Maschile e femminile in alimentazione

Maschili sono i nomi del cacio e dello stracchino, femminili quelli della caciotta e della mozzarella mentre sono ambigui tra maschile e femminile molti formaggi come il parmigiano, denominato anche forma, o il gorgonzola, detto anche la gorgonzola. La determinazione di un genere, o generi, delle denominazioni avviene per ogni tipo di formaggio con origini diverse e per differenti motivi. Altrettanto poco chiare sono le motivazioni per le quali i formaggi sono associati al genere maschile o femminile anche dal consumatore, argomento che merita qualche considerazione, non trascurando che l’argomento è stato oggetto di considerazione da parte di Natalia Velikova e collaboratori, in particolare per il vino ma anche per il formaggio (Velikova N., Dodd T. H., Wilcox J. B. – Meat is male; Champagne is female; Cheese is unisex: An examination of perceived gender images of wine – 7th AWBR International Conference, June 12-15, 2013).

Maschile e femminile nella scelta dei formaggi

Che la scelta dei formaggi, come di altri alimenti, sia influenzata dal genere del consumatore è esperienza comune e ognuno potrebbe portare esempi personali. In particolare, la madre che acquista i cibi e fa cucina influenza con i suoi gusti quelli di tutta la famiglia, ma soprattutto dei bambini nel quali determina un imprinting alimentare che può essere superato solo con l’età, e questo riguarda sia il formaggio usato come condimento che, soprattutto, quello da tavola e pasto. Inoltre, le preferenze dei consumatori per un certo tipo di alimento, come i formaggi (freschi o stagionati), e il genere del consumatore sembrano influenzare in una certa misura anche la loro percezione del genere dell’alimento stesso. Ad esempio, un maschio che preferisce un formaggio stagionato o un erborinato dal sapore deciso tende a vedere questi formaggi come più maschili; in modo analogo, una donna che preferisce una mozzarella o uno stracchino li percepisce come più femminili. Pertanto, vi è la tendenza a considerare il formaggio preferito come più vicino al proprio genere, anche attraverso relazioni metaforiche la cui importanza è ben consolidata dal momento che le metafore influenzano la conoscenza e il consumo alimentare.

Formaggi, metafore e descrittori umani

Da tempo gli esperti di marketing utilizzano metafore per evocare l’immaginazione del consumatore, provocare confronti, suggerire la somiglianza tra un alimento e un concetto, spiegare un prodotto complesso o tecnico e facilitare la comprensione dei fattori decisionali che sono alla base delle preferenze per un alimento. Le metafore associate alle caratteristiche umane sono spesso utilizzate per descrivere un formaggio. Si usano infatti espressioni di questo tipo quando si dice che un formaggio ha corpo, carattere o lacrima, tutti termini di esperienze sensoriali associate al formaggio attraverso descrittori umani, tra cui sono di particolare interesse i rapporti tra la metafora della mascolinità e della femminilità con i formaggi. Sia i maschi che le femmine sembrano percepire lo spettro del prodotto come contenente più dell’immagine del loro rispettivo sesso biologico ed è molto probabile che questi attaccamenti siano forti e duraturi, e che queste percezioni siano trasmesse all’interno delle famiglie e attraverso le società. Le percezioni di come i consumatori hanno visto il formaggio associato a genitori, nonni e altri referenti possono influenzare oggi le loro associazioni di genere con questo cibo. Le potenziali influenze del gruppo di riferimento sulle percezioni dell’immagine di genere del formaggio sono tuttavia necessarie anche per conoscere i comportamenti che stanno cambiando attraverso i contatti che sono in atto tra culture diverse e in rapporto anche ai sostituti vegetali dei formaggi.

Formaggi pubblicità e immagini di genere

Le immagini di genere percepite associate a diversi tipi di formaggi, come di altri alimenti e bevande, possono essere utili nello sviluppo di campagne pubblicitarie e strategie promozionali incentrate sugli uomini, sulle donne o sull’essere neutri rispetto al genere. Per i vini vi sono categorie (bianco, rosato, spumante, champagne, sherry) con una forte associazione femminile in quanto hanno caratteristiche ritenute più leggere e più femminili, mentre per altre (rosso, porto) esiste una mascolinità percepita, con alcune implicazioni significative anche per le cantine o coloro che sono coinvolti nella promozione del vino. In modo analogo, per i formaggi, al di fuori dal loro uso come ingredienti in cucina, quelli stagionati, con aromi e sapori decisi e di colore scuro hanno una tendenza ad un’associazione maschile, mentre i formaggi freschi, morbidi, con sapori tenui e bianchi hanno un forte associazione femminile e soprattutto infantile. Non mancano infine una vasta categoria di formaggi con caratteri intermedi che possono definirsi unisex e graditi a tutti i componenti della famiglia: maschi, femmine, adulti, anziani e bambini. Per questo molte aziende basano le proprie campagne pubblicitarie a vasto raggio, come quelle televisive, prevalentemente su formaggi unisex, riservando a canali pubblicitari più ristretti e specialistici, come le riviste di settore, quella di formaggi di maggiore richiamo maschile o femminile.

 

Giovanni Ballarini, dal 1953 al 2003 è stato professore dell’Università degli Studi di Parma, nella quale è Professore Emerito. Dottor Honoris Causa dell’Università d’Atene (1996), Medaglia d’oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte del Ministero della Pubblica Istruzione della Repubblica Italiana, è stato insignito dell’Orde du Mérite Agricole della Repubblica Francese. Premio Scanno – Università di Teramo per l’Alimentazione nel 2005, Premio Giovanni Rebora 2014, Premio Baldassarre Molossi Bancarella della Cucina 2014, Grand Prix de la Culture Gastronomique 2016 dell’Académie Internationale de la Gastronomie. 

Da solo e in collaborazione con numerosi allievi, diversi dei quali ricoprono cattedre universitarie, ha svolto un’intensa ricerca scientifica in numerosi campi, raggiungendo importanti e originali risultati, documentati da oltre novecento pubblicazioni e diversi libri. 

Da trenta anni la sua ricerca è indirizzata alla storia, antropologia e in particolare all’antropologia alimentare e anche con lo pseudonimo di John B. Dancer, ha pubblicato oltre quattrocento articoli e cinquanta libri, svolgendo un’intensa attività di divulgazione, collaborando con riviste italiane, quotidiani nazionali e partecipando a trasmissioni televisive. Socio di numerose Accademie Scientifiche è Presidente Onorario dell’Accademia Italiana della Cucina e già Vicepresidente della Académie Internationale de la Gastronomie.