L’aumento dei costi ha portato a un rialzo straordinario dei listini all’ingrosso. Il differenziale con il competitor è sceso sotto il 10%: non era mai successo. Berni: “Fondamentale l’equilibrio tra prezzi e consumi”.

Le quotazioni all’ingrosso di Grana Padano sono arrivate ai massimi di 9,50 euro al chilogrammo per lo stagionato a 9 mesi, ma gli incrementi di prezzo hanno interessato un po’ tutte le stagionature nei mesi scorsi. Si è trattato di un incremento legato all’impennata dei costi produttivi, sia nei caseifici che trasformano in Grana Padano che negli allevamenti che producono il latte. È necessario, ora, ritrovare l’equilibrio tra prezzi e consumi“.

L’ha fatto notare il direttore generale del Consorzio di tutela, Stefano Berni sottolineando che un aiuto al ritorno verso livelli di prezzo più incentivanti per i consumi della Dop potrebbe arrivare dal calo del costo dell’energia che in queste settimane si comincia ad avvertire.

A gennaio 2023 la differenza di prezzo all’ingrosso tra Grana Padano e Parmigiano Reggiano – ha aggiunto Berni è risultata inferiore al 10%. Per la precisione nei primi dieci giorni di gennaio è stata dell’8,5%. Nella nella storia degli ultimi 20 anni non era mai successo“.

Il differenziale rispetto al prezzo all’ingrosso di 10,50 al chilogrammo del Parmigiano Reggiano di 12 mesi si potrebbe ridurre ulteriormente se si volesse prolungare ai 12 mesi la stagionatura del Grana Padano che a 9 mesi valeva 9,50 euro al chilo calcolando ulteriori costi finanziari e di immobilizzo.

Il differenziale tra le due Dop, come ha spiegato il direttore generale, non è mai stato così basso: nel 1999 era compreso tra 1,72 e 1,18 euro al chilo, nel 2001 tra 2,47 e 2,37, nel 2003 si posizionava da 2,90 a 3,20 euro al chilogrammo. Mediamente la forbice è stata di 1 euro nel 2005, di 1,20 euro nel 2006, di 1,65 nel 2007. La differenza di prezzo incide sui consumi, se i valori di Grana Padano e Parmigiano Reggiano non crescono o diminuiscono all’unisono.