Qualche anno fa, nel corso di una conferenza stampa a Milano sull’STG “latte fieno”, affermai che i ruminanti non mangiano la soia in risposta alla domanda provocatoria di una giornalista. Ovviamente la mia risposta scatenò un’aspra reazione che però fu rapidamente placata con una veloce spiegazione.

La retorica dell’ambientalismo ideologico accusa l’allevamento intensivo di utilizzare, per l’alimentazione degli animali, enormi quantità di soia, la cui produzione ha un rilevante peso sull’ambiente (si prenda come maggior effetto la deforestazione dell’Amazzonia).

Nella tabella sottostante sono riportati i maggiori produttori mondiali di questa oleaginosa.

Il solo Brasile, che ospita il 60% di questa importante foresta, è il più grande produttore del mondo di semi di soia, seguito a distanza dagli USA. Nel periodo considerato la produzione mondiale di soia è stata di 605 milioni di tonnellate e Brasile, Usa e Argentina producono oltre il 50% del totale.

Di farina d’estrazione di soia (soybean meal), che è il sottoprodotto dell’estrazione dell’olio, ne sono state prodotte nel mondo, nel periodo 2021-2022, 260 milioni di tonnellate.

Il seme di soia è un alimento molto interessante e la sua composizione chimica tipica è la seguente:

Composizione (sul tal quale) percentualeSeme di soiaFarina di estrazione
di soia
Proteina grezza3643
Amido4.41.3
Lipidi18.71.5
Metionina0.450.59
Lisina2.232.66

La soia viene utilizzata sia per l’alimentazione umana che per quella animale. Questi ultimi consumano prevalentemente, se non esclusivamente, la farina d’estrazione di soia, ossia lo scarto della lavorazione della soia per l’estrazione dell’olio.

Secondo una stima italiana, il rapporto seme di soia/farina d’estrazione di soia utilizzato nell’alimentazione degli animali d’allevamento è di circa 1:10. Nei ruminanti, in particolare, l’uso della soia integrale è limitato ad alcuni momenti del ciclo produttivo, e sempre in abbinamento con la farina d’estrazione.

I maggiori consumatori mondiali di semi di soia sono i paesi asiatici, e in particolare la Cina e il Giappone, e nel resto del mondo, anche occidentale, sono soprattutto i vegetariani e i vegani che, con i legumi e la soia in particolare, cercano di trovare quella quota di aminoacidi essenziali in genere assunti tramite i prodotti di origine animale. Nell’alimentazione umana la soia serve a fare la bevanda di soia, il tofu, i germogli di soia e tante altre preparazioni. Di grande interesse nell’alimentazione umana di tutto il mondo è l’olio di soia, che rimane il motivo principale per cui si coltiva questo vegetale.

Nel periodo 2021-2022 sono state prodotte nel mondo 62 milioni di tonnellate di olio di soia. Per tale produzione devono essere utilizzate circa 350 milioni di tonnellate di semi di soia, ossia all’incirca il 58% della produzione mondiale. L’estrazione dell’olio da 350 milioni di tonnellate di soia comporta la produzione di uno scarto di 280 milioni di tonnellate di farina d’estrazione che viene destinata per lo più all’alimentazione animale, senza diventare così un rifiuto da smaltire.

Conclusioni

  • Quando si parla di soia si deve premettere se l’argomento di cui s’intende parlare è il seme di soia (soia full-fat) o la farina e i panelli di soia. La prima è una materia prima, la seconda un sottoprodotto industriale.
  • Gli animali d’allevamento, ed i ruminanti in particolare, consumano prevalentemente farina d’estrazione di soia, ossia il sottoprodotto dell’estrazione dell’olio di soia, che è uno scarto industriale.
  • L’olio di soia tal quale non è utilizzabile direttamente per l’alimentazione dei ruminanti perché inibisce le fermentazioni ruminali.
  • La deforestazione dell’Amazzonia è un problema serio per tutta l’umanità. Non merita approcci irrazionali, strumentazioni o ricerca di capri espiatori ma soluzioni.
  • Il seme e l’olio di soia sono alimenti consumati dall’uomo in tutto il mondo, specialmente nei regimi alimentari dove non si fa uso di alimenti di origine animale.