Si è concluso da poche ore l’evento in diretta streaming da Roma, tenuto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), dal titolo “Le emissioni in atmosfera in Italia”, con un focus sulle emissioni da agricoltura ed allevamento e sul contributo dei gas ad effetto indiretto e del particolato. L’evento è stato un’occasione per divulgare importanti dati su questioni di primo livello a tema ambientale, ovvero cifre che descrivono lo stato emissivo del nostro Paese: un quadro globale e di dettaglio della situazione italiana sull’andamento dei gas serra dal 1990 al 2018, una stima preliminare al 2019 ed alcune considerazioni sul primo trimestre del 2020, con l’intervento di Daniela Romano. Alla presentazione di questi dati, ha fatto seguito un approfondimento sulle principali attività emissive del settore dell’agricoltura e un riferimento ai sistemi di mitigazione, presentato da Eleonora Di Cristofaro. In conclusione, Ernesto Taurino ha fatto un’analisi degli altri gas che hanno effetto sul clima ma anche sull’inquinamento atmosferico in senso stretto, fino ad arrivare al materiale particolato, considerando anche qui la serie storica dal 1990 al 2018 ed esaminando i principali drivers che hanno influenzato gli andamenti descritti.
Una videoconferenza che ha chiarito alcuni concetti, in modo particolare per quanto riguarda il nostro settore, e durante la quale i relatori si sono trovati concordi sul dire che la questione dell’inquinamento atmosferico, soprattutto per quanto concerne il particolato, è molto complessa, poiché gli inquinanti sono numerosi ed hanno dinamiche diverse in atmosfera, ed è quindi necessario un approccio integrato e trasversale per condurre una valutazione adeguata. Vediamo dunque qualche informazione in più per quello che riguarda il settore agricoltura.
Le emissioni di gas serra dal settore agricoltura, che costituiscono il 7% delle emissioni di gas serra totali, circa 30 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, sono in calo. La maggior parte di queste – quasi l’80% – deriva dagli allevamenti, in particolare dalle categorie di bestiame bovino (quasi il 70%) e suino (più del 10%), mentre il 10% proviene dall’uso dei fertilizzanti sintetici. In particolare, per gli allevamenti, la maggior parte delle emissioni deriva dalla fermentazione enterica, a carico in particolare dei ruminanti e dalla gestione delle deiezioni (stoccaggio e spandimento). Dal 1990 le emissioni sono scese del 13% a causa della riduzione del numero dei capi, delle superfici e produzioni agricole, dell’uso dei fertilizzanti sintetici e dei cambiamenti nei metodi di gestione delle deiezioni.
Per quanto concerne le emissioni di ammoniaca dal settore agricoltura, dal 1990 diminuiscono del 23% (pari a 345.000 tonnellate di NH3 nel 2018) e rappresentano più del 90% delle emissioni nazionali di ammoniaca. L’80% di queste emissioni deriva dagli allevamenti, in particolare dalle categorie bovini, suini ed avicoli, e riguarda le fasi di gestione delle deiezioni nei ricoveri, negli stoccaggi e durante le fasi di spandimento al suolo. Il contributo dell’uso dei fertilizzanti sintetici alle emissioni totali del settore è del 15% circa. Il calo è dovuto anche in questo caso alla riduzione del numero dei capi, delle superfici e produzioni agricole, dell’uso dei fertilizzanti sintetici e alla diffusione delle tecniche di riduzioni delle emissioni.
In questo contesto va considerato il miglioramento ottenuto dal 1990 al 2018, ma rimane un margine di miglioramento che deve essere ancora raggiunto: dobbiamo fare di più. Quali strategie adottare, dunque? Eleonora Di Cristofaro ha presentato gli strumenti di mitigazione per ridurre le emissioni di gas serra e ammoniaca dall’agricoltura, che riportiamo in modo schematico qui di seguito.
Alimentazione
- Sostituzione di una parte dei foraggi della dieta con i concentrati per aumentare la digeribilità della dieta e ridurre le emissioni di metano (emissioni di gas serra).
- Diete a basso tenore proteico (emissioni di gas serra ed ammoniaca).
Gestione delle deiezioni (ricoveri e stoccaggio)
- Tecniche di riduzione delle emissioni nei ricoveri (emissioni di gas serra e ammoniaca).
- Coperture degli stoccaggi (emissioni di gas serra e ammoniaca).
- Recupero di biogas nei digestori anaerobici (emissioni di gas serra e ammoniaca).
Suoli agricoli (spandimento fertilizzanti)
Fertilizzanti sintetici: sostituzione dell’urea con fertilizzanti con diverso tenore di azoto o con fertilizzanti organici.
Fertilizzanti sintetici ed organici:
- Adozione di tecniche di applicazione che riducano le emissioni di NH3, considerando le esigenze nutritive delle colture, il tenore di nutrienti del suolo e l’apporto di nutrienti degli altri fertilizzanti.
- Utilizzo di tecniche di agricoltura di precisione che possano assicurare una migliore distribuzione del fertilizzante e, di conseguenza, una migliore efficienza d’uso dell’azoto.
Una questione interessante toccata nel corso dell’evento è quella della diffusione del biogas sul territorio nazionale: nel 2018, il Ministero dello Sviluppo Economico ha emanato un decreto che incentiva la produzione di biogas a partire proprio da reflui zootecnici, ma dal momento che lo sfruttamento e la valorizzazione dei reflui zootecnici sono ancora troppo bassi, è necessario aumentare la quantità di reflui destinati ai digestori.
Altre fonti di emissione
NOx (Ossidi di azoto): la principale fonte di emissioni è il trasporto su strada (circa il 43% nel 2018), che mostra una riduzione del 71% tra il 1990 e il 2018. Tra i settori interessati, l’unico che evidenzia un aumento delle emissioni è rappresentato dal riscaldamento (+36%, pari al 13% del totale).
COVNM (Composti Organici Volatili diversi dal metano): sono, insieme agli NOx, tra i principali precursori dell’ozono (O3) e del materiale particolato (PM). Il trend delle emissioni mostra una riduzione di circa il 54% tra il 1990 e il 2018. L’uso di solventi è la principale fonte di emissioni, contribuendo al totale con il 39% e mostrando una diminuzione di circa il 41% rispetto al 1990.
Circa la metà delle emissioni nazionali di gas climalteranti deriva dai settori della produzione di energia e dei trasporti, che registrano un +2% rispetto al 1990. L’aumento maggiore è dovuto al trasporto su strada (+3%) a causa dell’incremento della mobilità di merci e passeggeri; le percorrenze complessive (veicoli-km) per il trasporto passeggeri crescono, nel periodo di riferimento, del 21%.
Importante anche la diminuzione delle emissioni provenienti dal settore delle industrie energetiche che, sempre rispetto al 1990, scendono nel 2018 del 30%, a fronte di un aumento della produzione di energia termoelettrica da 178,6 Terawattora (TWh) a 192,7 TWh, e dei consumi di energia elettrica da 218,7 TWh a 295,5 TWh. Nel periodo 1990-2018, le emissioni energetiche dal settore residenziale e servizi sono aumentate del 6%, a fronte di un incremento dei consumi energetici pari al 18,3%.
In Italia, il consumo di metano nel settore civile era già diffuso nei primi anni ’90 e la crescita delle emissioni, in termini strutturali, è invece correlata all’aumento del numero delle abitazioni e dei relativi impianti di riscaldamento oltre che, in termini congiunturali, ai fattori climatici annuali. L’incremento dei consumi è strettamente collegato al maggior utilizzo di biomasse.
Per quel che riguarda il settore dei processi industriali, nel 2018 le emissioni scendono del 14,2% rispetto al 1990. L’andamento è determinato prevalentemente dalla forte riduzione delle emissioni di protossido di azoto, N2O, (-91%) nel settore chimico, grazie all’adozione di tecnologie di abbattimento delle emissioni nella produzione dell’acido nitrico e acido adipico.
Segnano infine un aumento del 5,6% le emissioni derivanti dalla gestione e dal trattamento dei rifiuti. Le emissioni del settore sono destinate a ridursi nei prossimi anni, attraverso il miglioramento dell’efficienza di captazione del biogas e la riduzione di materia organica biodegradabile in discarica grazie alla raccolta differenziata.
Condividiamo qui il link al canale YouTube dell’ISPRA per vedere il video della diretta.
I dati riportati nel corso dell’evento, e non solo, sono contenuti all’interno dell'”Inventario nazionale delle emissioni in atmosfera 1990-2018. Informative Inventory Report 2020“.
Fonte: Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale