La parola energia nell’allevamento dei ruminanti è di fondamentale importanza, anche se è spesso trascurata e dimenticata.
Quando le vacche perdono peso, i valori produttivi calano, la qualità del latte diminuisce e le spese veterinarie (comprese quelle ginecologiche) aumentano, sicuramente ci si trova di fronte ad uno stato di deficit energetico così importante da influenzare le prestazioni degli animali e, di conseguenza, la redditività aziendale.
La possibilità di fornire energia prontamente disponibile, essenziale per lo svolgimento di tutti i processi biochimici, rappresenta una svolta nel campo della zootecnia. Infatti, rispettare le necessità energetiche dell’animale ma, soprattutto, soddisfarle al meglio, permette di affrontare i periodi più stressanti dal punto di vista ambientale, produttivo e sanitario nel migliore dei modi, senza avere conseguenze e strascichi nel futuro.
Solamente una quota di energia ingerita con l’alimentazione verrà utilizzata dall’animale per soddisfare le necessità produttive, le quali però saranno precedute da quelle di mantenimento, come mostrato nella figura accanto. La quota di energia disponibile per la produzione sarà ancora più inferiore nel caso dovessero esserci perdite di assimilazione e basse prestazioni digestive della razione.
Spesso, per aumentare la quota energetica della razione si aumenta la parte di concentrato, ma in questo modo si rischia di abbassare eccessivamente il pH ruminale, incombendo in problemi gravi, come l’acidosi, che si ripercuotono pesantemente sul benessere fisiologico dell’apparato gastro intestinale, in particolar modo rompendo l’equilibrio della flora ruminale ed alterando inoltre il passaggio delle molecole prodotte dalla prima digestione nel circolo sanguigno (passaggio transmembrana).
Focalizzarsi sull’alimentazione seguendo una nutrizione corretta, come anche sul benessere fisiologico dell’animale, sono indubbiamente i punti di partenza migliori: si creeranno così le condizioni per una maggiore produzione cellulare di glucosio ed altri metaboliti fondamentali per il metabolismo energetico dell’animale il quale sarà in grado, se in salute e con i mezzi adeguati a disposizione, di sfruttarli al meglio.
Spesso è infatti sbagliato aumentare la concentrazione energetica della razione delle bovine, e soprattutto farlo al picco produttivo, poiché non è detto che le performance produttive e riproduttive siano migliori. Questo accade quando l’animale non è in grado di utilizzare effettivamente la quota energetica fornitagli.
Il principale problema legato al deficit energetico nei bovini lo si riscontra all’inizio della lattazione nelle vacche da latte, ossia nel postpartum poiché, visti i cambiamenti fisiologici che subiscono, spesso la loro assunzione regolare di foraggio non è sufficiente alle abbondanti richieste.
La possibilità di fornire energia prontamente disponibile rappresenta una svolta in questo delicato momento di vita dell’animale, infatti durante la prima fase di lattazione la vacca si trova in un periodo di bilancio energetico negativo (NEB) perché l’assunzione di alimenti è insufficiente per saldare le esigenze nutrizionali richieste per la produzione di latte. Tale fenomeno si è evidenziato soprattutto negli ultimi anni, durante i quali si è selezionato sempre di più per una maggiore produzione. Durante il NEB le riserve lipidiche corporee sono mobilitate per compensare lo squilibrio energetico, processo che porta ad una perdita di peso a causa dell’utilizzo del grasso corporeo, ad un aumento plasmidico di acidi grassi non esterificati (NEFA) ed idrossibutirrato (BHBA) e, di conseguenza, ad un maggiore accumulo di grassi nel fegato. Questi cambiamenti metabolici si ripercuotono in dismetabolie ruminali, quali ad esempio chetosi, che portano ad un abbassamento del BCS (body condition score) dell’animale e ad una maggiore suscettibilità alle malattie, influenzando nel contempo negativamente il sistema immunitario e soprattutto abbassando gli indici di fertilità, poiché un eccesso di NEFA nel sangue influenza negativamente la funzionalità dei globuli bianchi.
Nel periparto si rileva inoltre una riduzione dell’attività antiossidante a livello cellulare e, di conseguenza, un aumento dello stress ossidativo, a causa dell’incremento dell’attività metabolica nel momento successivo al parto, alla diminuzione dell’ingestione e ad una maggior richiesta di minerali e vitamine necessarie alla secrezione del colostro e del latte.
Per questi motivi aiutare la vacca da latte ad affrontare nella maniera ottimale questo delicato periodo divita risulta fondamentale. Fornire energia prontamente disponibile subito dopo il parto significa:
- evitare la mobilizzazione del grasso corporeo della vacca,
- avere vacche più sane e mantenere così alto il consumo di sostanza secca,
- aumentare la quantità di acido propionico, principale precursore del glucosio, e, di conseguenza, avere maggiore energia disponibile per i processi fermentativi,
- avere un minor calo di peso vivo e un migliore BCS,
- aumentare la produzione al picco di lattazione,
- aiutare la funzionalità epatica riducendo quindi i corpi chetonici in circolo.
Anche il vitello subito dopo la nascita può trovarsi in momenti di stress metabolico e, non possedendo un sistema immunitario attivo, risulta essere particolarmente suscettibile a patologie. La colonizzazione del tratto gastrointestinale prima dello svezzamento è molto importante nei ruminanti, perché ne influenza lo sviluppo iniziale e ne condiziona la salute e le performance anche dopo lo svezzamento.
Agire subito è di fondamentale importanza, ma lo è anche mantenere un animale in uno stato di salute ottimale fino ai suoi momenti critici, cosicchè le possibilità di sviluppare un bilancio energetico negativo nei suoi momenti più stressanti possano risultare minime. Per questo motivo il mantenimento di un rumine sano ed attivo dal punto di vista metabolico è essenziale. E’ infatti la flora microbica ruminale a svolgere la maggior parte del lavoro inerente alla digestione della razione che fornirà l’energia necessaria all’animale per svolgere la propria vita produttiva.
La possibilità quindi di fornire ai ruminanti un pool enzimatico e metabolitico molto ampio è di fondamentale importanza per aumentare la produzione di energia che verrà utilizzata anche per il trasporto attivo attraverso la barriera ruminale.
Gli AGV, infatti, una volta sintetizzati nel rumine, per essere utilizzati dovranno essere assorbiti attraverso la barriera epiteliale ruminale. Essi possono essere assorbiti attraverso l’epitelio per diffusione secondo un gradiente di concentrazione e attraverso quindi un trasporto passivo, oppure attraverso un trasporto attivo il quale richiede una certa quantità di energia.
In che modo Akron vuole affrontare il deficit energetico?
Maggiore sarà la possibilità di utilizzare la razione e maggiore sarà l’equilibrio della flora ruminale. Questo è possibile grazie all’utilizzo di mangimi complementari derivanti da fermentazioni biotecnologiche, come il prodotto B-Fusion derivato dalla co-fermentazione e concentrazione di Aspergillus oryzae ed un pool di batteri ruminali i quali sono conosciuti come produttori di enormi quantità di metaboliti bioattivi. Utilizzato con quotidianità, B-Fusion permette di fronteggiare al massimo i momenti di sconforto energetico, mantenendo nell’intero corso dell’anno un animale con un apparato gastrointestinale in salute ed un rinforzato sistema immunitario.
Vista l’importanza del problema, Akron s.r.l. ha studiato e formulato un secondo prodotto innovativo dall’uso totalmente differente e da impiegare solo in previsione di alcuni momenti di criticità dell’animale: FLAME COW, mangime complementare in forma liquida in grado di fornire un substrato energetico e prontamente disponibile alle vacche nella prima fase di lattazione e di sostenere l’aumento dell’appetito anche nei vitelli. Il prodotto è inoltre di facile somministrazione: direttamente in bocca o disciolto nell’acqua da bere.
Grazie alla presenza di sostanze al 100% di origine naturale, quali melasso, glicerolo, fonti di calcio, prodotti della fermentazione di zuccheri e composti vegetali, e molecole antiossidanti prodotte da olii essenziali ed erbe officinali, FLAME COW permette:
- Aumento della Produzione di acido propionico in percentuale sugli acidi grassi volatili e quindi più energia disponibile. In generale, aumento dei processi fermentativi con effetto prolungato. Promotori naturali per la microflora nominale.
- Riduzione dell’ammoniaca e migliore utilizzo dell’azoto degradabile nel rumine che aumenta all’aumentare della quantità di Flame Cow.
- Significativo aumento della ruminazione dal 1° al 30º giorno di lattazione.
- Minor uso delle riserve corporee evidenziato da un minor calo del peso vivo. Ogni punto di BCS perso nel post partum significa un calo di 1,5 volte della possibilità di essere vuota a 150 giorni di lattazione.
- Minori costi dei trattamenti farmacologici per minore incidenza di chetosi e per un minore rischio di sviluppare malattie nel primo mese di lattazione (tra cui anche le mastiti), evidenziato anche dalla minore concentrazione ematica di β-idrossibutirrato.
- Aumento della produzione a 305 giorni per aumento della produzione al picco di lattazione. Per ogni chilo in più al picco di lattazione si possono ottenere 200 Kg di latte prodotti in più a 305 giorni.
Flame Cow è indicato in tutti i momenti in cui è necessario un supporto energetico diretto per l’animale in grado di sostenere le fermentazioni ruminali, la loro ripresa e la funzionalità epatica, soprattutto in momenti di deficit energetico come la prima fase di lattazione ed anche nei momenti di deficit energetico e stress del vitello, soprattutto nelle fasi successive alla nascita e durante i cambiamenti di razione.