A tutti i nutrizionisti è noto che non esiste un fabbisogno certo di vitamine del gruppo B nell’alimentazione dei ruminanti, ed in particolare della bovina da latte, e non ci sarebbe quindi in teoria la necessità d’integrarle nella dieta. Nell’ultima edizione del “Nutrients Requirements of Dairy Cattle”, meglio conosciuto come NRC 2001, gli autorevoli autori di questo compendio non danno indicazioni su questo argomento. La motivazione di questa decisione era allora dovuta all’esiguo numero di ricerche scientifiche presenti su questo aspetto. Ad oggi questo testo non è stato ancora aggiornato ma comunque molti nutrizionisti introducono nelle diete le vitamine del gruppo B più a scopo cautelativo che per un’oggettiva necessità. A questa “regola” fa eccezione la biotina. Questa molecola infatti pur non essendo stata inclusa da NRC 2001 tra i nutrienti di cui si raccomanda un’integrazione supplementare, perché si ritiene la quota normalmente contenuta negli alimenti e la sintesi endogena sia sufficiente, grazie a molti lavori scientifici pubblicati dal 2001 ad oggi è stata dimostrata essere utile per la produttività, la salute e la fertilità delle bovine da latte, alla dose ormai universalmente condivisa di mg 20 al giorno per via orale.

Per sfruttare correttamente questa opportunità è bene conoscere a fondo la biotina. Questa vitamina è, come tutte quelle del gruppo B, solubile in acqua. Si decompone rapidamente se esposta alla luce e teme la convivenza con molecole ossidanti, per cui, per garantirne un’adeguata bio-disponibilità, è bene valutare attentamente il tipo di veicolo che viene utilizzato per stoccarla e per somministrarla. La biotina è un cofattore indispensabile di diverse carbossilasi ATP-dipendenti che permettono il trasferimento della CO2 da un donatore ad un accettore, come la piruvato carbossilasi, la propionil-CoA carbossilasi, la metilcrotonil carbossilasi e acetil-CoA carbossilasi. Questi enzimi sono, a vario titolo, coinvolti nella sintesi del glucosio, degli acidi grassi e delle proteine, e quindi in funzioni metaboliche fondamentali. La biotina esercita la sua attività biologica sia sul microbioma ruminale che direttamente sulla bovina da latte, quando viene assorbita dall’intestino tenue. Per queste ragioni, e per la natura chimico-fisica di questa molecole, non è necessario somministrala in forma rumino-protetta, sarebbe controproducente. Molte specie di batteri ruminali, ed in particolare quelli che fermentano la fibra, traggono giovamento dall’aggiunta di biotina nella dieta giornaliera. Nelle diete abitualmente utilizzate per le bovine in lattazione, dove il rapporto foraggi concentrati è inferiore al 50%, aumenta da parte del microbioma ruminale il fabbisogno di biotina. Oltre ad avere un effetto sulla crescita dei batteri ruminali questa vitamina, direttamente o indirettamente, stimola la sintesi della cheratina e la formazione del “cemento” intercellulare, con importanti vantaggi per la salute e l’integrità del tessuto corneo delle unghie.

Chen ed altri hanno pubblicato nel 2011, sul Journal of Dairy Science (94:3537-3546), una complessa metanalisi per verificare l’effettiva efficacia dell’integrazione di biotina nella bovina da latte. Gli autori hanno analizzato 11 lavori scientifici pubblicati su 9 papers dove si dimostra che l’integrazione con mg 20 al giorno di biotina a bovine in lattazione può aumentare la produzione pro-capite di latte di 1-2.9 kg giornalieri, probabilmente come conseguenza di un aumento dell’ingestione dovuto ad un miglioramento della digestione ruminale della fibra. Nello stesso anno Lean e Rabiee hanno pubblicato, sempre sul Journal of Dairy Science (94:1465-1476), una review di trials clinici randomizzati controllati. Gli autori hanno utilizzato 9 lavori scientifici, di cui 6 avevano l’obiettivo di verificare gli eventuali effetti positivi o negativi della biotina (20 mg/capo/die) sulla produzione di latte e 3 studiavano l’impatto sulla salute dei piedi delle bovine da latte. Anche in questo caso è stato accertato l’aumento della produzione ma nessun effetto sulla qualità del latte (grasso e proteine).

Conclusioni

L’aggiunta di alcune vitamine del gruppo B in forma rumino-protetta potrebbe avere un ruolo “nutraceutico” genericamente positivo, ma da accertare, sulla salute delle bovine da latte e dei ruminanti in generale. Solo la biotina, e in parte la vitamina B12, esercitano un effetto positivo certo sul tasso di crescita del microbioma ruminale, soprattutto verso le specie batteriche cellulosolitiche. Questo effetto sperimentalmente accertato consente la produzione di una maggiore quantità di microbioma ruminale e acidi grassi volatili, e in particolar modo di propionati. La quota di biotina assorbita a livello intestinale è in grado di agire sui punti cruciali del metabolismo energetico degli animali. Le conseguenze di questo “aiuto” al metabolismo delle bovine da latte si riflettono positivamente su molte delle loro performance produttive, riproduttive e sanitarie.

 

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