I foraggi grossolani sono essenziali nelle diete dei bovini da latte, dato il ruolo che giocano nello stimolare la masticazione, la ruminazione e la produzione di saliva, oltre ad essere una fonte di energia per i microrganismi del rumine.

Il mais è la coltura da insilato più diffusa negli allevamenti brasiliani; tuttavia, coltivare costantemente il mais come monocoltura potrebbe influire negativamente sull’estrazione di nutrienti dal suolo e aumentare le probabilità di erosione. Colture stagionali complementari come l’avena nera (coltura invernale) e la soia a pianta intera (seconda coltura estiva) sono state utilizzate come strumento per ridurre al minimo l’inattività della terra, per incrementare il ciclo dei nutrienti e la fissazione dell’azoto nel suolo e per mantenere la copertura del suolo durante tutto l’anno.

Sebbene diversi studi abbiano suggerito che il contenuto di NDF (69,9-74,5%) dell’insilato di avena nera (OS) possa essere un fattore limitante per le prestazioni, Salgado et al. (2013) hanno evidenziato un aumento dell’ingestione di proteina grezza (CP) e una tendenza verso l’aumento della produzione di latte corretto a grasso (FCM) senza influenze sull’ingestione media giornaliera (DMI) quando questo era incluso nelle diete delle vacche in lattazione, segnalando che i risultati precedenti potrebbero essere correlati alla qualità delle fibre dei foraggi testati.

Poiché l’insilato di pianta intera di soia (SS) ha un contenuto di proteina grezza maggiore rispetto all’insilato di mais (CS; 134 vs. 83,9 g/kg di DM; Ghizzi et al., 2020), la sostituzione di dell’insilato di mais con quello di pianta intera di soia può diminuire l’utilizzo di farina di soia o di altri alimenti proteici nelle diete delle vacche in lattazione. Tuttavia, la qualità dell’insilato di pianta intera di soia può limitare le performance delle vacche da latte.

Ghizzi et al. (2020) hanno rilevato che una sostituzione fino al 50% dell’insilato di mais con quello di pianta intera di soia ha diminuito linearmente la produzione di latte senza influire sull’efficienza alimentare (produzione di latte/DMI) e sul contenuto di grassi del latte delle vacche. Nonostante i benefici agronomici delle colture di soia e di avena nera, in letteratura mancano studi che valutino la parziale integrazione di insilato di pianta intera di soia e insilato di avena nera nelle diete delle vacche da latte.

Lo studio

Uno studio condotto dall’Università di São Paulo e dall’Università Federale di Pampa in Brasile, pubblicato a sul Journal of Dairy Science, ha valutato gli effetti della sostituzione parziale dell’insilato di mais (CS) con insilato di pianta intera di soia (SS) o insilato di avena nera (OS) su:

  • assunzione di nutrienti e digeribilità,
  • degradabilità in vitro della fibra neutro detersa degli insilati,
  • comportamento alimentare,
  • fermentazione ruminale,
  • performance delle vacche da latte.

Ventiquattro vacche Holstein in lattazione (di cui 6 con fistola ruminale) con una produzione di latte di 32,5 ± 4,92 kg/giorno, 150 ± 84,8 giorni di lattazione e 644 ± 79,0 kg di peso corporeo sono state utilizzate in un disegno quadrato latino 3 × 3 per valutare i seguenti trattamenti:

  1. dieta con insilato di mais (CSD): utilizzo dell’insilato di mais come unica fonte di foraggio nella dieta [48% di sostanza secca alimentare (DM)];
  2. dieta con insilato di pianta intera di soia (SSD): insilato di soia che sostituisce il 16% dell’insilato di mais da CSD;
  3. dieta con insilato di avena nera (OSD): insilato di aveva nera che sostituisce il 16% dell’insilato di mais da CSD.

I risultati

L’inserimento di insilato di pianta intera di soia o insilato di avena nera ha diminuito l’ingestione di sostanza secca, materia organica e proteine grezze. L’insilato di mais ha avuto la più alta degradabilità effettiva in vivo della sostanza secca e l’insilato di pianta intera di soia ha avuto la più bassa degradabilità effettiva della fibra neutro detersa. La dieta con insilato di avena nera ha diminuito la resa di latte e di proteine, mentre la dieta con insilato di soia ha aumentato la concentrazione di azoto ammoniacale ruminale rispetto alle altre diete. Le bovine alimentate con dieta con insilato di avena nera hanno mostrato una maggiore preferenza per il mangime contenente particelle più piccole (<4 mm) rispetto alle bovine alimentate con diete con insilato di pianta intera di soia.

Le vacche alimentate con i trattamenti contenenti insilato di pianta intera di soia o insilato di avena nera al posto di quello di mais presentavano un aumento delle attività di ruminazione e masticazione. Sebbene la sostituzione dell’insilato di mais con quelli presi in esame abbia diminuito l’ingestione di alimento, l’insilato di pianta intera di soia non ha avuto alcun effetto sulla performance produttiva delle vacche da latte.

L’insilato di soia potrebbe quindi sostituire parzialmente l’insilato di mais nelle diete di lattazione senza perdite di produzione di latte.

Tratto da: “Partial replacement of corn silage with whole-plant soybean and black oat silages for dairy cows” di Tássia B. P. Silva, Tiago A. Del Valle, Lucas G. Ghizzi, Guilherme G. Silva, Larissa S. Gheller, Júlia A. Marques, Mauro S. S. Dias, Alanne T. Nunes, Nathália T. S. Grigoletto, Caio S. Takiya, and Francisco P. Rennó. Pubblicato sul J. Dairy Sci. 104:9842–9852 (https://doi.org/10.3168/jds.2021-20200)