L’ 8 e 9 giugno 2024 i cittadini europei sono chiamati a rinnovare i parlamentari che li rappresenteranno nella UE.
L’Italia è uno dei sei Paesi europei che la fondarono e ha il diritto di esprimere il 10.7% dei parlamentari su un totale di 705. Davanti a noi solo la Germania e la Francia.
Ruminantia ha dedicato a queste elezioni un articolo dal titolo “Non perdiamo questa occasione per contare qualcosa in Europa”.
Per scegliere le persone giuste a cui delegare il presente e il futuro dell’agricoltura e della zootecnia bisogna conoscerle per usufruire a fondo della grande opportunità offerta dal poter votare direttamente una lista ed esprimere una o più preferenze.
Pensiamo di fare il nostro dovere dando la possibilità a voi lettori di conoscere meglio i candidati che, o per contatto diretto o perché ci hanno interpellato, si sono candidati alle elezioni europee.
Oggi intervistiamo Stefania Zambelli, eurodeputata uscente, che si presenta nella lista Forza Italia – circoscrizione Nord-Ovest (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia).
Prima di iniziare la nostra breve intervista ci parli di lei
Mi chiamo Stefania Zambelli e sono nata nel 1971 a Salò, un bellissimo borgo sul Lago di Garda. Da sempre impegnata nel settore amministrativo della sanità lombarda, nel 2009 divento vicesindaco del mio Paese natale, e nel 2019 vengo eletta europarlamentare per il collegio dell’Italia Nord-Occidentale. Da allora, al Parlamento Europeo, mi sono occupata di diverse tematiche, in particolare: salute e sicurezza sul lavoro, diritti dei disabili, protezione del Made in Italy, salute e lotta contro il cancro.
Quali sono, secondo Lei, le criticità nella UE relativamente all’agroalimentare e nello specifico all’agricoltura e la zootecnia?
Il tema relativo all’agroalimentare è stato uno dei più rilevanti nell’ultima legislatura europea, e mi aspetto altrettanto per i cinque anni a venire. Tra i vari temi affrontati, abbiamo discusso a più riprese di autonomia alimentare: prima la pandemia e poi la guerra hanno messo a serio rischio il nostro approvvigionamento di materie prime agricole, minando la sicurezza alimentare nel nostro continente. Garantire oggi e nel futuro un approvvigionamento sicuro è sicuramente la prima criticità che dobbiamo affrontare. L’agricoltura e la zootecnica sono settori chiave per la nostra autonomia alimentare, ma dobbiamo lavorare per rendere questi settori sostenibili senza scadere in una ideologia troppo green: capisco le proteste degli agricoltori proprio per questo motivo, dobbiamo fare tesoro delle loro richieste, ascoltare le problematiche e elaborare politiche tenendo bene a mente che gli agricoltori sono nostri alleati nella difesa del pianeta. Altro importante tema che abbiamo affrontato in questi anni ha riguardato la protezione del Made in Italy nel campo alimentare e delle nostre eccellenze enogastronomiche: abbiamo difeso strenuamente questo comparto dai numerosi attacchi provenienti da diversi fronti contro il cibo italiano, penso al Nutriscore, etichettatura del vino, farine di insetti o carni sintetiche.
Si può trovare un equilibrio tra sicurezza alimentare, ossia cibo sano e disponibile per tutti, e la sostenibilità ambientale, sociale ed economica?
Dobbiamo assolutamente trovarlo, e il Gruppo PPE, di cui Forza Italia fa parte, è in prima linea in questa sfida. Penso, per esempio, al regolamento sulle nuove tecniche genomiche, fortemente sostenuto dal PPE: parliamo di nuove tecniche che garantiranno maggior sicurezza per le coltivazioni europee, piante più resistenti ai cambiamenti climatici e ai parassiti, che permetteranno, proprio per questo, di diminuire la nostra dipendenza dai pesticidi. Con questo regolamento apriamo la strada ad un bilanciamento tra sicurezza alimentare e sostenibilità, ma dobbiamo continuare ad investire in ricerca e sviluppo nel campo dell’agricoltura: siamo spesso ancorati all’idea di un’agricoltura tradizionale, dobbiamo veramente capovolgere il paradigma e pensare all’agricoltura come settore all’avanguardia nell’innovazione tecnologica e nella digitalizzazione. Investire su un’agricoltura tecnologicamente avanzata sarà una delle sfide principali della prossima legislatura.
Il Green Deal Europeo è da salvare così com’è o con aggiustamenti o è da buttare via?
Purtroppo, a causa di una forte ideologia green imposta dai gruppi della sinistra, il Green Deal è stato troppo Green e poco “Deal”, un “patto”. Dobbiamo proseguire sulla strada della decarbonizzazione della nostra economia e puntare su una vera transizione ecologica ed energetica, ma dobbiamo farlo con pragmatismo e con attenzione a tutto il mondo produttivo. Non possiamo pensare di sacrificare la nostra competitività – sul piano agricolo come su quello industriale – nel nome di un ambientalismo ideologico. Quindi ben vengano le politiche a difesa dell’ambiente, ma esse devono essere orientate alla protezione dei nostri sistemi produttivi, i quali possono anche riconvertirsi, ma necessitano dei giusti periodi di transizione per potersi adattare.