Stiamo seguendo con molta attenzione ormai da diversi mesi, o meglio anni, gli sviluppi della tensione che c’è tra gli allevamenti intensivi e una parte dei media e dell’opinione pubblica. A questo argomento abbiamo dedicato di recente un articolo molto dettagliato, intitolato “Allevamenti intensivi e resto del mondo: una guerra infinita“.

Il 25 maggio 2020, la Compassion in World Farming (CIWF) e Legambiente hanno organizzato in diretta Facebook una conferenza stampa per presentare la loro idea d’inserire nell’etichetta degli alimenti di origine animale il “metodo d’allevamento“.

A questo evento hanno partecipato anche l’Onorevole Rossella Muroni del gruppo LeU e Arnaldo Santi, responsabile marketing dell’azienda Fumagalli Industria Alimentari.

L’On. Muroni ha recentemente presentato una proposta di legge (n°2403) per l’“istituzione del sistema di qualità nazionale benessere animale in zootecnia”. L’incipit di questa iniziativa recita testualmente: “Ad oggi manca in Italia un sistema volontario, uniforme e garantito, di qualità nazionale sull’effettivo benessere animale in zootecnia”.

Molte delle argomentazioni utilizzate dalla Muroni, da Annamaria Pisapia della CIWF e da Antonino Morabito di Legambiente sono riferite all’allevamento suino, ed in particolare a quello a ciclo chiuso, ossia con le scrofe, ma nella proposta di legge e nella conferenza stampa si è parlato in generale dell’allevamento intensivo.

Interessante il taglio che è stato dato a questo argomento. Quello che si vuole ottenere è che, quando si utilizza volontariamente in etichetta il claim di “benessere animale”, esso sia accompagnato da informazioni relative al luogo e al metodo con il quale sono stabulati e gestiti gli animali.

Nella tabella riportata di seguito la CIWF ha presentato un esempio di applicazione pratica per l’allevamento dei suini.

La CIWF è una onlus internazionale che si occupa della difesa del diritto degli animali d’allevamento di avere una vita il più simile possibile a quella che avrebbero condotto in natura. Non si tratta quindi di un’organizzazione d’ispirazione vegana di lotta senza se e senza ma, ma di un’associazione con l’obiettivo di proteggere il benessere degli animali destinati a produrre cibo per l’uomo. Anche l’Onorevole Muroni nel suo intervento ha dichiarato di essere onnivora, e quindi di principio non contraria al cibarsi di latte e di carne.

Molto interessante e pratico è stato anche l’intervento di Arnaldo Santi, responsabile marketing del gruppo Fumagalli Industria Alimentare S.p.A.. Questa azienda, nata circa 100 anni fa a Milano, ha un fatturato di circa 55 milioni ed esporta il 70% della sua produzione. La Fumagalli è di fatto una filiera della carne suina che va dall’allevamento alla trasformazione e che ha visto nel miglioramento del benessere dei suini che alleva oltre ad un dovere morale anche un business, come l’infografica riportata di seguito spiega molto chiaramente.

La proposta di legge della Muroni e le soluzioni pratiche proposte dalla CIWF e Legambiente si basano sul principio che il cittadino deve poter scegliere consapevolmente cosa comprare e questo può avvenire solo se l’etichetta, e più in generale la comunicazione che accompagna un cibo, è chiara, esplicita e non ingannevole. La Muroni nel suo intervento ci ha ricordato un principio che personalmente condivido, ovvero che la gente, oltre a votare in una cabina elettorale, vota con gli acquisti, ossia può bocciare o promuovere un prodotto. Sappiamo tutti che votare, in senso generale, è la pietra angolare della libertà e della democrazia.

La questione di definire il benessere di ogni specie animale che l’uomo alleva è piuttosto complessa e pecca dell’errore metodologico di fondo di non partire mai da un attento studio dell’etologia di questi animali, non di come erano in origine ma di come sono diventati dopo la domesticazione e la selezione genetica esercitata dall’uomo.

Questo errore metodologico di fondo ha generato gli estremi dell’antropomorfizzazione degli animali e del pensare che essi sognino sempre e comunque la vita selvaggia.

Gli attuali metodi di valutazione del benessere degli animali d’allevamento non hanno, a mio avviso, soddisfatto l’obiettivo a cui devono servire, ossia migliorare la qualità della vita degli animali e rassicurare i consumatori, per cui ben vengano queste iniziative che speriamo possano in tempi ragionevoli ispirare una chiara e quasi definitiva legislazione comunitaria.

Infine, le proposte come quella dell’onorevole Rossella Muroni, di Legambiente e di CIWF ci serviranno anche per capire se la gente quando assume le sembianze di consumatore ha veramente a cuore il benessere degli animali e del pianeta al punto da scegliere sugli scaffali dei supermercati, o sui banchi dei mercati o nei piccoli negozi, questa tipologia di prodotti e da essere disposti a pagarli di più.

Abbiamo questo dilemma anche quando chiediamo alla gente di comprare cibo italiano per aiutare il settore.

 

Il video della conferenza stampa di lunedì è disponibile qui.

Qui il link alla proposta di etichettatura CIWF – Legambiente e alla proposta di legge Murioni.