Oggi 26 luglio 2024 è stata ufficialmente pubblicata sul sito della Camera dei deputati la proposta di legge “Disposizioni in materia di riconversione del settore zootecnico per la progressiva transizione agroecologica degli allevamenti intensivi”.

Presentata lo scorso 6 marzo a Montecitorio da un ampio fronte di associazioni animaliste e ambientaliste (Greenpace Italia, ISDE – Medici per l’ambiente, Lipu, Terra! e WWF Italia), la proposta ambisce a ridisegnare profondamente il panorama zootecnico nazionale, puntando su una drastica riduzione degli allevamenti intensivi e una promozione dell’agricoltura biologica e di precisione.

Analizziamo la proposta di legge

Le principali finalità del provvedimento, come riportate negli articoli 1 e 2, possono essere così riassunte:

  • tutelare la salute pubblica, riducendo gli impatti degli allevamenti intensivi a partire dalle zone a più alta densità zootecnica;
  • tutelare le risorse naturali a vantaggio della sicurezza alimentare delle generazioni presenti e future;
  • contribuire al rispetto degli obiettivi in materia di clima e inquinamento;
  • tutelare le realtà virtuose, rafforzando il sostegno economico, e permettere a quelle convenzionali di affrontare la necessaria riconversione;
  • tutelare gli animali da allevamento diminuendone la sofferenza.

L’articolo 3 ridefinisce il concetto di allevamento intensivo intendendo con questo termine un allevamento con una densità superiore a due unità di bestiame adulto equivalente (UBA) per ettaro di superficie agricola utilizzata (SAU); con una prevalente dipendenza da fonti esterne non locali o regionali, in particolare per la quota proteica dell’alimentazione animale; che superi le densità al chiuso previste dal regolamento (UE) 848/ 2018 del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 30 maggio 2018, e dal regolamento di esecuzione (UE) 2020/464 della Commissione, del 26 marzo 2020, che non preveda l’accesso all’aperto continuo e volontario degli animali.

Il clou del provvedimento è però contenuto negli articoli 4 e 5 che prevedono l’attuazione di un piano nazionale di riconversione del settore zootecnico. Nel dettaglio il piano di riconversione prevede:

  • La riduzione del numero di capi allevati nel territorio nazionale senza l’incremento dell’approvvigionamento di animali e di carni dall’estero.
  • La sospensione del rilascio di nuove autorizzazioni fino all’approvazione del piano e il divieto di aumentare il numero dei capi allevati negli allevamenti già esistenti.
  • L’introduzione di un sistema di incentivi economici finalizzati a interventi tecnici, strutturali e relativi all’innovazione e alla ricerca destinati alle aziende che attuano pratiche sostenibili che contribuiscono concretamente al conseguimento degli obiettivi quali la tutela della biodiversità, la circolarità dei prodotti, delle risorse e dei nutrienti e la diminuzione della competizione alimentare tra le persone e gli animali.
  • L’istituzione di un tavolo di partenariato, con gli attori interessati, per il confronto e la discussione sugli elementi strategici, tecnici e operativi concernenti la progressiva transizione agroecologica degli allevamenti intensivi esistenti.

Una proposta ambiziosa, ma…

Senza dubbio, la volontà di conciliare produzione alimentare e tutela dell’ambiente è un obiettivo condiviso anche dal settore zootecnico che sta lavorando in questa direzione già da diversi anni.

Tuttavia, la proposta di legge solleva una serie di interrogativi che richiedono un’analisi approfondita e un confronto costruttivo tra tutti gli attori coinvolti. Va inoltre sottolineato che alcuni assunti di partenza non sono supportati da riscontri fattuali.

In termini di impatto economico sociale, ad esempio, una transizione così radicale potrebbe avere conseguenze economiche significative per molte aziende agricole, soprattutto quelle di medie e grandi dimensioni, che potrebbero trovarsi a dover affrontare ingenti investimenti e riorganizzazioni produttive. È fondamentale valutare attentamente l’impatto sociale di tali misure, considerando il rischio di perdite di posti di lavoro e di una riduzione della produzione nazionale di alimenti di origine animale.

È dunque indispensabile trovare un punto di equilibrio tra le esigenze ambientali e le esigenze produttive, evitando approcci ideologici che potrebbero compromettere la sostenibilità del sistema nel lungo periodo.

Alcune considerazioni

Ad evidenziare ulteriormente le criticità che il comparto zootecnico sta attraversando contribuisce anche la recentissima registrazione di una nuova iniziativa dei cittadini europei intitolata “Basta crudeltà: fermiamo la carneficina”.

Lo scopo dell’iniziativa, così come è stato formulato dagli organizzatori, si articola in due obiettivi: il primo è quello di incentivare la produzione di proteine vegetali e la produzione di carne coltivata; il secondo è quello di attuare una progressiva diminuzione degli animali allevati fino ad arrivare ad una progressiva chiusura di tutti gli allevamenti a scopo alimentare. (Abbiamo approfondito la questione in questo articolo: https://www.ruminantia.it/due-iniziative-dei-cittadini-europei-chiedono-la-chiusura-degli-allevamenti-e-etichette-dei-prodotti-alimentari-piu-trasparenti/)

Conclusioni

La proposta di legge sugli allevamenti intensivi apre un dibattito fondamentale sul futuro dell’agricoltura italiana. È necessario un confronto aperto e costruttivo tra tutti gli attori coinvolti, al fine di individuare soluzioni che siano al tempo stesso ambiziose ed efficaci.

Ruminantia continuerà a seguire con attenzione l’evolversi della situazione, fornendo ai propri lettori un’analisi approfondita e aggiornata delle questioni in gioco.

Consulta di seguito il disegno di legge: