio rispetto al 2015 e oltre 10 volte di più che nel 2010. Nel corso dell’ultimo decennio l’escalation delle vendite di formaggi italiani in Cina è stata davvero incredibile, prosegue Assolatte: tra 2010 e 2019 il tasso di crescita medio annuo è stato del 38,7%.

Dall’Italia partono per la Cina soprattutto formaggi freschi (circa il 70% dell’export totale), ma c’è ampio margine per affermare anche tutti gli altri prodotti caseari italiani visto che si tratta di un mercato con oltre 1 miliardo di consumatori, sempre più attenti alla qualità e interessati ai prodotti made in Italy, a partire dai suoi eccellenti formaggi DOP. E proprio i grandi formaggi DOP italiani sono stati oggetto di un importante e strategico accordo commerciale, sottoscritto nel novembre 2019, da UE e Cina che li ha tutelati anche sul mercato cinese. Un grande successo per i nostri formaggi, raggiunto dopo una lunga e difficile trattativa condotta sotto la pressione degli Stati Uniti, e che ora rischia di essere vanificato dalla difficile situazione di crisi determinata dal coronavirus. “Al momento è molto difficile valutare l’impatto dell’epidemia sull’interscambio con la Cina – prosegue Ambrosi – ma è probabile che l’emergenza rallenterà la crescita del mercato a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, compromettendo i risultati di cui oggi andiamo orgogliosi e vanificando gli investimenti milionari realizzati dalle nostre imprese nel corso degli anni”. Uno scenario, dunque, che non fa ben sperare le aziende italiane del settore lattierocaseario italiano e che fa presagire un 2020 molto difficile per le esportazioni italiane, rimarca Assolatte. Infatti le attuali criticità del mercato cinese, colpito dal coronavirus, si sommano alle pesanti ripercussioni causate dai dazi imposti dall’amministrazione Trump e all’avvio della Brexit, che tante incognite pone sulle vendite nel mercato britannico, mentre prosegue l’embargo in Russia, in passato altro grande e promettente mercato di sbocco dei formaggi italiani. Che il 2020 passi alla storia come l’”anno nero” dell’export italiano, si chiede Assolatte?

 

Fonte: Assolatte