Un’indagine di osteoarcheologia

Poche sono le notizie certe che abbiamo sull’alimentazione antica e molto utili sono quelle fornite dalle ricerche scientifiche sui resti di popolazioni del passato, soprattutto quando se ne conosce il ceto sociale. Se ben nota è la gotta, “nobile malattia” degli adulti, meno conosciuto è il rachitismo, malattia e causa di morte dei bambini ricchi del periodo rinascimentale che è stata studiata in numerosi giovanissimi della famiglia dei Medici da ricercatori dell’Università di Pisa (V. Giuffra, A. Vitiello, D. Caramella, A. Fornaciari, D. Giustini, G. Fornaciari – Rickets in a High Social Class of Renaissance Italy: The Medici Children – International Journal of Osteoarchaeology, 2013).

I resti dei bambini della famiglia dei Medici che sono stati studiati sono quelli sepolti nelle Cappelle Medicee nella Basilica di San Lorenzo a Firenze, in una cripta scoperta nel 2004 attraverso un passaggio sotto un disco di marmo che nascondeva l’accesso ad una camera sotterranea. L’esame macroscopico e radiologico delle ossa mostra che sei dei nove bambini presentano evidenti segni di rachitismo, con un incurvamento delle ossa delle braccia e delle gambe conseguenti al “gattonamento” e al modo di camminare dei bambini con ossa eccessivamente malleabili. Uno di loro, Filippo (1577-1582), noto come don Filippino, mostra anche un anomalo allargamento della scatola cranica, sempre conseguente al rachitismo.

Rachitismo malattia da mancanza di vitamina D

Il rachitismo è una malattia causata da carenza o mancanza della vitamina D, che si forma con l’esposizione ai raggi solari o che l’organismo acquisisce con l’alimentazione, e soprattutto con il latte e i formaggi. Il rachitismo infantile non comporta soltanto deformazioni ossee, ma anche diminuzione delle difese contro le malattie infettive e quindi elevata mortalità.

Esistono due forme di vitamina D: l’ergocalciferolo, assunto con il cibo, e il colecalciferolo, sintetizzato dall’organismo sotto l’azione dei raggi solari ultravioletti a partire da derivati del colesterolo presenti nella pelle. La vitamina D è un regolatore del metabolismo del calcio e favorisce una corretta mineralizzazione dello scheletro. La carenza di vitamina D comporta il rischio di rachitismo nei bambini, con conseguente deformazione delle ossa e arresto della crescita, mentre negli adulti provoca osteomalacia, un’intensa forma di decalcificazione ossea. Recenti studi indicano che la vitamina D ha un ruolo anche nelle difese antinfettive.

Il rachitismo è considerato una malattia delle popolazioni povere con un’alimentazione priva di latte e latticini, tipica dell’era della prima industrializzazione nei bambini con condizioni di vita precarie in città sovraffollate, dove l’esposizione al sole era molto limitata, come avveniva nella Londra e in altre città inglesi del 1800, coperte dal fumo delle fabbriche che fermano i raggi solari.

Rachitismo malattia di bambini di famiglia nobile

Come è possibile che i bambini dei Medici, dai neonati fino ai cinque anni di età, che appartengono a una classe sociale elevata, siano stati colpiti da rachitismo? L’aspetto più sorprendente è che la malattia dei nove piccoli principi fiorentini vissuti tra il XVI e il XVII è il risultato dello stile di vita privilegiato in cui sono stati allevati, e quindi di un’esistenza al chiuso, con un allattamento prolungato, un non adatto svezzamento e una dieta inidonea nei primi anni di vita.

Gli studi compiuti indicano che i bambini sono stati allattati fino ai due anni di vita, una pratica tradizionale in epoca rinascimentale. Ma il latte materno, pur essendo il miglior nutrimento per i neonati, è carente di vitamina D, dal momento che le madri avevano molte gravidanze ravvicinate. Inoltre, nel Rinascimento l’ideale di bellezza femminile imponeva un incarnato pallido e le donne di alto rango, per distinguersi dalle contadine che si abbronzavano durante i lavori nei campi, evitavano l’esposizione al sole, usando anche un pesante trucco per intercettare i raggi solari e mantenere la pelle bianchissima. Per questo motivo avevano un latte con poca, o senza, vitamina D. Tra i bambini dei Medici, due neonati mostrano segni di rachitismo e per questo i ricercatori ipotizzano che le stesse madri soffrivano di carenza di vitamina D a causa della loro alimentazione e per le ripetute gravidanze.

Nel XVI secolo, era usanza diffusa avvolgere i bambini in pesanti fasce. I piccoli Medici quindi molto probabilmente passavano gran parte del loro tempo all’ombra dei grandi palazzi e delle lussuose ville, e non trascorrevano molto tempo all’aria aperta esponendosi ai raggi solari come i bambini dei contadini.

Alimentazione infantile unilaterale

I ricercatori, analizzando il collagene delle ossa dei bambini medicei, hanno ricercato anche l’isotopo dell’azoto 15 N, un indicatore dell’assunzione di proteine nella dieta attraverso il latte e la carne. E’ stato così accertato che i bambini dei nobili erano svezzati, e poi alimentati, con pappe preparate con pane e mele. I cereali però sono molto poveri di vitamina D, mentre la frutta non ne contiene affatto. Nell’alimentazione di questi bambini mancano invece il latte e i formaggi ricchi di calcio che, quando sono prodotti da animali che vivono all’aperto, contengono anche vitamina D. La mancanza di questi preziosi cibi è dovuta all’idea dominante all’epoca che riteneva si trattasse di alimenti che per la loro origine pastorale erano considerati poco nobili e più adatti per i contadini che non per i figli di una nobile casata, quale è quella dei Medici. Questa idea sbagliata è un’importante concausa dell’elevata mortalità infantile di cui sono testimoni gli scheletri dei bambini rinvenuti nella cripta delle Cappelle Medicee nella Basilica di San Lorenzo a Firenze.

 

 

Giovanni Ballarini, dal 1953 al 2003 è stato professore dell’Università degli Studi di Parma, nella quale è Professore Emerito. Dottor Honoris Causa dell’Università d’Atene (1996), Medaglia d’oro ai Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte del Ministero della Pubblica Istruzione della Repubblica Italiana, è stato insignito dell’Orde du Mérite Agricole della Repubblica Francese. Premio Scanno – Università di Teramo per l’Alimentazione nel 2005, Premio Giovanni Rebora 2014, Premio Baldassarre Molossi Bancarella della Cucina 2014, Grand Prix de la Culture Gastronomique 2016 dell’Académie Internationale de la Gastronomie. 

Da solo e in collaborazione con numerosi allievi, diversi dei quali ricoprono cattedre universitarie, ha svolto un’intensa ricerca scientifica in numerosi campi, raggiungendo importanti e originali risultati, documentati da oltre novecento pubblicazioni e diversi libri. 

Da trenta anni la sua ricerca è indirizzata alla storia, antropologia e in particolare all’antropologia alimentare e anche con lo pseudonimo di John B. Dancer, ha pubblicato oltre quattrocento articoli e cinquanta libri, svolgendo un’intensa attività di divulgazione, collaborando con riviste italiane, quotidiani nazionali e partecipando a trasmissioni televisive. Socio di numerose Accademie Scientifiche è Presidente Onorario dell’Accademia Italiana della Cucina e già Vicepresidente della Académie Internationale de la Gastronomie.