IN BREVE
È stato segnalato che potrebbe esistere un antagonismo tra la selezione per la resistenza ai nematodi gastrointestinali e l’elevata produttività ed efficienza di conversione alimentare nei ruminanti. Questo studio si pone l’obiettivo di approfondire l’argomento ed indagare quale sia l’effettiva correlazione tra le cose e se la resistenza ai nematodi gastrointestinali possa in qualche modo alterare l’ingestione di alimento e l’efficienza alimentare di pecore che presentino o meno un’infezione da Haemonchus contortus.

In Uruguay la conta individuale delle uova di verme (WEC) viene utilizzata per valutazione genetica della resistenza ai nematodi gastrointestinali (GIN) negli ovini. Gli animali vengono selezionati sulla base della differenza di progenie attesa (EPD) per WEC, al fine di ridurre l’utilizzo di farmaci chimici e la contaminazione dei pascoli con i nematodi gastrointestinali (Castells 2008).

L’infezione da GIN diminuisce l’assunzione volontaria di cibo da parte degli animali (Parkins e Holmes 1989) e promuove cambiamenti nel metabolismo delle proteine, dell’energia e di alcuni minerali allo scopo di aumentare la risposta del sistema immunitario a livello intestinale. La diminuzione della crescita corporea, della produzione di lana e delle performance riproduttive vengono attribuite alla ridotta ingestione di alimento e alla maggiore richiesta di nutrienti da parte del sistema immunitario (Walkden-Brown e Kahn 2002). In particolare, è stato osservato un aumento del fabbisogno proteico. Questa maggiore richiesta di nutrienti varia a seconda della resistenza genetica dell’animale ai GIN, dell’età e della problematica dei GIN, come si evince dagli agnelli resistenti che quando infettati da GIN hanno un maggior fabbisogno energetico (4%) e di proteina (5%) (Liu et al. 2005).

Sono state segnalate correlazioni genetiche favorevoli e sfavorevoli tra resistenza ai GIN e tratti produttivi. Nelle pecore Corriedale sono state stimate correlazioni genetiche negative (favorevoli) tra vello, peso corporeo e WEC (Castells 2008), sebbene queste associazioni fossero, invece, sfavorevoli secondo Morris et al. (2000). Le stime nelle pecore Merino non hanno mostrato alcuna associazione genetica o erano sfavorevoli (Eady et al. 2003; Safari et al. 2005). Nella loro review, Masters e Ferguson (2019) hanno concluso che le pecore che producono un vello pesante sarebbero meno capaci di soddisfare la maggiore domanda di nutrienti necessari per un’adeguata risposta immunitaria alle infezioni.

Considerando l’importanza dei costi degli alimenti nel sistema di produzione e la potenziale variabilità genetica dell’efficienza di conversione alimentare, includere questo tratto nelle attuali valutazioni genetiche potrebbe essere un’alternativa per ridurre i costi degli alimenti senza ridurre le performance di produzione (Cammack et al. 2005; Paganoni et al. 2017). Review precedenti hanno evidenziato che potrebbe esserci un antagonismo tra la selezione per l’elevata produttività e l’aumento dell’efficienza di conversione alimentare e il processo metabolico legato ad aspetti della salute, che potrebbe portare a cambiamenti metabolici che diminuiscono la robustezza degli animali (Greer 2008; Rauw 2012; Cantalapiedra-Hijar et al. 2018). Tuttavia, alcuni studi sugli ovini hanno riportato effetti favorevoli della resistenza genetica ai GIN sull’ingestione di alimento, sulla produzione della lana e sulla crescita corporea (Doyle et al. 2011), anche se i meccanismi che spiegano le performance degli animali potrebbero differire a seconda delle linee di GIN.

L’ipotesi di partenza del presente studio, recentemente pubblicato sulla rivista Animal Production Science,  era che gli animali geneticamente resistenti ai GIN non presentassero differenze nell’ingestione alimentare, nelle performance di produzione e nell’efficienza di conversione del mangime rispetto agli animali suscettibili, quando privi di infezione parassitaria. Vediamo di seguito cosa è emerso.

Lo studio

Sessantasette agnelli Corriedale (357±14 giorni di età) provenienti da greggi selezionati geneticamente per essere resistenti (n = 29) o suscettibili (n = 38) ai nematodi gastrointestinali (GIN) sono stati valutati per quanto riguarda l’ingestione individuale di sostanza secca (DMI), l’indice di conversione alimentare (FCR) e l’ingestione alimentare residua (RFI). Tenendo in considerazione il peso corporeo (BW), la linea di GIN e gli arieti, i maschi sono stati assegnati a uno dei tre recinti all’aperto e le femmine a uno dei due; ogni recinto era dotato di cinque sistemi di alimentazione automatizzati e di due piattaforme di pesatura automatiche al fine di registrare l’ingestione individuale di alimento e il peso corporeo (BW). Cibo (fieno silo di erba medica, proteina grezza 20.5%, energia metabolizzabile 9.2 MJ/kg DM) e acqua sono stati offerti ad libitum.

L’esperimento è stato condotto in due periodi di tempo. Durante il primo periodo, gli animali sono stati mantenuti privi di vermi (14 giorni di ambientamento e 44 giorni di registrazioni dei dati) e successivamente, nel secondo periodo (42 giorni), gli animali sono stati infettati artificialmente con 6000 L3 di Haemonchus contortus. Le conte delle uova di verme sono state registrate nei giorni 9, 23, 27, 30 e 42 post-infezione. Mentre DMI, FCR, aumento giornaliero medio di peso e BW sono stati analizzati utilizzando un modello lineare generalizzato che includeva l’età della madre, il recinto di assegnazione e la linea di GIN come effetti fissi, il RFI è stato analizzato includendo soltanto la linea dei GIN.

Risultati principali

In entrambi i periodi, la linea GIN non ha avuto un effetto significativo (P > 0,05) su DMI, FCR, RFI, incremento medio giornaliero o BW. La conta delle uova di verme è risultata diversa (P < 0,05) al 23° giorno post-infezione (periodo 2), essendo più alta nella linea suscettibile linea.

Conclusioni

Il risultato più importante di questo studio è che la selezione di animali resistenti ai GIN non avrebbe un effetto negativo sull’efficienza di conversione alimentare se valutata in termini di FCR o RFI in agnelli di 1 anno alimentati ad libitum con una dieta ricca di proteine e quindi si può concludere che la selezione per la resistenza ai nematodi gastrointestinali non influisce sull’efficienza alimentare o sulla produttività.