Il Parlamento ha approvato definitivamente il Disegno di legge che vieta la produzione e la vendita di carne coltivata, rendendo l’Italia il primo Paese europeo ad introdurre tale provvedimento. Il Ddl, già approvato in Senato lo scorso 19 luglio, ha visto la Camera dei Deputati esprimersi favorevolmente, nella giornata di ieri, con 159 voti a favore, 53 contrari e 34 astenuti, accogliendo così quanto presentato dal Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e approvato con provvedimento d’urgenza dal CDM del 29 marzo 2023.
Il Ddl rinominato e approvato al Senato con il titolo “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati,” proibisce la produzione e la commercializzazione di prodotti alimentari e mangimi derivati da colture cellulari, nonché l’utilizzo del termine “carne” per prodotti alimentari a base di proteine vegetali, prevedendo, per eventuali violazioni del precetto, sanzioni da 10.000 fino 60.000 euro.
Il testo in Assemblea è stato sostenuto dalla maggioranza, con l’astensione del Partito Democratico e il voto contrario del Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, e +Europa.
Durante la votazione, fuori dalle aule di Palazzo Chigi, il Presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha nuovamente manifestato tutto il suo sostegno nei confronti del Ddl, definendo i sostenitori della carne coltivata “delinquenti”. Ciò ha portato ad un alterco tra Prandini e il Deputato di +Europa Benedetto Della Vedova.
In questo contesto il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha annunciato l’intenzione di notificare al più presto la legge all’Unione Europea, auspicando che altri Paesi seguano l’esempio italiano. La Commissione europea dovrà ora esaminare il Ddl e decidere sull’approvazione o il rifiuto della legge.
Le critiche e le obiezioni fatte al provvedimento adottato ieri, provengono da diverse fonti. Molti esprimono preoccupazione per il freno ingiustificato a un settore che potrebbe contribuire alla riduzione dell’allevamento di tipo intensivo e alla creazione di nuove opportunità lavorative. Altri, ritengono che la legge sia dannosa per l’innovazione, che limiti la libera scelta dei consumatori, e che sia stata il frutto di una campagna di disinformazione coadiuvata dall’assenza di rappresentanti del settore durante le audizioni parlamentari. L’opposizione italiana va infatti in controtendenza rispetto ad altri Paesi europei che stanno investendo in ricerca e sviluppo della carne coltivata.
La decisione presa ieri in Parlamento ha sollevato un acceso dibattito sulle implicazioni della proibizione della carne coltivata, evidenziando divergenze di opinioni tra sostenitori e critici del Ddl, che ora attende solo il provvedimento di conversione in legge e l’assenso europeo.
Fonte: Resoconto stenografico dell’Assemblea Seduta n. 197 di giovedì 16 novembre 2023