Introduzione

L‘accesso al pascolo è considerato importante per le bovine da latte in molti paesi (per i Paesi Bassi, vedi Boogaard et al., 2008 ; per gli Stati Uniti e il Canada, vedi Schuppli et al., 2014 ; per il Brasile, vedi Hötzel et al., 2017). Le bovine sono fortemente motivate ad accedere al pascolo, soprattutto di notte (Charlton et al., 2013 ; von Keyserlingk et al., 2017). Tuttavia, questo non è sempre fattibile. Gli allevatori possono affrontare una serie di vincoli pratici, tra cui la scarsa disponibilità di pascoli, in particolare all’aumentare delle dimensioni dell’azienda agricola (Robbins et al., 2016). Inoltre, l’accesso al pascolo potrebbe non essere praticabile durante alcuni periodi dell’anno, ad esempio quando il suolo è bagnato e soggetto a danni causati dal passaggio degli animali. Un’alternativa al pascolo è l’utilizzo di un paddock all’aperto con lettiera; vale a dire, un’area aperta con lettiera in cui le vacche possono muoversi e sdraiarsi più liberamente di quanto non possano fare in una stalla. Data l’assenza di terra o erba, queste aree esterne alternative richiedono generalmente meno spazio del pascolo e possono essere utilizzate tutto l’anno. Diversi studi hanno verificato l’effetto della disponibilità di spazio esterno sul comportamento delle vacche da latte.

Ad esempio, Schütz et al. (2015) hanno riferito che è necessario un minimo di 6,0 mper vacca su un tappetino di gomma durante un periodo di riposo di 18 ore, quando le bovine sono tenute lontane dal pascolo in caso di pioggia per evitare danni all’erba, per mantenere tempi di riposo ​​giornalieri simili a quelli osservati quando le vacche sono al pascolo. Quando agli animali veniva fornito meno spazio (ovvero 3 o 4,5 m2 di tappetino in gomma per capo), si pensava che la riduzione dei tempi di riposo sdraiati fosse dovuta ad un maggiore comportamento agonistico. Nielsen et al. (1997) hanno scoperto che quando le giovenche avevano a disposizione solo 1,8 m 2/capo di spazio sdraiato su una lettiera di paglia al coperto mostravano più interazioni agonistiche, compresi gli spostamenti dalla posizione sdraiata, rispetto a quando venivano dati 2,7 o 3,6 m 2/animale. Tuttavia, queste ricerche hanno tutte studiato l’effetto della disponibilità di spazio quando le bovine non avevano la possibilità di accedere ad un’altra area. Per quanto ne sappiamo, nessuna ricerca ha studiato fino ad ora in che modo la disponibilità di spazio esterno influisce sul comportamento delle vacche e sulla loro preferenza ad essere all’aperto quando alle vacche viene data la libera scelta di accedere a quest’area secondaria da una stalla a stabulazione libera.

Gli obiettivi di questo studio erano di verificare in che modo la disponibilità di spazio all’aperto influenza (1) la preferenza delle vacche alloggiate in stalle a stabulazione libera di stare all’aperto, (2) il numero di spostamenti dalla posizione sdraiata nello spazio esterno e (3) la proporzione di tempo all’aperto che le bovine trascorrono sdraiate. Abbiamo ipotizzato che in spazi più ampi le vacche avrebbero passato più tempo all’esterno, soprattutto durante la notte quando l’accesso all’aperto è più popolare (Legrand et al., 2009 ; Charlton et al., 2013 ; von Keyserlingk et al., 2017 ). Abbiamo inoltre ipotizzato che in spazi più ampi le vacche avrebbero passato più tempo sdraiate all’esterno e si sarebbero impegnate meno in spostamenti dalla posizione sdraiata.

Abstract

Fornire l’accesso alle bovine da latte al pascolo sarebbe auspicabile ma questa pratica è ostacolata da numerosi vincoli pratici, inclusa la scarsa disponibilità di pascoli. Un’alternativa al pascolo che richiede meno spazio è l’utilizzo di un’area esterna ricoperta da un materiale morbido, come sabbia o trucioli di legno, a sostituire la terra o l’erba che potrebbero altrimenti essere danneggiate dal traffico delle bovine. Tuttavia, poco si sa sui requisiti di spazio per le aree esterne alternative. Questa ricerca ha studiato in che modo la disponibilità di spazio esterno ha influito sulla preferenza delle bovine per uno spazio esterno e sul loro comportamento all’aperto. Sono stati utilizzati un totale di 3 gruppi di 24 vacche Holstein in gravidanza, in mungitura e in buona salute. Ad ogni gruppo sono stati dati 3 giorni per stabilizzare le dinamiche sociali. Durante questo periodo gli animali venivano tenuti in una stalla a stabulazione libera. Le bovine venivano spostate all’esterno a orari prestabiliti ogni giorno durante la fase di adattamento (cioè 5 volte durante i primi 2 giorni e 2 volte negli ultimi 3 giorni). Le bovine hanno quindi avuto libero accesso al paddock esterno, ma ogni giorno lo spazio disponibile veniva cambiato. Sono state applicate in modo casuale 13 diverse disponibilità di spazio, senza sostituzioni, comprese tra 4 e 16 m2/vacca, con incrementi di 1 m2 per volta. Usando registrazioni video continue, la posizione delle bovine (cioè, nella stalla o sul paddock esterno), nonché gli spostamenti da una posizione sdraiata sullo spazio esterno, sono state rilevate. I comportamenti in piedi e distesi sono stati misurati automaticamente utilizzando i data logger HOBO (Onset, Cape Cod, MA). Durante un periodo di 24 ore, le bovine hanno trascorso più tempo all’esterno quando aumentava lo spazio disponibile, ma questo risultato è dovuto quasi interamente al maggiore tempo trascorso all’aperto durante le ore notturne. Durante la notte, la quantità di spazio disponibile non ha influenzato il numero di spostamenti dalla posizione sdraiata nel paddock esterno o la percentuale di tempo che le vacche vi hanno trascorso sdraiate. I risultati della ricerca indicano quindi che le bovine utilizzano lo spazio all’aperto soprattutto di notte e che il tempo che vi trascorrono nelle ore notturne aumenta con l’aumentare dello spazio disponibile.

 

Effect of outdoor open pack space allowance on the behavior of freestall-housed dairy cows

C. Smid, D. M. Weary, and M. A. G. von Keyserlingk* Animal Welfare Program, Faculty of Land and Food Systems, University of British Columbia, Vancouver, V6T 1Z6 Canada

Dairy Sci. (2020) 103:3422–3430

doi.org/10.3168/jds.2019-17066