Si avvicina l’edizione 2023 di Cheese, la manifestazione organizzata da Slow Food nella città di Bra, che dal 1997 ha lo scopo di valorizzare i formaggi che sposano la filosofia alla base dell’Associazione, cioè di cibo “Buono, pulito e giusto”.

A partire dal 2009, all’interno di Cheese, è stato istituito un premio intitolato ‘Resistenza Casearia’ da assegnare a pastori, casari, appassionati, che producono formaggi ‘senza scorciatoie’, ma restando fedeli alla tradizione e con una particolare attenzione al benessere animale, anche se questo comporta fatica, spesso isolamento, sacrifici, che percorrendo altre strade non dovrebbero affrontare.

Le categorie della Resistenza Casearia sono 6 e ciascuna valorizza un aspetto della filiera e una forma di resistenza territoriale o di produzione.

Un premio è riservato ad una casara, pastora o allevatrice che svolge un ruolo nella conservazione dei saperi e delle tradizioni, premio che dalla scorsa edizione è intitolato ad Agitu Ideo Gudeta, la pastora-sociologa di origine etiope, uccisa nel 2020 nel suo allevamento in Trentino.

Un altro premio viene assegnato ad un anziano casaro/pastore/allevatore, punto di riferimento e custode di un sapere antico trasmesso alle nuove generazioni.

Un terzo premio riconosce invece il merito ai giovani che hanno scelto, nel solco della tradizione, di continuare a vivere, allevare gli animali o lavorare il latte, in zone montane, difficilmente raggiungibili.

Gli altri premi sono assegnati ad un produttore straniero, un migrante, che pratica in Italia l’arte casearia o l’allevamento; un allevatore che si è adoperato per la salvaguardia di una razza autoctona a rischio di estinzione, ed infine, ad un attivista che abbia condotto battaglie importanti per i valori della resistenza casearia.

I premiati dell’edizione 2021 sono stati coloro che vivono quotidianamente sposando questa filosofia, senza scendere a compromessi, ma rinnovando sempre la passione nel proprio lavoro.

Tra questi troviamo Angela Saba, Responsabile del Presidio del Pecorino a latte crudo della Maremma. Nelle motivazioni viene definita “un esempio e un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono intraprendere la strada, bella e difficile, dell’allevamento e della produzione di formaggio. Una strada particolarmente difficile per le donne e per chi vuole produrre cibi sani, buoni e in armonia con la terra”.

Un altro premio è stato riconosciuto a Renato Gortani, 74 anni, che grazie alla sua attenzione nel perpetrare le tradizioni ha permesso di salvare il çuç di mont, formaggio vaccino della Carnia, oggi Presidio Slow Food.

Fra i giovani, è stato premiato un ragazzo albanese, Walter Dragu, produttore del Presidio del Mishavinë, rimasto in una delle regioni più remote e impenetrabili d’Europa, il Kelmend, rappresentando un esempio per tanti altri giovani, portando avanti con passione il lavoro dei suoi genitori.
Fra gli stranieri ha ricevuto il premio Daljit Singh, arrivato in Italia dal Punjab nel 1984, come tanti altri allevatori della comunità sikh, da decenni si prende cura con sensibilità ineguagliabile delle bovine da latte.

Il francese François Borel ha visto riconosciuto il suo impegno nella salvaguardia della Capra del Rove, razza caprina francese originaria del dipartimento del Bouches-du-Rhôn, mentre l’italiano Paolo Ciapparelli ha ricevuto il premio per il Presidio dello Storico Ribelle e del Furmàcc del féen.

Aspettiamo allora l’edizione che si svolgerà dal 15 al 18 settembre prossimi per scoprire quali saranno i premi 2023 riservati a chi fa ogni giorno Resistenza Casearia.

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