Sembra banale ricordarsi tra noi che le vacche da latte fanno più latte da fresche che da stanche e che quindi più sono corti i giorni medi lattazione in allevamento e maggiore sarà la media pro-capite.

Molti allevamenti di frisone, sebbene abbiano un PFT elevatissimo, non fanno tantissimo latte proprio perché hanno i giorni medi lattazione stabilmente troppo alti. A puro titolo d’esempio, se un allevamento fa mediamente 30 kg di latte a 190 giorni di lattazione ne farebbe 2 kg  in più se i giorni medi scendessero stabilmente a 170. Per ridurre i giorni medi lattazione di un allevamento l’unica strada è aumentare il numero dei parti mensili riducendo l’intervallo parto-concepimento. Sarebbe già un bell’obiettivo scendere sotto i 130 giorni per avere un interparto di 410 giorni.

Con l’azione del TAI, ossia della fecondazione a tempo fisso dopo le sincronizzazioni ormonali, si può ridurre l’intervallo medio tra il parto e il concepimento anche sotto i 130 giorni, ma va detto che il consumatore non gradisce queste pratiche e il ridurre troppo questo parametro riproduttivo fa rischiare di avere bovine difficili da asciugare per produzioni di latte molto elevate, nonostante si scenda a 45 giorni con la durata dell’asciutta.

Tante sono le variabili in gioco per avere una precoce ripresa della gravidanza dopo il parto. Una molto importante è non perdere tempo nel fare le diagnosi di gravidanza ed essere consapevoli che moltissime bovine rimangono gravide se fecondate correttamente, ma molti embrioni muoiono con il passare dei giorni e per moltissimi motivi.

Il metodo considerato ideale per fare la diagnosi di gravidanza è quello ecografico. Un abile buiatra  riesce a fare diagnosi a 28 giorni dall’ultima fecondazione. Questo metodo è seguito dall’esplorazione trans-rettale che diventa affidabile dal 35° giorno in poi. Considerando però che la mortalità embrionale, precoce e tardiva, è sempre in agguato e che le bovine non ritornano subito in calore, diventa importante una prima riconferma di gravidanza a 60 giorni e idealmente una successiva dopo i 120 giorni. Quello che si può fare prima dei 28 giorni è procedere invece alle diagnosi di non gravidanza almeno nelle bovine che non sono tornate spontaneamente in calore dopo la fecondazione nell’arco temporale dei 18-24 giorni.

Molto interessante è il dosaggio del progesterone da fare nel latte o nel sangue. Già a 21-24 giorni dalla fecondazione, ma (estremizzando) anche a 15 giorni, una bovina con un livello di progesterone molto basso probabilmente non è gravida, cosa ovviamente da verificare prima di fare interventi con la diagnosi ecografica e palpatoria.

Di sicuro interesse sono le PAG, ovvero una famiglia di proteine prodotte dalla placenta che sono significativamente molto basse nelle vacche non gravide e già  significativamente alte in fase molto precoce in quelle gravide, ma utilizzabili dal 28° giorno di presunta gravidanza nelle bovine da latte e solo dopo 70 giorni di lattazione.

Un approfondimento sull’argomento verrà incluso in Ruminantia Mese di Agosto 2019 nella sezione Ambiente e Management, disponibile da metà agosto.