Le bufale da latte hanno visto un significativo incremento della loro produttività negli ultimi anni, passando da una media di 7,83 kg/capo/giorno nel 2004 a 9,18 kg/capo/giorno nel 2023 (dati riferiti alla regione Lazio, AIA 2023), principalmente grazie a miglioramenti nella selezione genetica.

Questo cambiamento ha reso necessaria una revisione delle pratiche alimentari, poiché le bufale non possono più essere considerate semplicemente animali rustici. L’allevamento bufalino in Italia sta diventando sempre più rilevante, specialmente per l’enorme successo della mozzarella di bufala, un prodotto DOP riconosciuto a livello europeo. Sebbene siano disponibili indicazioni sulla composizione chimica delle diete delle bufale (Bertoni, 1994; Zicarelli, 1999; Bartocci et al. 2002), mancano raccomandazioni sulle loro caratteristiche fisiche. Le caratteristiche fisiche della dieta, come la distribuzione delle dimensioni delle particelle, sono fondamentali per la salute ruminale e possono influenzare la digeribilità della dieta, la resa e la qualità del latte.

Numerosi studi hanno indagato gli effetti della distribuzione della dimensione delle particelle e del peNDF sull’assunzione di alimento, la digeribilità e le prestazioni nelle vacche da latte (Righi et al. 2007; Heinrichs 2013; Caccamo et al. 2014; Fustini et al. 2016; Haselmann et al. 2019; Simoni et al. 2021). Tuttavia, attualmente nessuno studio ha preso in considerazione questi aspetti per le bufale da latte. Per tale ragione, il presente studio si propone di esaminare l’associazione tra la distribuzione delle dimensioni delle particelle della dieta, la digeribilità apparente e la qualità del latte in aziende bufaline del Centro Italia. Utilizzando il Penn State Particle Separator per classificare le particelle in frazioni diverse (lunghe, medie, corte e fini), il lavoro si concentra anche sulla fibra fisicamente efficace (peNDF), un parametro critico per il supporto dell’attività masticatoria e del mantenimento di un ambiente ruminale sano.

Figura 1. Localizzazione del comune di Amaseno (a sinistra); localizzazione delle singole aziende (a destra).

Metodologia

Lo studio ha avuto una durata di 12 mesi e ha coinvolto 10 aziende bufaline da latte nella valle dell’Amaseno, Lazio, in un’area ben circoscritta (Fig. 1). Le aziende avevano una dimensione media di 149 bufale in lattazione e una superficie media di 34,4 ettari (Tabella 1). Tutte le aziende utilizzavano una razione unifeed, preparata con un carro miscelatore. Per analizzare le caratteristiche fisico-chimiche delle diete e ottenere dati sulla digeribilità apparente, sono stati raccolti campioni di unifeed e feci di gruppo durante ogni visita mensile. Campioni di latte di massa sono stati prelevati per valutare la qualità del latte prodotto. Le informazioni relative alla resa lattea, alla composizione della dieta e alla preparazione dell’unifeed sono state ottenute tramite interviste con gli allevatori attraverso questionari.

Tabella 1. Informazioni generali dei 10 allevamenti di bufale da latte (medie±DS).

I campioni di unifeed sono stati raccolti mensilmente, parte di ciascun campione è stata utilizzato per l’analisi fisiche direttamente in azienda, un’altra aliquota è stata destinata per le analisi chimiche di laboratorio. Per le feci, sono stati raccolti campioni rappresentativi da circa il 10% della mandria e miscelati per ottenere un campione di gruppo, del quale una porzione è stata inviata al laboratorio per ulteriori analisi. 

La caratterizzazione fisica è stata effettuata utilizzando il sistema Penn State Particle Separator (PSPS) a 3 setacci (19,0, 8,0 e 4,0 mm) e fondo raccoglitore, seguendo il protocollo delineato da Heinrichs (2013), utilizzando circa 400 g di materiale. Per determinare la lunghezza media delle particelle, sono state misurate 10 particelle random con un righello per ciascun setaccio. La media di questi valori rappresenta la lunghezza delle particelle della razione (RPL) ed è stata espressa in cm. Inoltre, la lunghezza media geometrica delle particelle (GMPL) è stata stimata utilizzando il metodo descritto da Armentano e Taysom (2005) con la seguente formula: 

GMPL (mm) =0,54+11,84*(US+MS).

dove US è il setaccio superiore e MS il setaccio intermedio, US e MS sono stati espressi come frazione dell’unità.

Inoltre, sono stati valutati due indice qualitativi della razione unifeed (Serva et al., 2021): l’indice di omogeneità (HI) e l’indice di selezione (SI).  Essi sono stati determinati in allevamento utilizzando uno spettrofotometro portatile (PoliSPECNIR, ITPhotonics, Italia) secondo il protocollo fornito dal produttore. 

In totale, sono stati raccolti ed analizzati 120 campioni di unifeed, di feci di gruppo e di latte di massa.

Le diete sono state classificate in due gruppi in base alla presenza di foraggio verde: 

Diete GF-free, senza foraggio verde 

Diete GF-fed, con foraggio verde.

Per le bufale da latte non esiste attualmente alcuna indicazione sulla composizione fisica ideale della dieta; quindi, non è stato possibile fare affidamento su dati di riferimento. Pertanto, è stata utilizzata una classificazione basata sulla distribuzione delle particelle trattenute dal primo setaccio (US), sono state create tre classi omogenee per numero di osservazioni. È stato scelto US per la sua alta variabilità, che riflette meglio le diete delle bufale. 

Diete GF-free:

Prima classe: US ≥ 18,5%

Seconda classe: US tra 18,4% e 8,1%

Terza classe: US ≤ 8%

Diete GF-fed:

Prima classe: US ≥ 32%

Seconda classe: US tra 31,9% e 16,1%

Terza classe: US ≤ 16%

Per valutare le differenze nella composizione fisica e chimica delle diete, nella resa del latte (Milk Yield – MY), nelle caratteristiche del latte e nella digeribilità apparente tra le diverse classi di dimensioni delle particelle, è stato applicato un modello misto. Il modello includeva la variabile “azienda” nidificata all’interno della classe:

Yj​=ui​+classj​+farmk​(classj​)+seasonl​+ϵjkl​

Yj = media delle variabili di interesse

ui = media complessiva

classj = classe basata sulle categorie del setaccio superiore (1, 2 e 3)

farmk(classj) = azienda nidificata nella classe di dimensioni delle particelle (10 aziende per diete GF-free e 6 per diete GF-fed)

seasonl = stagione (1…4)

εjkl = errore casuale

Per evidenziare le correlazioni tra le caratteristiche delle diete, la resa lattea, la qualità del latte e la digeribilità apparente, è stato utilizzato un modello di correlazione lineare basato sul coefficiente di Pearson, applicato a entrambe le tipologie di dieta.

La significatività statistica è stata stabilita a p < 0.05.

Risultati e discussione

In tabella 2 sono riportati i risultati relativi alla composizione chimico fisica delle razioni unifeed in base alla presenza di foraggio verde (GF-free = senza foraggio verde; GF-fed = con foraggio verde). 

Come previsto, le diete somministrate alle bufale da latte sono fisicamente diverse da quelle delle vacche (Heinrichs, 2013). Le caratteristiche fisiche medie rilevate nello studio differiscono dai dati riportati da un nostro precedente studio (Evangelista et al. 2022) condotto in un’azienda di bufale nella provincia di Latina, evidenziando l’alta variabilità tra aziende. I valori medi di lunghezza delle particelle, misura e stimata (RPL e GMPL) sono stati influenzati dalla presenza di foraggio verde (GF): infatti, le diete GF-fed hanno mostrato livelli più elevati di RPL e GMPL. 

La variabilità nelle caratteristiche fisiche delle diete può essere attribuita alle differenze nella gestione alimentare tra le aziende, anche quando queste sono geograficamente vicine. Le aziende presentano infatti variazioni nella composizione della dieta e nella gestione dei carri miscelatori, elementi che influenzano notevolmente le caratteristiche fisiche (Mousa et al., 2018). Si osserva una tendenza verso un alto contenuto di particelle grossolane (US) nelle diete con foraggio verde rispetto a quelle senza. Questo fenomeno è spiegabile attraverso l’uso della tecnica di foraggiamento “cut & curry“. Il contenuto medio di aNDF per le bufale rientra nelle linee guida di Bartocci et al. (2002), che suggeriscono un contenuto compreso tra il 38% e il 47% di aNDF per produrre rispettivamente 7 o 12 kg di latte normalizzato al giorno. Inoltre, il contenuto di fibra efficace (peNDF) è risultato essere significativamente più alto rispetto alle razioni per le vacche da latte, a causa dell’elevato aNDF e della maggiore percentuale di particelle trattenute nei primi tre setacci. 

L‘indice di omogeneità (HI) risulta comparabile a quello del nostro studio precedente (Evangelista et al., 2022), mentre l’indice di selezione (SI) ha mostrato un valore medio più alto. Oltre alla nostra ricerca sulle bufale, l’unico confronto disponibile riguarda uno studio sui bovini da latte condotto da Andrighetto et al. (2023). Questi autori hanno riportato valori di HI molto superiori (oltre 72), probabilmente perché, come evidenziato nel presente studio, le diete per bufale da latte presentano caratteristiche fisiche diverse rispetto a quelle per le vacche.

Tabella 2. Composizioni fisico-chimiche delle diete: diete senza GF (GF-free) e con foraggio verde (GF-fed) (medie ± DS).

GF = foraggio verde; US = primo setaccio = % di razione trattenuta da un setaccio con fori di 19 mm; MS = setaccio intermedio = % della dieta trattenuta da un setaccio da 8 mm; LS = setaccio inferiore = % della dieta trattenuta da un setaccio da 4 mm; Fondo = % di dieta con dimensioni < 4 mm; peNDF = NDF fisicamente efficace; RPL = lunghezza delle particelle della razione; GMPL: lunghezza media geometrica delle particelle; DM = sostanza secca; aNDF = fibra detergente neutra; CP = proteina grezza; HI = Indice di omogeneità; SI = Indice di selezione. a, b p < 0,05; A, B p < 0,01

In tabella 3 sono riportate le informazioni relative alla resa media di latte (MY), latte corretto per l’energia (ECM) e qualità del latte ottenuta da diete senza e con foraggio verde. La produzione di latte è risultata essere inferiore ai dati dell’associazione italiana allevatori (AIA) riferiti al 2022 per la stessa regione Lazio, ma in linea con studi recenti (Evangelista et al., 2022; Neglia et al., 2023). I livelli di grassi e proteine sono superiori ai dati AIA (2022) e Pasquini et al. (2018), ma in linea con Di Francia (2007). Il lattosio è più basso rispetto a Di Francia et al. (2007) e Pasquini et al. (2018), mentre il pH è simile a Di Francia et al. (2007). Le cellule somatiche e i livelli di urea sono mediamente superiori rispetto a Evangelista et al. (2022) e Di Francia (2007). I parametri di coagulazione risultano meno favorevoli rispetto a Bartocci et al. (2002) e altri. Le differenze nei risultati della composizione del latte rispetto ad altri studi possono essere attribuite alla diversa composizione delle diete, al potenziale genetico degli animali, alla fase di lattazione, alla parità e al periodo dell’anno in cui sono stati condotti gli studi. 

La presenza di foraggio verde ha migliorato la produzione di latte (MY e ECM), la presenza di lattosio e ridotto il contenuto di cellule somatiche (SCC e SCS), inoltre, si è osservato un miglioramento della coagulazione del latte ottenuto da razioni con foraggio verde.

Tabella 3. Resa del latte, ECM e caratteristiche del latte (medie±DS).

GF = foraggio verde; c = capo; g = giorno; MY = produzione di latte; ECM = latte corretto per l’energia; SCC = Conteggio delle cellule somatiche; SCS = somatic cell score; RCT = tempo di coagulazione del caglio a 30 min; k20 = tempo di rassodamento della cagliata; a30 = consistenza della cagliata. * x1000 a, b p < 0,05; A, B p < 0,01

La composizione delle feci fornisce informazioni utili sulla capacità digestiva degli animali: un’elevata presenza di componenti potenzialmente digeribili (come l’amido) indica una scarsa digeribilità. Idealmente, i campioni fecali dovrebbero riflettere una digestione uniforme dei nutrienti somministrati (Heinrichs et al., 2023). Nella tabella 4 sono riportati i dati di composizione chimica delle feci e i parametri di digeribilità apparente derivanti da diete senza e con foraggio verde. Il contenuto di sostanza secca delle feci è in linea con studi precedenti (Bovera et al., 2007), mentre i livelli di CP e aNDF sono risultati più alti, probabilmente a causa di variazioni nella dieta o dello stato fisiologico degli animali e della stagione del campionamento (Bovera et al., 2007). La digeribilità apparente di NDF e amido è risultata coerente con altri studi (Campanile et al., 2008), mentre la digeribilità proteica è stata inferiore (Puppo et al., 2002; Campanile et al., 2008). Nelle feci ottenute da razioni con l’inclusione di foraggi verdi si è osservata una più bassa presenza di lignina.

Tabella 4. Composizione chimica delle feci di gruppo digeribilità apparente della sostanza secca (DM), aNDF, amido e proteine ​​(media ± DS).

GF = foraggio verde; DM: sostanza secca; CP: proteina grezza; aNDF: fibra neutro detersa; ADL: lignina acido detersa; d = digeribilità apparente; a, b p < 0,05

In tabella 5 viene riportata la composizione chimico-fisica delle diete, produzione e qualità del latte, digeribilità apparente sulla base delle classi del primo setaccio.

Tabella 5. Media della composizione fisico-chimica delle diete, MY, caratteristiche del latte e digeribilità apparente sulla base delle classi di dimensione delle particelle del primo setaccio (C_US) per le diete senza foraggio verde (GF-free) (91 campioni).

SEM= errore standard della media; US = primo setaccio = % di razione trattenuta da un setaccio con fori di 19 mm; MS = setaccio intermedio = % della dieta trattenuta da un setaccio da 8 mm; LS = setaccio inferiore = % della dieta trattenuta da un setaccio da 4 mm; Fondo = % di dieta con dimensioni < 4 mm; peNDF = NDF fisicamente efficace; RPL = lunghezza delle particelle della razione; GMPL = lunghezza media geometrica delle particelle; DM = sostanza secca; aNDF = fibra neutro detersa; CP = proteina grezza; HI = Indice di omogeneità; SI = Indice di selezione; MY = produzione di latte; ECM = latte corretto per l’energia; SCC = Conteggio delle cellule somatiche; SCS = somatic cell score; RCT = tempo di coagulazione del caglio a 30 min; k20 = tempo di rassodamento della cagliata, min; a30 = consistenza della cagliata; dDM = digeribilità apparente della sostanza secca; dNDF = digeribilità apparente dell’NDF; dAmido = digeribilità apparente dell’Amido; dProteine ​​= digeribilità apparente delle proteine. ns=non significativo a, b, c = p < 0,05; A, B, C = p < 0,01; *p < 0,05; **p < 0,01; ***p < 0,001

In queste diete (senza foraggio verde) tutti i parametri fisici e chimici differiscono significativamente tra le classi, ad eccezione del contenuto proteico (CP) e della lunghezza delle particelle della razione (RPL). La 1ª classe (US ≥ 18,5%) mostra una minore ritenzione di particelle nei setacci medi e inferiori, minor contenuto di amido e livelli più alti di peNDF e aNDF. Sebbene la produzione di latte non vari tra le classi, la 1ª classe è caratterizzata da valori più bassi di cellule somatiche (SCC) e relativo punteggio (SCS), mentre nella digeribilità apparente non si riscontrano differenze significative.

Anche nelle diete con foraggio verde (Tabella 6) si osservano differenze fisiche (peNDF e DM), con valori di MS e LS più bassi nella 1ª classe e una percentuale di DM più elevata nella 2ª classe. Qui, solo SCC e SCS risultano influenzati dalla classe: SCC è più basso nella 1ª classe e più alto nella 3ª. In entrambi i tipi di dieta, la digeribilità apparente rimane invariata tra le classi. L’azienda ha avuto un impatto maggiore sui parametri nelle diete senza foraggio rispetto a quelle con. Mentre la stagione ha influenzato diversi aspetti della composizione della dieta e della produzione di latte in entrambi i casi.

La suddivisione delle diete in classi basate sul contenuto di US ha rivelato differenze significative nelle caratteristiche fisiche, come confermato anche da Caccamo et al. (2014) nelle diete per vacche da latte. In particolare, le diete con un alto contenuto di particelle lunghe (1ª classe) mostrano livelli inferiori di SCC e SCS, indipendentemente dalla presenza di GF, mentre le classi 2ª e 3ª, con più SCC e SCS, hanno minore contenuto di US e maggiore proporzione di particelle sotto i 19 mm (MS, LS e fondo). Questa associazione è confermata da correlazioni negative tra SCC e SCS con peNDF e aNDF, e positive con amido, proteine e LS nelle diete senza foraggio verde (Fig. 2).  

Tabella 6. Media della composizione fisico-chimica delle diete, MY, caratteristiche del latte e digeribilità apparente in base alle classi di dimensione delle particelle del primo setaccio (C_US) per le diete con foraggio verde (GF-fed) (29 campioni).

SEM= errore standard della media; US = primo setaccio = % di razione trattenuta da un setaccio con fori di 19 mm; MS = setaccio intermedio = % della dieta trattenuta da un setaccio da 8 mm; LS = setaccio inferiore = % della dieta trattenuta da un setaccio da 4 mm; Fondo = % di dieta con dimensioni < 4 mm; peNDF = NDF fisicamente efficace; RPL = lunghezza delle particelle della razione; GMPL = lunghezza media geometrica delle particelle; DM = sostanza secca; aNDF = fibra neutro detersa; CP = proteina grezza; HI = Indice di omogeneità; SI = Indice di selezione; MY = produzione di latte; ECM = latte corretto per l’energia; SCC = Conteggio delle cellule somatiche; SCS = somatic cell score; RCT = tempo di coagulazione del caglio a 30 min; k20 = tempo di rassodamento della cagliata, min; a30 = consistenza della cagliata; dDM = digeribilità apparente della sostanza secca; dNDF = digeribilità apparente dell’NDF; dAmido = digeribilità apparente dell’Amido; dProteine ​​= digeribilità apparente delle proteine. ns=non significativo a, b, c = p < 0,05; A, B, C = p < 0,01; *p < 0,05; **p < 0,01; ***p < 0,001

Dall’analisi di correlazione tra le caratteristiche fisiche e chimiche delle diete senza foraggio (GF-free) e la produzione di latte, l’ECM e le caratteristiche del latte è emerso che il contenuto di peNDF e aNDF ha mostrato un effetto negativo sulla produzione di latte, in linea con Righi et al. (2007) e Stojanovic et al. (2012). È stata osservata una correlazione positiva tra MY e particelle fini (bottom), in accordo con altri studi condotti su bufale da latte (Bartocci et al., 2006; di Francia et al., 2007), i quali riportano che una alta densità energetica ed un basso rapporto foraggio/concentrato influiscono positivamente sulla produzione di latte. Per le diete con foraggio verde (Fig. 3), MY ed ECM hanno mostrato correlazioni diverse, negative con LS e positive con proteine, GMPL e US, probabilmente a causa della presenza del foraggio verde.

La correlazione positiva nelle razioni GF-free tra aNDF e grasso del latte è in accordo con quanto riportato da Mertens (1997), che ha osservato una riduzione del contenuto di grasso nel latte in diete caratterizzate da bassa concentrazione di peNDF. Stojanovic et al. (2012) hanno anche segnalato una riduzione del grasso del latte nelle vacche da latte alimentate con diete a particelle corte e con basso peNDF. La meta-analisi condotta su 93 articoli da Tafaj et al. (2007) ha riportato che il contenuto di grasso del latte aumenta proporzionalmente con il contenuto di aNDF nella dieta (R2 = 0,32). Tuttavia, altri studi non hanno trovato un legame significativo tra le caratteristiche fisiche della dieta e il contenuto di grasso nel latte (Righi et al., 2007; Haselmann et al., 2019). Fustini et al. (2016) hanno osservato una correlazione negativa tra il contenuto di mangimi in pellet e la percentuale di grasso del latte (r = -0,41) nelle diete dell’area del Parmigiano Reggiano. In linea con Fustini et al. (2016), la correlazione negativa osservata tra LS e percentuale di grasso del latte nelle diete GF-free potrebbe essere associata all’alta proporzione di piccole particelle, come i mangimi in pellet e/o particelle di mais ad alta densità energetica. Tra tutte le aziende coinvolte, l’azienda n. 10 presentava un alto contenuto di particelle trattenute in LS (> 40%, in media) e alimentava le bufale con una media di 3,5 kg di mangime misto in pellet, mostrando un basso livello medio di aNDF (39,73 ± 2,61%) e un alto contenuto di amido (> 15%). Questa azienda mostrava il contenuto medio di grasso del latte più basso (7,70 ± 0.40%) rispetto alle altre. Ciò suggerisce che la relazione negativa tra LS/amido e grasso del latte possa essere dovuta all’alta densità energetica delle diete, che manca di adeguata fibra (aNDF) e particelle lunghe, portando potenzialmente a uno squilibrio ruminale e a una sintesi compromessa del grasso nel latte. Come osservato da Allen (1997), un’eccessiva concentrazione dietetica, in particolare di carboidrati fermentescibili, può ridurre il pH ruminale. Questo cambiamento promuove microorganismi non cellulolitici rispetto a quelli cellulolitici (Van Soest, 1994), riducendo la produzione di acetato e aumentando quella di propionato, il che può abbassare il contenuto di grasso nel latte.

Figura 2. Correlazione di Pearson tra le caratteristiche fisiche e chimiche delle diete e la produzione di latte, l’ECM e le caratteristiche del latte per le diete GF-free.

US = primo setaccio = % di razione trattenuta da un setaccio con fori di 19 mm; MS = setaccio intermedio = % della dieta trattenuta da un setaccio da 8 mm; LS = setaccio inferiore = % della dieta trattenuta da un setaccio da 4 mm; Fondo = % di dieta con dimensioni < 4 mm; peNDF = NDF fisicamente efficace; RPL = lunghezza delle particelle della razione; GMPL = lunghezza media geometrica delle particelle; DM = sostanza secca; aNDF = fibra neutro detersa; CP = proteina grezza; SCC = Conteggio delle cellule somatiche; SCS = Punteggio delle cellule somatiche; RCT = tempo di coagulazione del caglio a 30 min; a30 = consistenza della cagliata.

Figura 3. Correlazione di Pearson tra le caratteristiche fisiche e chimiche delle diete e la produzione di latte, l’ECM e le caratteristiche del latte per le diete GF-fed. 

US = primo setaccio = % di razione trattenuta da un setaccio con fori di 19 mm; MS = setaccio intermedio = % della dieta trattenuta da un setaccio da 8 mm; LS = setaccio inferiore = % della dieta trattenuta da un setaccio da 4 mm; Fondo = % di dieta con dimensioni < 4 mm; peNDF = NDF fisicamente efficace; RPL = lunghezza delle particelle della razione; GMPL = lunghezza media geometrica delle particelle; DM = sostanza secca; aNDF = fibra neutro detersa; CP = proteina grezza; ECM = latte corretto dal punto di vista energetico; RCT = tempo di coagulazione del caglio a 30 min; a30 = consistenza della cagliata.

Le particelle con diametro tra 19 e 8 mm (MS) e < 4 mm (bottom) nelle diete GF-fed (Fig. 3) hanno influito positivamente sul contenuto di proteine nel latte, confermando i risultati di Kononoff e Heinrichs (2003) e Bartocci et al. (2006). Si ritiene che l’aumento delle proteine derivi dalla maggiore digeribilità dell’amido (Clark e Armentano, 1999). Tuttavia, le proteine del latte erano correlate negativamente con amido e proteine, poiché un elevato contenuto di foraggio verde può aumentare le proteine degradabili nel rumine, portando a un aumento dell’urea piuttosto che delle proteine nel latte (Campanile et al. 1998; Roy et al. 2005).

Un risultato interessante di questo studio è stato quello relativo all’associazione riscontrata tra le caratteristiche fisiche della razione e la qualità reologica del latte: nelle diete GF-free, US ha avuto un impatto positivo sulle proprietà reologiche del latte. Con l’aumento dell’US, il tempo di coagulazione del latte (RCT) diminuiva e l’a30 aumentava. Inoltre, il contenuto di peNDF (solo per le diete GF-fed), GMPL (per le diete GF-free) e aNDF (per entrambe) era correlato negativamente con il RCT, indicando che un maggiore peNDF, aNDF e lunghezza delle particelle migliorano le proprietà di coagulazione del latte. Questi risultati sono in accordo con quelli di Bartocci et al. (2006), che hanno ottenuto migliori proprietà di coagulazione con diete ad alto rapporto foraggio/concentrato.

Diete con alta presenza di aNDF, GMPL, peNDF e US potrebbero essere associate a un latte di qualità migliore, caratterizzato da un contenuto di SCC più basso, maggiore acidità titolabile e quantità superiori di grasso e proteine, migliorando così i parametri reologici del latte. Per le diete GF-fed, i miglioramenti nella qualità del latte possono anche essere attribuiti all’inclusione di foraggio verde, come evidenziato in vari studi (Hussain et al., 2010; Salzano et al., 2021; Neglia et al., 2023). Nonostante i benefici del foraggio verde, il fattore chiave che influisce su entrambe le diete era il contenuto di fibra (aNDF). Questo suggerisce che una gestione adeguata della fibra migliora la qualità chimica e reologica del latte di bufala.

I risultati del presente studio indicano che dimensioni fisiche delle particelle più piccole, in particolare quelle inferiori a 8 mm (LS e fondo) nelle diete GF-free, sono associate a maggiori difficoltà nella digestione dell’aNDF nelle bufale. Inoltre, la digeribilità dell’NDF aumenta con un maggior contenuto di GMPL, come evidenziato nelle diete GF-free. Puppo et al. (2002) hanno osservato una riduzione della dNDF con l’aumento dei concentrati e una diminuzione dell’aNDF nei tori bufalini, mentre Mousa et al. (2018) hanno trovato un aumento della dNDF con un contenuto maggiore di US e peNDF nella razione per manze. Studi su vacche da latte mostrano correlazioni positive tra riduzione delle dimensioni delle particelle e dNDF (Simoni et al., 2021). Le particelle grossolane favoriscono la produzione di saliva, influenzando il pH ruminale (Yang e Beauchemin, 2009; Mousa et al., 2018) e migliorando la digeribilità dell’aNDF. Le aziende con una dNDF più bassa presentano una maggiore proporzione di particelle fini (fondo >30%), probabilmente a causa dell’uso intensivo di concentrati. Le diete ad alto contenuto di concentrati abbassano il pH ruminale, compromettendo la digeribilità della fibra e alterando l’attività dei batteri cellulolitici (Zicarelli et al., 2008). Negli allevamenti di bovini da latte alimentati con diete ad alto contenuto energetico, particelle superiori a 19 mm sono riconosciute come un fattore principale che influisce sull’attività di masticazione (Kononoff e Heinrichs, 2003), facilitando una migliore digestione della dieta (Tafaj et al., 2007). Alcuni ricercatori (Beauchemin e Yang, 2005; Yang e Beauchemin, 2006) hanno attribuito questa funzione a particelle più lunghe di 8 mm. Sulla base di queste affermazioni, si può ipotizzare che le particelle trattenute dal MS abbiano contribuito a una maggiore digeribilità della sostanza secca (dDM) e dell’aNDF nelle diete GF-free.

Figura 4. Correlazione di Pearson tra le caratteristiche fisiche e chimiche della dieta e DM, NDF e digeribilità apparente delle proteine ​​per le diete GF-free. 

US = primo setaccio = % di razione trattenuta da un setaccio con fori di 19 mm; MS = setaccio intermedio = % della dieta trattenuta da un setaccio da 8 mm; LS = setaccio inferiore = % della dieta trattenuta da un setaccio da 4 mm; Fondo = % di dieta con dimensioni < 4 mm; peNDF = NDF fisicamente efficace; RPL = lunghezza delle particelle della razione; GMPL = lunghezza media geometrica delle particelle; DM = sostanza secca; aNDF = fibra neutro detersa; CP = proteina grezza; dDM = digeribilità apparente del DM; dNDF = digeribilità apparente dell’NDF; dProteine ​​= digeribilità apparente delle proteine.

Limitazioni dello studio

Questo studio presenta dei limiti, poiché non esistono informazioni sulle caratteristiche fisiche delle diete per bufale da latte, il disegno sperimentale mira a valutare queste caratteristiche e la loro associazione con la produzione di latte e la digeribilità delle diete, utilizzando lo strumento PSPS, specificamente sviluppato per i bovini da latte. Tuttavia, essendo l’unico strumento disponibile, non possiamo escludere limitazioni nel suo utilizzo per le bufale in lattazione.

Conclusioni

Questo studio ha messo in evidenza l’elevata variabilità presente nelle diete delle bufale da latte, anche in una ristretta area come quella della Valle dell’Amaseno. Le diete con maggior contenuto di particelle grossolane (>19 mm, US) hanno mostrato una riduzione del contenuto di cellule somatiche (SCC) e somatic cell score (SCS) nel latte.  Inoltre, è stato osservato che, una dieta sbilanciata, povera di fibra e ricca di energia, può compromettere le caratteristiche chimiche del latte, aumentando il SCC e riducendo il grasso. I risultati evidenziano legami complessi tra la composizione delle diete e la produzione di latte, suggerendo un effetto ancora poco chiaro del foraggio verde. Sebbene questa indagine offra informazioni utili sull’importanza delle caratteristiche fisiche delle diete anche nell’allevamento di bufale da latte, solleva domande che richiedono ulteriori approfondimenti, considerando l’interesse crescente per tale allevamento in Italia.

Ringraziamenti

Gli autori ringraziano i proprietari delle aziende coinvolte nel progetto per la loro disponibilità e supporto durante le fasi sperimentali.

Sinossi tratta da: Chiara Evangelista, Francesca Petrocchi Jasinski, Loredana Basiricò, Giovanni Turriziani & Umberto Bernabucci (2024). Particle size distribution of total mixed rations fed to Italian Mediterranean buffaloes measured by the PSPS: impact on milk quality and digestibility, Italian Journal of Animal Science, 23:1, 1535-1550, DOI: 10.1080/1828051X.2024.2417714

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