Pubblicato sul sito di Ismea il report “Tendenze e dinamiche recenti – ovicaprini” relativo alla filiera della carne ovicaprina che, partendo dal contesto europeo, analizza la situazione nazionale di consistenze, scambi commerciali e prospettive future dell’intero settore.
Contesto europeo
A dicembre 2022, per il terzo anno consecutivo, il patrimonio ovicaprino dell’UE ha mostrato un calo significativo – con circa 1,5 milioni di capi in meno rispetto all’anno precedente -, che ha interessato soprattutto Spagna e Francia. La produzione di carne ovicaprina è diminuita solo dello 0,6% nel 2022, come conseguenza di andamenti contrapposti nei principali Paesi produttori che hanno registrato aumenti delle macellazioni in Irlanda e Romania e diminuzioni notevoli in Grecia, Germania, Spagna e Francia. Si segnala inoltre che le importazioni di carne ovina dell’UE sono aumentate di quasi il 23% nel 2022, soprattutto da Nuova Zelanda, Regno Unito e Australia, e, a fronte di consumi sostanzialmente stabili la prevista contrazione dell’offerta dovrebbe portare nel 2023 a un ulteriore aumento delle importazioni (+8%).
Situazione italiana
Secondo i dati del censimento dell’Anagrafe Nazionale Zootecnica al 31 dicembre 2022 sul territorio nazionale risultano presenti circa 7,2 milioni di capi, di cui poco più di 1 milione di caprini e circa 6,15 milioni di ovini. A livello territoriale, circa il 70% del patrimonio si localizza in quattro regioni, con un’elevata concentrazione nelle Isole: in Sardegna si alleva poco meno della metà del patrimonio ovino nazionale (45%); a seguire la Sicilia, con l’11% dei capi e, poi Lazio e Toscana (rispettivamente 9% e 5%). Gli allevamenti ovicaprini attivi a fine 2022 sono stati 132.318 e in solo anno sono sparite quasi 3.400 aziende, dopo due campagne piuttosto critiche soprattutto sul fronte degli aumenti che hanno interessato i costi di produzione. Anche il gregge ha subìto una contrazione nell’ultimo quinquennio, che è risultata più accentuata proprio nel 2022 (-6,5% rispetto al 2018). Si sta manifestando una tendenza a convertire gli allevamenti in forme più intensive che rappresentano solo il 5% delle aziende ma che detengono circa la metà dei capi complessivamente allevati.
Per quel che riguarda la produzione nazionale, il numero di capi avviati al macello si è ridotto segnando un -8,5% rispetto all’anno precedente, ma la produzioni di carne è rimasta costante, cosa che fa pensare ad un progressivo orientamento verso capi più pesanti e ad una lieve ma interessante destagionalizzazione dei consumi.
Il mercato nazionale
I prezzi all’origine degli agnelli nelle settimane precedenti la Pasqua 2023 hanno raggiunto la quotazione massima di 5,68 €/kg peso vivo (per la categoria kg 8-12), registrando una variazione negativa (-6,3%) rispetto alla stessa fase della campagna precedente. Più intenso il calo registrato dalla categoria degli agnelli di 12-20 kg, che, avendo toccato il livello di 4,53 €/kg peso vivo, ha segnato un -9,6% rispetto alla Pasqua 2022. Nonostante il calo rispetto all’annata precedente, i prezzi degli agnelli sono assestati su livelli elevati, non solo a causa della ridotta offerta ma anche sotto la spinta dei maggiori costi di produzione, soprattutto con riferimento alle materie prime impiegate nell’alimentazione del bestiame. Sul fronte delle carni, i prezzi hanno raggiunto ad aprile 2023 il picco massimo degli ultimi cinque anni arrivando a toccare i 10,72 €/Kg.
Gli scambi commerciali
La minore disponibilità di capi nazionali ha sostenuto le importazioni di ovini vivi, che dopo tre anni consecutivi di flessione, hanno registrato un +19,6% nel 2022. In aumento anche delle importazioni di carni (+21,3% in volume), che dopo due anni, hanno quasi replicato i livelli del 2019.
La domanda e i prezzi al consumo
Nel 2022 è proseguita la flessione dei consumi (-25% in volume e -17% la spesa), confermando la dinamica negativa degli ultimi cinque anni. Nel primo trimestre 2023 si è attenuata la spinta sui prezzi, anche come conseguenza di una maggiore pressione di prodotto estero, e i volumi esitati nel canale retail nel periodo pre-pasquale sono stati superiori a quelli dell’anno precedente (+1,5%). Il supermercato resta il principale canale di acquisto (40% del totale acquisti). Ancora importante la quota rappresentata dal dettaglio tradizionale, che assorbe un quinto della domanda, ma nel 2022 ha registrato una riduzione degli acquisti di oltre il 31%. Il consumo medio annuo di carni ovicaprine è costante nel tempo e si aggira attorno a 1 Kg pro-capite.
Prospettive
Il settore della carne ovicaprina sconta una serie di debolezze strutturali, a cominciare dall’eccessiva frammentazione dell’offerta, che rendono irrealizzabili economie di scala, non consentono di affrontare la variabilità dei costi di produzione né di avere un potere contrattuale adeguato soprattutto nei confronti della GDO. Esistono, tuttavia, diverse opportunità: innovazione, cooperazione, informazione e sostenibilità sono le parole chiave identificate dagli operatori per un approccio costruttivo volto allo sviluppo e al miglioramento della filiera delle carni ovicaprine. É emersa la necessità di implementare produzioni complementari a quelle tradizionali incentivando lo sviluppo di una filiera dell’ingrasso (con un ciclo della durata di 5-6 mesi contro i 25-50 giorni attuali) per la produzione di un agnello pesante (circa 30 kg) al fine di soddisfare la domanda continuativa e destagionalizzata che sta emergendo in questi ultimi anni grazie a consumatori legati ad altri usi. A tale riguardo è stato sottolineato che una prima sperimentazione di incrocio su pecore autoctone è già in atto in Sicilia. Altra opportunità da considerare è la migliore valorizzazione dei sottoprodotti della macellazione, soprattutto della lana, che ha nel tempo perso la sua valenza ma che se lavorata con tecniche moderne e legata al territorio potrebbe trasformarsi in un prodotto di pregio e identità. Non bisogna infine trascurare la possibilità di favorire l’acquisto promuovendo la conoscenza delle caratteristiche di salubrità, sostenibilità ambientale e sociale delle carni ovine.
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Fonte: ISMEA