Assunzione globale di latticini, formaggio e latte e rigidità arteriosa: revisione sistematica e meta-analisi degli studi trasversali

Abstract

Lo scopo di questa revisione è stato di determinare la relazione tra consumo di prodotti lattiero-caseari e rigidità arteriosa, misurata dalla velocità dell’onda di polso (pulse wave velocity, PWV). Abbiamo effettuato sistematicamente una ricerca attraverso le banche dati di Medline, Embase e Web of Science fino al 30 gennaio 2019 per i dati trasversali provenienti da studi che affrontano l’associazione tra consumo di prodotti lattiero-caseari e PWV. Questo studio è stato registrato con PROSPERO (CRD42018110528). Sia il metodo degli effetti fissi inversione-varianza che il metodo DerSimonian e Laird sono stati utilizzati per calcolare stime aggregate della dimensione dell’effetto (ES) e dei rispettivi intervalli di confidenza al 95% (IC). Sette studi sono stati inclusi nella meta-analisi, con un totale di 16.443 pazienti. Il consumo totale di prodotti lattiero-caseari (ES = -0.03; IC 95% [-0.04, -0.01] e formaggio (ES = -0.04; 95% CI [-0.07, -0.01]) era ridotto, ma significativamente associato a livelli PWV inferiori. Al contrario, l’assunzione di latte non ha mostrato un’associazione significativa con PWV (ES = 0,02, IC 95% [-0,01, 0,05]). L’eterogeneità nell’ES non è risultata importante per i tre gruppi di prodotti lattiero-caseari valutati. Questa revisione sistematica e la meta-analisi di sette studi non hanno rilevato effetti dannosi del consumo di prodotti lattiero-caseari sulla rigidità arteriosa misurata dalla PWV. A causa della scarsità di studi, sono necessarie ulteriori indagini per chiarire il ruolo dei prodotti lattiero-caseari sulla rigidità arteriosa.

Parole chiave: rigidità arteriosa; velocità dell’onda di polso; prodotti lattiero-caseari; latte; meta-analisi; revisione sistematica

Total Dairy, Cheese and Milk Intake and Arterial Stiffness: A Systematic Review and Meta-analysis of Cross-Sectional Studies

Ana Diez-Fernández 1,2, Celia Álvarez-Bueno 1,2, Vicente Martínez-Vizcaíno 1,3, Mercedes Sotos-Prieto 4,5,6, José I Recio-Rodríguez 7,8 and Iván Cavero-Redondo 1,2

1 Centro de Estudios Socio-Sanitarios, Universidad de Castilla-La Mancha, 16071 Cuenca, Spain
2 Facultad de Enfermería, Universidad de Castilla-La Mancha, 16071 Cuenca, Spain
3 Facultad de Ciencias de la Salud, Universidad Autónoma de Chile, 1670 Talca, Chile
4 Department of Environmental Health, Harvard TH Chan School of Public health, Harvard Medical School, Boston, MA 02115, USA
5 Department of Food Sciences and Nutrition, School of Applied Health Sciences and Wellness, Ohio University, Athens, OH 45701, USA
6 Diabetes Institute, Ohio University, Athens, OH 45701, USA
7 Institute of Biomedical Research of Salamanca (IBSAL), Primary Health Care Research Unit, La Alamedilla Health Center, Health Service of Castilla y León (SACYL), Primary Care Prevention and Health Promotion Research Network (REDIAPP), 37007 Salamanca, Spain
8 Departamento Enfermería y Fisioterapia, Universidad de Salamanca, 37007 Salamanca, Spain

DOI: https://doi.org/10.3390/nu11040741