Il fatto di cronaca accaduto ieri non è, purtroppo, un evento così eccezionale nelle aziende agricole, così come nelle fabbriche o nelle abitazioni. Purtroppo può succedere, ed è successo alle porte di Roma, in una delle stalle che ha fatto la storia della Frisona italiana.

Tutto è partito da un corto circuito di un mezzo agricolo che passava vicino al fienile, e, come è facile immaginare, in un attimo paglia e fieno hanno preso fuoco, ed un terribile incendio è divampato tra capannoni, silos e altri macchinari presenti. Danni enormi, tutto da rifare, scorte di cibo completamente finite, ma per fortuna (e magari anche un po’ per merito di chi gestisce e lavora lì ogni giorno) non ci sono stati danni ne alle persone ne agli animali. Bene, anzi, c’è poco che va bene dinnanzi ad un simile scenario, ma “the show must go on”.

Succede poi che girando sulla rete, su alcuni giornali locali leggo il termine “indignazione” per descrivere la reazione emersa nei gruppi social dei cittadini limitrofi preoccupati per il fumo, per l’inquinamento, i danni ambientali ecc. A questo punto, è difficile davvero non avvilirsi e non fermarsi a riflettere su quanto stia aumentando vertiginosamente e quotidianamente lo scollamento tra i consumatori e il mondo agro-zootecnico.

In un attimo mi tornano in mente le telefonate e le lamentele, a cui ho indirettamente assistito per anni, quando è stato costruito il nuovo centro zootecnico proprio di questa azienda. La gente si lamentava per gli odori, le mosche, il letame…ma si erano accorti di aver scelto di acquistare degli appartamenti in campagna adiacenti a delle stalle? Mi domando davvero dove sia finita la ragione umana.

Nel caso specifico dell’incendio, non dico che non ci si debba preoccupare della salute della comunità, ma certi commenti lasciano solamente attoniti e con la testa fra le mani coloro che conoscono da vicino l’attenzione e la cura che negli anni è stata messa nel gestire tutto al meglio. Gli incidenti capitano, purtroppo…e in tutti i settori produttivi.

Mi chiedo anche se qualcuno degli “indignati” ieri abbia pensato almeno per un attimo che, seppur appartenente ad una grande società, si tratta di un’ azienda portata avanti con dedizione e cura da famiglie del posto, che non hanno di certo alcun vantaggio a trovarsi in certe situazioni, e che adesso vivono un momento di estremo disagio nel dover riorganizzare e ricostruire tutto, sempre se questo gli verrà concesso.

Chiudo questa riflessione con la speranza che finisca quanto prima questo assurdo periodo di demonizzazione dell’agricoltura, della zootecnia e di tutto ciò che ruota attorno a queste attività, e che le indignazioni varie, più che lecite anzi auspicabili, inizino ad essere canalizzate con cognizione di causa, e non per partito preso.

Autore: Silvia Fiorani