In questa uscita della rubrica Neutralizzale entreremo in maniera specifica e decisa nel complesso mondo della mosca cavallina, conosciuta anche come mosca pungente. La Stomoxys calcitrans (Linnaeus, 1758 – in inglese Stable flies) è un vero fardello per i ruminanti; pertanto, analizzeremo i caratteri biologici e comportamentali che la caratterizzano affinché l’allevatore possa cogliere ogni elemento utile sia alla prevenzione che al controllo diretto.

Si tratta probabilmente del ditterio (famiglia Muscidae) ectoparassita più estensivamente diffuso negli allevamenti di tutto il mondo. Essendo ematofago, oltre a ledere la salute dell’ospite (ruminanti, avicoli, roditori, uomo, …) per le punture di suzione, rischia di peggiorare lo stato sanitario per mezzo dell’azione vettoriale di patogeni.

L’adulto è facilmente riconoscibile, non solo per il tipico apparato boccale di tipo pungente bensì per le 4 striature di colore nero disposte longitudinalmente sul torace. Nella sua interezza il corpo dell’adulto non supera i 7 mm. Le caratteristiche ali si differenziano per conformazione e traiettoria delle nervature.

Le uova vengono deposte in cumuli di 20-100 unità per volta per circa 4 o 8 deposizioni complessive. Nel corso della loro esistenza (inversamente proporzionale alla temperatura), le femmine di S. calcitrans depongono quindi dalle 80 alle 800 uova. Tali frequenze assolute risultano nettamente inferiori a quelle proposte dalla mosca domestica che arriva deporre anche 2500 uova.

Lo sterco bovino, come pure le matrici vegetali in decomposizione, rappresentano i siti di deposizione più frequenti, a patto che il livello di umidità risulti sufficiente. Su letame eccessivamente secco, infatti, o su lettiere particolarmente asciutte, la deposizione sarà evitata per non compromettere la vitalità delle future larve. Più il substrato sarà costituito da materiale organico fermentato, maggior successo verrà garantito alla popolazione di mosca pungente.

Non tanto la puntura in sé stessa

Verrebbe da ipotizzare che per un animale di qualche centinaio di chili, l’azione ematofaga della mosca cavallina possa non essere così dolorosa. Purtroppo, l’inconsistenza dell’ipotesi è palese, in virtù delle frequenze con le quali queste mosche pungenti si avventano sull’indifeso ospite e che determinano la sensazione di dolore fisico, spesso incentivato dalle lacerazioni auto-inflitte con strofinamenti poco ortodossi sulle superfici.

Trascorsi appena 5 minuti dalla suzione, la mosca cavallina sarebbe già pronta per flagellare nuovamente lo stesso ospite oppure un successivo. Stomoxys calcitrans è solita attendere le proprie vittime in determinate aree della stalla: in primis la sala di mungitura o il robot, sfruttando al massimo il vantaggio di trovarsi un animale immobilizzato, oppure quando si trova in corsia di alimentazione. Questo comportamento identifica un adattamento evolutivo della S. calcitrans di tutto rispetto, maturato nel tempo ed oggi vantaggiosissimo. In una giornata, i morsi che un ruminante può subire sono dunque numerosissimi e concentrati nel periodo di massima attività di questi insetti, che si inserisce tra le 10:00 e le 16:00 del pomeriggio.

Questa specie tende a pungere gli animali negli arti anteriori e il motivo sembra essere bizzarro!

L’”intelligenza” della S. calcitrans, se tale possiamo definirla, sospinge gli adulti, indipendentemente dal sesso, a mordere le vittime negli arti anteriori, laddove il pelo risulta più rado e quindi i capillari sono più esposti. Inoltre, il piano di attacco assume l’aggettivo di “diabolico” se si pensa che gli arti anteriori sono stati “preferiti” poiché lontano dalle potenziali violenze della coda!

Immagini provenienti dalla bibliografia. In alto, foto dell’adulto di S. calcitrans con particolare dell’apparato boccale. In basso, lesioni ed escoriazioni provocate da S. calcitrans a livello di arti anteriori (asini).

Perdite, danni e spese

Un lavoro scientifico datato 1958 mette in correlazione il numero di mosche cavalline sugli arti anteriori della vacca con la perdita di produzione di latte. Ebbene, ogni 5 esemplari adulti disposti casualmente sugli arti anteriori del bovino, la perdita ammonta a 1 Litro di latte per capo per giorno. Questo a dir poco “illuminante” studio condotto da Bruce e il collega Decker, ancor oggi rappresenta un punto di partenza per tutta una serie di ragionamenti che cercano di correlare l’impatto economico per mancata produzione con la presenza delle mosche negli allevamenti.

In tempi più recenti, nel 2011, è stata stimata la cifra investita negli Stati Uniti per contenere la popolazione di S. calcitrans negli allevamenti zootecnici. Tale cifra ammontava a circa un miliardo di dollari.

Come abbiamo sempre rimarcato, tutte le mosche hanno facoltà di veicolare microrganismi. A maggior ragione, la specie “cavallina” attraverso le punture di suzione può trasmettere in maniera molto più efficiente patogeni potenziali, che concorrono all’indebolimento generale dei malcapitati soggetti in un’epoca di progressiva riduzione delle terapie antibiotiche disponibili. Dermatiti digitali, mastiti, patologie oculari, sindromi respiratorie, sono solo alcuni dei malanni che possono essere associati alle mosche nell’allevamento.

Ansie, pessimo confort in cuccetta, aumento del battito cardiaco e della respirazione in situazioni di assembramento, sono tutti sintomi di scarso benessere rilevati su mandrie particolarmente esposte al disagio delle mosche.

La gestione del letame

Il letame secco non rappresenta nella maggior parte delle situazioni una minaccia. Tuttavia, le lettiere impagliate sono un ricettacolo di larve di mosca cavallina (e non solo), le quali andranno opportunamente trattate con insetticidi ad azione larvicida.

Le lettiere costituite con paglia o stocchi, soprattutto quando vengono poco rinnovate e quindi il materiale asciutto viene addizionato al substrato, rappresentano il principale sito sul quale si proietteranno le mosche femmine per la deposizione. La lettiera asciutta aggiunta, sino a quando non si impasterà con la matrice organica, fungerà come una sorta di cappello superficiale che impedisce all’umidità di disperdersi conservando un calore che verrà sfruttato dalle mosche per svilupparsi.

I regolatori di crescita

Contro le larve di mosche (in generale) il ricorso agli insetticidi che bloccano il loro sviluppo è certamente la soluzione migliore: minor impatto ambientale, minori rischi di resistenza e di coinvolgimento di specie non bersaglio, ecc. L’alternare le sostanze attive Ciromazina e S-Metoprene, ad esempio, rappresenta la migliore strategia per inglobare la quota percentuale più significativa della popolazione di mosche, applicando i larvicidi nei substrati di proliferazione, siano essi rappresentati da lettiere permanenti oppure pavimenti fessurati (grigliati). Il numero degli interventi risulta strettamente correlato con le temperature sebbene, di norma, l’applicazione del larvicida comincia tra marzo ed aprile per terminare tra ottobre e novembre.

HOKO EX®, insetticida in granuli solubili a base di ciromazina.

Soprattutto dopo un evento precipitoso, l’umidità relativa nelle lettiere s’innalza repentinamente rendendo l’habitat ideale allo sviluppo degli stadi larvali. In queste situazioni è assolutamente doveroso intervenire tempestivamente, con richiami anche a 10 giorni di distanza.

LARVMETH® IGR, larvicida regolatore di crescita degli insetti (IGR) a base di S-Methoprene.

Escludere i tentativi grossolani di abbattimento degli adulti

Ai prodotti di uso comune per il controllo degli insetti adulti sarebbe opportuno preferire insetticidi ad azione sia per contatto che per ingestione. Le classiche esche moschicide potrebbero infatti risultare inefficaci dal momento in cui la mosca cavallina sosta per lo più sull’animale. Va privilegiato quindi l’Azamethiphos come sostanza attiva, la quale esercitando duplice azione (contatto e ingestione), ed essendo inserita in formulazioni contenenti sostanze attrattive di natura zuccherina, si configura come ideale per il contenimento della mosca cavallina.

ALPHI® WG, un insetticida in granuli idrosolubili a base di azamethiphos.

Bibliografia

El Ashmawy WR, Abdelfattah EM,  Williams  DR, Gerry  AC,  Rossow  HA,  Lehenbauer  TW, Aly  SS. Stable  fly activity  is  associated  with  dairy  management  practices and seasonal weather conditions. PloS one. 2021.

Kneeland K (2011). Genetic variability of stable fly Stomoxys calcitrans (L.) (Diptera; Muscidae) accessed on a global scale using amplified fragment length polymorphism. Dissertations and Student Research in Entomology, University of Nebraska, Lincoln.

Severe Skin Lesions Caused by Persistent Bites of the Stable Fly Stomoxys calcitrans (Diptera: Muscidae) in a Donkey Sanctuary of Western Spain