L’ 8 e 9 giugno 2024 i cittadini europei sono chiamati a rinnovare i parlamentari che li rappresenteranno nella UE.
L’Italia è uno dei sei Paesi europei che la fondarono e ha il diritto di esprimere il 10.7% dei parlamentari su un totale di 705. Davanti a noi solo la Germania e la Francia.
Ruminantia ha dedicato a queste elezioni un articolo dal titolo “Non perdiamo questa occasione per contare qualcosa in Europa”.
Per scegliere le persone giuste a cui delegare il presente e il futuro dell’agricoltura e della zootecnia bisogna conoscerle per usufruire a fondo della grande opportunità offerta dal poter votare direttamente una lista ed esprimere una o più preferenze.
Pensiamo di fare il nostro dovere dando la possibilità a voi lettori di conoscere meglio i candidati che, o per contatto diretto o perché ci hanno interpellato, si sono candidati alle elezioni europee.
Oggi intervistiamo Giovanni Malanchini che si presenta nella lista della LEGA, Circoscrizione Nord-Ovest (Lombardia, Piemonte, Val d’Aosta, Liguria).
Prima di iniziare la nostra breve intervista ci parli di lei
Sono Giovanni Malanchini, ho 49 anni, sono stato sindaco di Spirano per due mandati, sono Consigliere regionale della Lombardia dal 2018 ad oggi. Attualmente presidente della Commissione speciale Autonomia e riordino delle autonomie locali. Responsabile del Dipartimento Agricoltura della Lega Lombarda per Salvini Premier. Fondatore del Distretto Agricolo della Bassa Bergamasca.
In Regione Lombardia:
– relatore della Legge regionale sugli agriturismi;
– primo firmatario e relatore della risoluzione sull’adozione di nuovi sistemi di tracciabilità dei prodotti agroalimentari (blockchain);
– promotore e primo firmatario della Legge regionale “disposizioni regionali per la tutela e la valorizzazione del pastoralismo, dell’alpeggio, della transumanza e per la diffusione dei relativi valori culturali”;
– promotore e primo firmatario della Legge sulla “promozione delle azioni di sostenibilità del sistema agroalimentare realizzate dai distretti del cibo”;
– primo firmatario della mozione sullo stop la cibo sintetico (novembre 2019);
Quali sono, secondo Lei, le criticità nella UE relativamente all’agroalimentare e nello specifico all’agricoltura e la zootecnia?
Ci sono criticità di metodo e criticità di merito.
Nel metodo l’UE fa ricorso in modo sempre più consistente ai Regolamenti che, a differenza delle Direttive, non lasciano agli Stati Membri e alle Regioni spazi per modulare le azioni sul territorio a seconda delle esigenze e delle specificità dell’agricoltura.
Nel merito i regolamenti 2115, 2116 e 2117 del 2021 danno il via ad una nuova programmazione che mette in difficoltà le aziende ad alta produttività.
L’agricoltura intensiva è una necessità per raggiungere l’obiettivo della sovranità alimentare, va difesa e non demonizzata, alla luce degli sforzi e dei grandi risultati già raggiunti dai nostri allevamenti in termini di sostenibilità. I nuovi regolamenti e la condizionalità rafforzata non sono attuabili, sono economicamente insostenibili e non hanno solidi fondamenti scientifici. Inoltre, è necessaria una svolta per difendere i nostri prodotti e tutelare i consumatori: servono dazi per le importazioni di prodotti che non rispettano i nostri parametri qualitativi (considerando anche il dumping sociale insito in alcuni sistemi produttivi), servono regole chiare per garantire la massima trasparenza sull’origine e sui processi di produzione dei prodotti. Infine è arrivato il momento di rivedere completamente la Direttiva nitrati ridimensionando le zone di vulnerabilità e limitando i parametri troppo stringenti quando questi non sono necessari.
Si può trovare un equilibrio tra sicurezza alimentare, ossia cibo sano e disponibile per tutti, e la sostenibilità ambientale, sociale ed economica?
Certamente, lavorando sulla ricerca, sull’innovazione e sul sostegno economico agli agricoltori che investono su sistemi produttivi sostenibili dal punto di vista ecologica ed etico. I costi del Green Deal non devono pesare sulle spalle dei nostri agricoltori.
Il Green Deal Europeo è da salvare così com’è o con aggiustamenti o è da buttare via?
È da rivoluzionare: i regolamenti citati vanno completamente rivisti, serve un approccio scientifico e tecnico nell’approvazione di nuove norme ed è necessario che le azioni portate avanti dall’Unione Europea vengano condivise col territorio, considerando il ruolo fondamentale delle Regioni nella programmazione agricola.
L’Europa deve agire applicando il principio di sussidiarietà che restituisce dignità ai territori e abbandonare quella logica dirigistica che é spesso condizionata dalle lobbies delle multinazionali del cibo.