Chi alleva bovini da carne maschi ha spesso a che fare con questa patologia chiamata calcolosi o urolitiasi, ma solo in determinate zone geografiche e con alcuni tipi d’alimentazione.

Si tratta di una malattia complessa, perché i calcoli hanno composizioni chimiche molto differenti e quindi diversa terapia e profilassi, con molte recidive e tanti fallimenti terapeutici.

La calcolosi colpisce esclusivamente i maschi a causa della particolare conformazione dell’uretra.

In alcune zone l’incidenza può essere molto alta. La sintomatologia principale consiste nella difficoltà nell’urinare per l’ostruzione dell’uretra  che alla lunga può portare ad una rottura della vescica per l’interruzione totale o parziale del deflusso dell’urina.

I bovini con i calcoli crescono meno e, se non trattati, possono morire.

Due sono i principali fattori che causano la calcolosi nei bovini da carne.

Il primo è la scarsa disponibilità o appetibilità dell’acqua da bere. Una corretta ingestione dell’acqua permette un’adeguata diluizione delle urine e quindi dei sali solubili in esse contenuti, evitando la formazione di calcoli. E’ sempre consigliabile montare un contalitri per quantificare l’acqua che è stata effettivamente consumata dai bovini. Vanno altresì controllati la sua durezza, il pH e il tipo di minerali in essa disciolti. Acque molto dure e alcaline sono poco appetibili e tendono quindi ad essere consumate in quantità inferiori. D’estate il fabbisogno d’acqua può aumentare del 100%.

Il secondo è un’erronea integrazione minerale. I bovini all’ingrasso mangiano molti concentrati, ed in particolare cereali notoriamente ricchi di fosforo e poveri di calcio. Ad esempio, il mais ha solitamente una concentrazione di calcio dello 0.03% e una concentrazione di fosforo dello 0.27% (della sostanza secca). Diete con una concentrazione di amido da mais molto elevata e non sufficientemente integrate con il calcio possono causare la formazione di uroliti di struvite. Una concentrazione minerale corretta della dieta dei bovini da carne ha un rapporto calcio-fosforo di 2:1 o 1,2:1. Anche diete troppo ricche di calcio possono causare calcoli di carbonato di calcio o ossalato di calcio, specialmente se il pH urinario tende all’alcalinità.

Pertanto, per prevenire la formazione di calcoli la prima cosa da fare è assicurarsi che gli animali bevano a sufficienza. Per stimolarli a farlo si può integrare la dieta giornaliera con cloruro di sodio anche fino al 3.5% della sostanza secca della razione. Questo livello è tuttavia consigliabile solo in condizioni “estreme”. L’obiettivo è un ingestione d’acqua > 200 grammi per chilogrammo di peso vivo, al giorno.

La procedura più corretta dovrebbe sempre partire dal capire la natura chimica dei calcoli e dalla misurazione attenta del reale pH delle urine. Se il pH è molto alcalino e i calcoli sono prevalentemente di calcio può essere utile l’acidificazione delle urine ricorrendo al cloruro d’ammonio da inserire nella dieta in ragione di 45- 80 grammi/capo/giorno.