Secondo il nuovo report ISTAT, nel 2022 i produttori certificati nel settore agroalimentare di qualità sono stati circa 81.400, in lieve aumento rispetto al 2021 (+0,4%), soprattutto nel Mezzogiorno. Tra i settori in crescita per numero di produttori si segnala, in particolare, quello delle carni fresche. L’Italia mantiene il suo primato tra i Paesi UE per riconoscimenti nel comparto del cibo. 

Nel 2022 l’Italia ha mantenuto il suo primato tra i Paesi europei in quanto a prodotti di qualità. Lo segnala segnala il report dell’Istat su Dop, Igp e Stg che a fine 2022 hanno toccato quota 319 (su un totale UE di 1.466 nel comparto food), quattro in più rispetto al 2021. Seguono Francia e Spagna, con rispettivamente 262 e 205 prodotti di qualità riconosciuti in UE.

Tra il 2012 e il 2022 il numero dei riconoscimenti ha segnato una crescita del 28,6% (da 248 a 319), soprattutto per il settore degli ortofrutticoli e cereali, con 23 nuove denominazioni, e quello dei formaggi e degli olii extravergine di oliva, con l’ingresso, rispettivamente, di 11 e 6 nuovi marchi di qualità.

Nel decennio 2012-2022 i produttori sono aumentati dell’8,3% (da 75.148 del 2012 a 81.403 del 2022); i trasformatori sono invece cresciuti del 6,8% (da 7.015 a 7.492). Tra il 2021 e il 2022 l’aumento dei produttori è stato lieve (+0,4%), e localizzato soprattutto nelle regioni del Sud (+2,8%) e delle Isole (+3,1%), ed è stato accompagnato da una parallela flessione dei trasformatori (-0,9%).

Nel Nord risultano in flessione i produttori del settore lattiero-caseario, della preparazione di carni e degli olii extravergine di oliva. Nel Mezzogiorno si registrano invece segni positivi in tutti i settori, mentre nel Centro la variazione è negativa per la preparazione di carni e per gli oli extravergine di oliva.

La vocazione territoriale, definita oltre che dalle caratteristiche del territorio stesso anche dai vincoli imposti dai disciplinari di produzione, si traduce in una forte localizzazione dei produttori, che nel 2022 per il 41,5% si trovano tra il Sud (14,4%) e le Isole (27,1%), il 19,4% nella sola Sardegna (seguita dal Trentino-Alto Adige con il 13,9% e dalla Toscana con il 13,8%). Il 40,4% dei trasformatori opera invece nel Nord del Paese.

Nel 2012 le quote per i produttori erano, rispettivamente, dell’8,4% per il Sud e del 20,8% per le Isole, mentre nel Nord era presente il 46,6% dei trasformatori. Nel tempo si sta quindi assistendo a una crescita di produttori operanti nella filiera di qualità nelle aree meridionali e, in misura minore, di trasformatori.

Nel 2022 oltre l’80% dei produttori era ripartito tra i formaggi (28,9%), gli olii extravergine di oliva (28,6%) e il settore degli ortofrutticoli e cereali (25,1%).

Le carni fresche

Per le carni fresche prosegue la crescita dei produttori, che chiudono il 2022 attestandosi a 9.458 unità (+3,7% rispetto al dato del 2021) e gestendo 9.531 allevamenti, mentre i trasformatori segnano una flessione del 7%.

Gli allevatori (di bovini, suini e ovini ovvero capi utilizzati per la produzione di carne, distribuita come prodotto fresco dopo la lavorazione) si concentrano, oltre che in Sardegna, anche nel Lazio (11,3%). Seguono Toscana (6,5%) e Umbria (6,2%).

Più variegata è la distribuzione territoriale dei trasformatori che si localizzano soprattutto in Campania (28,3%), in Toscana e nelle Marche. Si conferma al primo posto, per numero di produttori, l’Agnello di Sardegna seguito dal Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale.

Diversamente dalle carni fresche, la preparazione di carni – settore caratterizzato dalla compresenza di produttori e trasformatori operanti in più specialità Dop e Igp – prosegue la sua flessione anche se a ritmi diversi rispetto a quanto evidenziato tra il 2020 e il 2021, dove la variazione dei produttori era del -6,6% e dei trasformatori del -1,8%.

Tra il 2021 e il 2022 il calo dei produttori si attesta, infatti, al -4,1% a opera soprattutto delle regioni del Centro e del Nord, tra cui si evidenzia la flessione riportata dalla Lombardia (-4,1%) che, tuttavia, continua a ricoprire nel 2022 la maggior consistenza produttiva (40,9% del totale nazionale dei produttori del settore).

Rispetto all’anno precedente, nel 2022 la flessione dei trasformatori è più consistente (-3,4%); in Emilia-Romagna la contrazione è del 2,7% ma la regione continua comunque a detenere il maggior numero di operatori pari, nel 2022, al 41,1% del totale del settore.

I formaggi

Nel settore dei Formaggi, tra il 2021 e il 2022, la flessione dei produttori prosegue allo stesso ritmo dell’anno precedente (tra il 2020 e il 2021 la flessione era dello 0,7%, tra il 2022 e il 2021 dello 0,6%). Nel 2022 il settore conta quasi 23.500 produttori.

Ad incidere su questo calo sono le regioni settentrionali del Paese (-4,5%) mentre nelle zone del Centro si registra una crescita del 6,7%. Nel Mezzogiorno l’aumento è dell’1,9%, grazie alla crescita registrata nelle Isole (+2,4%) che compensa la parallela flessione del Sud.

Il maggior numero di produttori e di allevamenti si localizza, oltre che in Sardegna, nel Nord (Lombardia e Emilia-Romagna) e nel Centro (soprattutto nel Lazio).

I primi prodotti di qualità del settore lattiero-caseario per numero di produttori si confermano il Pecorino Romano, il Pecorino Sardo e il Grana Padano.

Quasi il 75% dei trasformatori si localizza nel Nord del Paese e circa il 29,1% nella sola Emilia- Romagna.

Per approfondimenti è possibile scaricare qui il report integrale.