In Commissione XIII Agricoltura è in discussione il DL emergenza settore agricolo (Conversione in legge del decreto-legge 29 marzo 2019, n. 27, recante disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi e di sostegno alle imprese agroalimentari colpite da eventi atmosferici avversi di carattere eccezionale e per l’emergenza nello stabilimento Stoppani, sito nel comune di Cogoleto), pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 29 marzo 2019. Si tratta di una norma la cui emanazione è legata alla straordinaria necessità ed urgenza di interventi per fronteggiare la grave crisi che ha colpito i settori olivicolo-oleario, agrumicolo e lattiero-caseario con riferimento specifico al settore ovi-caprino. Le disposizioni avrebbero come obiettivo anche lo sviluppo di un piano di interventi per il recupero delle capacità produttive di quelle imprese agricole fortemente colpite da situazioni di crisi, dovute anche al perdurare di eventi atmosferici avversi eccezionali e ad infezioni di organismi nocivi, come Xylella fastidiosa in olivicoltura. Inoltre, il DL prevede anche degli interventi finalizzati alla conclusione delle attività per la messa in sicurezza e bonifica dello stabilimento Stoppani, nel comune di Cogoleto (GE).

Pe quanto riguarda il settore latte ovi-caprino, l’urgenza risiede nella necessità di favorire qualità e competitività del latte tramite il sostegno ai contratti e agli accordi di filiera, l’adozione di misure temporanee di regolazione della produzione, compreso lo stoccaggio privato dei formaggi ovini DOP, nonché attraverso la ricerca, il trasferimento tecnologico e gli interventi infrastrutturali nel   settore di riferimento. L’intervento è rintracciabile nell’art. 1 del DL, con il quale viene aggiunto al DL 24 giugno 2016, n. 113 convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2016, n. 160, un articolo sulle misure per la competitività della filiera e il miglioramento della qualità del latte ovino e dei suoi derivati, le quali prevedono l’istituzione di un fondo di 10 milioni di euro per il 2019 per favorire qualità e competitività del latte ovino attraverso sostegno ai contratti ed accordi di filiera, adozione di misure temporanee di regolazione della produzione; la ripartizione delle risorse verrà definita dal MiPAAFT attraverso un decreto adottato di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del DL. Inoltre, l’art. 2 del DL definisce disposizioni urgenti per il settore lattiero-caseario del comparto ovino e caprino, in particolare, riconoscendo 5 milioni di euro per l’anno 2019 come contributo per la copertura, parziale o totale, dei costi sostenuti per gli interessi dovuti per l’anno in corso sui mutui bancari contratti dalle imprese entro il 31 dicembre 2018. Anche in questo caso, le modalità di ripartizione verranno stabilite con decreto del MiPAAFT, adottato entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge in conversione del DL di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Questa misura ha come scopo contribuire alla ristrutturazione del settore del latte ovino e caprino, viste le criticità produttive e la necessità di recupero e rilancio della produttività e della competitività.

Sempre con riferimento al settore latte, si rende altresì necessario un accurato monitoraggio sulle produzioni lattiero-casearie realizzate su territorio nazionale o provenienti da Paesi dell’UE o da Paesi terzi, consistente nella rilevazione dei quantitativi delle consegne di latte ovino e caprino, analogamente a quanto già previsto dall’articolo 151 del Reg. (UE) 1308/2013 per il latte vaccino. Il DL tiene conto anche della condanna prevista dalla Decisione Corte di giustizia 24 gennaio 2018, n. C-433/15 sul  prelievo supplementare del latte (ne abbiamo parlato in questo articolo).

In sintesi, riordino delle relazioni commerciali nel settore agroalimentare, tutela dei redditi degli imprenditori agricoli, garanzia di una maggiore trasparenza nelle relazioni contrattuali, assicurazione di una maggiore tutela dei consumatori attraverso una riqualificazione delle tecniche di allevamento e dei relativi standard, sono obiettivi chiave di questo DL. Un’ulteriore urgenza riguarda la necessità di ridurre gli sprechi del latte ridestinando il prodotto nel circuito nazionale di distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti.

Va aperta una parentesi sul monitoraggio della produzione di latte, poiché è stata motivo di dibattito intenso durante l’audizione in presenza di Assolatte mercoledì 3 aprile. Nello specifico, l’art. 3 (Monitoraggio della produzione di latte vaccino,  ovino e  caprino  e dell’acquisto di latte e prodotti lattiero-caseari a base di  latte importati da Paesi dell’Unione europea e da Paesi terzi) del DL prevede che i primi acquirenti di latte crudo come finiti dall’art. 151.2 del Reg. (UE) n. 1308/2013, fermo restando quanto stabilito dall’allegato III, punto 9, del Reg. (UE) n. 2017/1185, per il latte vaccino, del 20 aprile 2017 registrino mensilmente nel Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN) i quantitativi di latte ovino, caprino e relativo tenore in grasso che hanno ricevuto dai singoli produttori nazionali, ma anche latte e semilavorati introdotti nei loro stabilimenti da altri Paesi UE o Paesi terzi. Inoltre, le aziende produttrici di derivati del latte contenenti latte vaccino, ovino o caprino, dovranno registrare mensilmente i quantitativi di ciascun prodotto fabbricato, quelli di ciascun prodotto ceduto e le relative giacenze di magazzino. Il comma 4 del medesimo articolo prevede sanzioni amministrative che vanno dai 5 mila ai 20 mila euro in caso di ritardi nella comunicazione dei dati oltre i 5 giorni del mese successivo al quale la registrazione si riferisce. Scatta la sanzione amministrativa accessoria (consiste nel divieto di svolgere l’attività su territorio italiano per un periodo da 7 a 30 giorni) per violazioni riguardanti quantitativi superiori a 500 ettolitri di latte vaccino, ovino e caprino. Le sanzioni saranno irrogate dall’ICQRF.

L’intervento di Assolatte, con referente la Dott.ssa Paola Parziale, si è concentrato sull’articolo 3, in particolare per le misure che richiederebbero ulteriori oneri amministrativi in termini di comunicazione dei dati attraverso la piattaforma SIAN anche per chi trasforma latte vaccino. L’obiezione fatta va a contestare tale obbligo in quanto, per alcune imprese del settore, le referenze, per ogni tipo di prodotto, delle quali comunicare i dati e che, sostanzialmente, ricadono in tutti e tre gli ambiti di attività (ricevimento latte, trasformazione e giacenza di magazzino) potrebbero essere moltissime. Alla luce delle pesanti sanzioni previste in caso di ritardi, non solo le aziende dovrebbero investire ulteriormente in tempo, capitale umano e mezzi per adempiere agli obblighi, ma anche per chi effettua i controlli, ovvero ICQRF, il carico di lavoro aumenterebbe. La Dott.ssa Parziale fa una considerazione di carattere generale: questo tipo di norma è di fatto un’ingerenza, anzi un’invadenza che unicamente il settore del latte subisce. A suo avviso, non si sta parlando di situazioni o previsioni che mirano a tutelare la sicurezza alimentare, anzi l’Italia è molto efficiente sotto questo punto di vista, addirittura invidiata da altri Paesi UE. Quindi quale è il motivo di questo accanimento nei confronti del latte vaccino, dato che esistono già norme per la tracciabilità e si tratta di disposizioni UE? In tale contesto, il DL avrebbe un effetto di duplicazione degli obblighi di comunicazione dei dati produttivi, in quanto per i prodotti importati, esistono gli UVAC e altri enti ai quali le aziende devono comunicare tali informazioni quantitative. Quello che in sostanza l’associazione chiede è l’eliminazione di tali obblighi.

Gli interventi dei deputati sono stati più di risposta alle osservazioni che di richiesta di chiarimento. In particolare, l’On. Luciano Cadeddu osserva che se si è parlato di accanimento verso una parte di filiera: se così risulta, effettivamente il problema è legato alla trasparenza. L’importanza di ottenere i dati è notevole, e, al contempo, per le aziende fornire dati e trasparenza non è così difficile. Per Cadeddu, quando si affronta una crisi, è necessario trovare una chiave di volta ed è per lui importante in tali situazioni avere trasparente comunicazione dei dati per promuovere il rilancio del settore; pertanto questo onere non andrebbe visto come accanimento verso le imprese ma qualcosa per far rifiorire la filiera.

Per l’On. Flavio Gastaldi, il termine “ingerenza” è un termine troppo forte di fronte alla Commissione Agricoltura. Le misure adottate hanno come scopo la tracciabilità, e finora ciò che era stato imposto aveva qualche carenza. Si è iniziato a parlare del sistema di interventi oggetto di dibattito proprio con la crisi del settore del latte ovi-caprino e con la questione sulle centrali del latte, con l’obiettivo di mettere una toppa. Il problema sta soprattutto nell’entrata di latte dall’estero, anche come semilavorati. Per evitare future emergenze, si deve arrivare ad avere una programmazione, per avere delle basi da cui partire e su cui lavorare. Per Gastaldi, il DL c’è ed è modificabile, ma non ci sono state proposte su come modificare da parte di Assolatte. Quello che il deputato chiede è un po’ più di spirito di collaborazione per capire come arrivare alla soluzione.

Ai deputati arriva una risposta complessiva: Assolatte ringrazia il Governo per gli interventi legati alle emergenze agricole. L’intervento dovrebbe essere fatto sul mercato, soprattutto sul prezzo di latte ovino legato al Pecorino Romano DOP. Gli interventi fatti sul mercato debbono avere una finalità perseguibile senza danni ad altri attori efficienti della filiera, questo per evitare il collasso della stessa. Il decreto opera una commistione tra latte ovino e tutti gli altri tipi di latte: ad Assolatte sembra che l’aggravio di adempimenti non sia giustificato dalla situazione di crisi alla base del decreto stesso. Per quanto riguarda l’ingresso di latte dall’estero, va detto che ci sono eccellenti trasformatori in Italia ma purtroppo, per il latte bovino, c’è carenza di materia prima, che va acquistata all’estero. La Dott.ssa Parziale ravvisa degli effetti non positivi anche nell’ultima norma sull’indicazione dell’origine del latte: il settore lattiero-caseario è tra i primi ad avere applicato tale norma, e proprio perché le aziende non hanno paura della trasparenza, è stata applicata pur essendo in violazione di numerose norme UE. Quello che chiede è una distinzione tra latte bovino ed altri tipi latte, in particolare ovino e caprino, ribadendo la richiesta di eliminazione degli ulteriori obblighi previsti dal DL in materia di tracciabilità per il latte vaccino.

La Commissione Agricoltura sta proseguendo con la discussione del decreto legge, tenendo conto degli interventi delle associazioni di categoria e delle varie parti accolte in questi giorni alle audizioni informali.